Con la gente delle parrocchie. Il segretario di Stato vaticano ha ricordato all’Ac l’invito del Papa a “uscire verso le periferie esistenziali”. “Apritevi ancora di più – ha detto – alla condivisione con la gente delle vostre parrocchie, con i poveri soprattutto. Tenendo sempre aperto l’orizzonte della vostra azione sia a livello parrocchiale e diocesano, sia a livello internazionale, nelle Chiese locali di diversi Paesi dove c’è bisogno di laici che sappiano dedicarsi con corresponsabilità, insieme ai Pastori, alla costruzione della Chiesa”. Da monsignor Galantino, invece, è giunto un forte monito verso “una Chiesa impegnata a difendere le proprie posizioni (qualche volta dei veri e propri privilegi) in un mondo che pullula di gente che già fa questo in nome della politica o di altro”. “Cosa volete che se ne faccia oggi il nostro mondo” di una siffatta Chiesa, ha chiesto, come pure “di una Chiesa che non trova di meglio, in alcune circostanze, che investire energie (troppe energie) per mettere su adunate che hanno ripetutamente mostrato il fiato corto e che alla lunga si sono mostrate assolutamente inconcludenti?”. Viceversa, Galantino ha mostrato “tutta l’importanza e il valore della proposta di Azione Cattolica; una realtà ecclesiale che contribuisce a rendere bella la vita delle Chiese locali e della Chiesa italiana attraverso il contributo di un laicato associato, impegnato con i Pastori nello spirito del Concilio Vaticano II e che sa essere se stesso secondo il dono ricevuto nella piena corresponsabilità”. “Quella piena corresponsabilità – ha aggiunto – che porta l’Associazione ad assumere l’intera vita della propria Chiesa e a condividerne la missione nella cordiale collaborazione con tutti”.
Il tempo dell’azione. L’assemblea è stata aperta, alla vigilia del 1° maggio, con una veglia dedicata al tema della precarietà lavorativa, durante la quale l’assistente ecclesiastico, monsignor Mansueto Bianchi, ha denunciato la “macelleria umana” fatta da un certo modo di considerare il mercato e il capitale, chiedendo di guardare a “un’economia che abbia al suo interno spazio per la gratuità”, “dove ci sia strutturalmente attenzione per chi è fragile”, “che pone al centro la persona e la famiglia, come il più prezioso dei beni”, “che non mira al benessere di qualcuno, alla ricchezza dei pochi in un mare crescente di precari e di poveri”. Tema ripreso dal presidente Miano in una relazione nella quale ha parlato delle sfide di questo “tempo singolare”, che interroga e chiama a un maggiore impegno, come cristiani e come cittadini, guardando a una “nuova umanità impoverita che si è aggiunta al grande capitale sprecato del nostro Paese: giovani, costretti alla disoccupazione o messi alle corde da una precarietà che ormai non è più una parentesi di vita, una situazione di passaggio, ma una condizione esistenziale”. “Il tempo delle analisi e delle prese di posizione ideologiche è finito”, ha aggiunto chiedendo che politica, parti sociali e comunità cristiana facciano la loro parte, a cominciare dal superamento dei divari strutturali del Paese. Questo è il tempo dell’azione. Tutti sono interpellati, nessuno escluso.