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Sbatti la ministra in copertina…

Lei è giovane, è bella, è ministro. Ma sul settimanale occhieggia sorniona e un po’ triste: il mio sogno? Un marito e tre figli. Sbatti la bella solitaria occhicerulea in copertina e falle dire che sì, il potere, la responsabilità del governo, certo, ma vuoi mettere tornare a casa a bere da sola una tazza di latte? Beh, ragazza mia, benvenuta nel club. E pensa che lo si fa in tanti senza far tutto ‘sto cinema, come diceva mia nonna.
Dopo Renzie con il chiodo, la Boschi versione Bambi. Già immagino la copertina di Men’s Health con analogo ministro, uomo e single, che cerca dolce metà con cui dividere la solitudine del numero disparo. Tranquilli, non ci sarà. Nessun esemplare politico di sesso maschile, pur belloccio, si lascerebbe sfuggire una siffatta affermazione lanciando una simile Opa da single. Rischierebbe di essere sommerso dal ridicolo e dai moti popolari che gli rinfaccerebbero la scarsa attenzione al suo impegno di governo. Invece, quando si intervistano donne famose e avvenenti, di qualsiasi età, per quanto alto possa essere il punto della loro carriera, a un certo punto sentono quasi il bisogno di giustificarsi: sì, sono brava, però…
Attenzione, non si sta dicendo che non sia legittimo desiderare una famiglia, dei figli (tanti) e una vita “normale”, e nemmeno che ce ne dobbiamo vergognare. Ma, semplicemente, perché se questo è il nostro sogno autentico e la nostra aspirazione più bella, più vera, più grande, più gratificante, ebbene, proprio per questo dovremmo tutelarlo, coltivarlo, accudirlo. Ed evitare di trasformalo in pasto succulento per chi non aspetta altro che un cenno per poterci dire che, in fondo, siamo tutte sartine.
Davanti a certe domande, e sono molte, dovremmo avere il coraggio di sorridere sicure ai giornalisti e rispondere che la nostra vita privata si chiama così perché non è oggetto di condivisione pubblica. Così si eviterebbero, per esempio, imbarazzanti divertissement radiofonici in cui si vota il pretendente ideale, si raccolgono proposte di fidanzamento dedicate, e si stila un elenco aggiornato di potenziali principi azzurri che salvino la principessa da un amaro destino lassù, nella torre d’avorio. “La vanità è il mio peccato preferito” dice Al Pacino/Satana in un famoso film. La bellezza non è peccato, mai. Ma, a volte, per voler partecipare alla fiera della vanità si rischia di scivolare più o meno ingenuamente nella retorica costruita ad arte intorno a chi si fa personaggio. Le nostre malinconie sarebbe bello lasciarle per le amiche più care, la mondovisione può aspettare…

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