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Calabria “Non indietreggiamo dinanzi alla criminalità ma non lasciateci soli”

Di Domenico Marino

“Non è solo con le marce antimafia che si combatte la criminalità organizzata, ma con la piena coscienza che certe fragilità, inconsapevolmente, danno forza a queste maledette organizzazioni”. Lo sottolinea l’arcivescovo metropolita di Cosenza-Bisignano e presidente della conferenza episcopale calabra, monsignor Salvatore Nunnari, il quale si rivolge “in modo particolare ai giovani, sensibili alla lotta contro la mafia, ma che ne diventano – aggiunge il presule – inconsapevolmente collaboratori e la finanziano accedendo al mercato della droga, dando così forza ai corrieri della morte”.

Processioni e ‘ndrangheta. Monsignor Nunnari nel 2012 è stato autore della lettera pastorale “Mi appello a voi, uomini della mafia” nella quale denunciava la “devastante presenza” di un’organizzazione che “alla terra calabrese fa pagare un altissimo prezzo a livello sociale, economico e religioso” in termini di arretratezza, di serenità e di sviluppo. L’arcivescovo fa un esplicito riferimento alla secolare processione dell’Affruntata che quest’anno non s’è svolta a Sant’Onofrio, piccolo centro del Vibonese, per la protesta della popolazione in seguito alla decisione del comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica di affidare le statue dell’Addolorata, di Cristo e San Giovanni, protagoniste della rappresentazione sacra, alla Protezione civile. Un passo deciso poiché durante il sorteggio per individuare i portatori, secondo le Forze dell’ordine, sarebbe stato estratto un personaggio vicino ai clan. Un problema registrato tanto a Sant’Onofrio quanto nella vicina Stefanaconi. In quest’ultimo centro, però, i cittadini hanno accettato il “commissariamento” e quindi la processione s’è svolta regolarmente la domenica di Pasqua. “Quanto successo a Sant’Onofrio – ha dichiarato monsignor Nunnari – è un episodio inquietante che forse si sarebbe dovuto evitare con un confronto tra istituzione statale e Chiesa. Anche perché il vescovo Renzo già l’anno scorso aveva dato prova di coraggio proibendo la processione che avrebbe impegnato quali portatori delle ‘vare’ uomini della mafia. Anche da quell’atto si comprende come quest’anno è mancato un riferimento a chi è l’ultimo responsabile di questi momenti celebrativi: il vescovo”.

Portatori di odio, violenza e morte. Il presidente della Conferenza episcopale calabra sottolinea l’inconciliabilità tra Fede e malavita. “Il male che hanno fatto alla Calabria è la bugìa in cui si trovano: sentirsi partecipi di una Chiesa solo perché vivono alcuni momenti di pietà popolare. La ritengono garanzia di fare parte di una Chiesa, quella di Cristo, che invece ha valori opposti ai loro. Da un lato giustizia, pace e amore che ritroviamo in tutte le pagine del Vangelo mentre i mafiosi sono portatori di odio, violenza e morte”. Monsignor Nunnari richiama la “piena collaborazione” creata dalla Chiesa calabrese “con le istituzioni che seriamente vogliono combattere la mafia”.

In seminario a scuola di antimafia. L’arcivescovo metropolita ricorda la recente iniziativa della Conferenza episcopale calabra, che definisce “sorprendente e prima in Italia”, di avere “istituito nel cammino di formazione dei seminaristi una scuola per preparare i preti di domani a confrontarsi con quelle forze nei confronti delle quali, purtroppo, bisogna avere il coraggio di alcuni rifiuti, parlo di sacramenti, oltre che – aggiunge Nunnari – di prendere nettamente le distanze da un subdolo inserimento in celebrazioni che non hanno nulla fa spartire con ‘lor signori’. Con forza mi rivolgo a quanti pensano che la soluzione del problema appartenga solo alla Chiesa, che per la verità dal 1975 ha elaborato molti documenti nei quali chiarisce il suo pensiero su questi argomenti. Certo, con onestà intellettuale devo riconoscere che non sempre nel passato abbiamo colto la tristezza di questo fenomeno, per il quale oggi non bastano solo indirizzi e lettere ma atti concreti che dobbiamo studiare”.

La Chiesa non deve essere lasciata sola. “Voglio ricordare a tutti – conclude monsignor Nunnari – che la Chiesa ha il compito di evangelizzare, ed essendo la mafia, purtroppo, un fatto da combattere culturalmente, non dobbiamo indietreggiare su quello che è il nostro compito di Chiesa, cioè un annuncio di liberazione. Ma mi domando se dev’essere solo la Chiesa a combattere contro la criminalità organizzata e non anche e soprattutto i palazzi della Giustizia e delle Istituzioni”.

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