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Grottammare, “Facciamo finta che…”, il teatro che unisce

GROTTAMMARE – Più abilità e più risorse con il progetto che unisce associazioni, istituzioni e famiglie nel tema della disabilità. Prende il via domani, al DepArt, “Facciamo finta che…” un laboratorio teatrale, costruito sul concetto del lavoro territoriale di rete volto a creare quell’integrazione necessaria al sostegno sociale, valido e sicuro, alle famiglie.

Su input dell’assessore all’Inclusività sociale, Clarita Baldoni, è nata l’iniziativa che ha messo in relazione ben tre associazioni di volontariato, coordinate dal Servizio assistenza alla persona: l’associazione “x mano” di San Benedetto del Tronto (associazione di genitori con portatori di handicap),  l’associazione “Omphalos” di Fano-sezione di Grottammare (associazione di genitori con figli affetti da autismo) e l’Azione Cattolica della parrocchia San Pio V.

Nei giorni scorsi, i rappresentanti dei vari sodalizi si sono incontrati con l’assessore Baldoni per la firma delle convenzioni che hanno  formalizzato la collaborazione volontaria e così, la prima si è occupata di mettere a disposizione le docenti del laboratorio teatrale, la seconda di offrire il servizio di trasporto dei ragazzini che ne prenderanno parte e la terza di provvedere “al capitale umano” che parteciperà al progetto di integrazione tra disabili e non, rivolto in totale a 15 ragazzini.

“E’ un progetto sostenuto da una doppia motivazione: integrazione e lavoro sul territorio – spiega l’assistente sociale Antonella Traini – Tenere conto delle risorse sul territorio ci permette di poter contare su una realtà organizzata e dotata di buona volontà. In questo modo raccogliamo i frutti delle giornate informative  di  (progetto “Disabilità e territorio”, ndr) attraverso le quali lo scorso anno abbiamo tracciato la mappa delle realtà socio-assistenziali del territorio e dei reali bisogni delle famiglie, in adesione all’iniziativa “Centri per Famiglie” della Regione Marche. Da qui si è lavorato per far emergere le sinergie sul territorio che volevano inserirsi in un progetto di integrazione che desse possibilità ai ragazzi, anche quindi ai ragazzi seguiti nella problematica della disabilità, di sperimentarsi in un percorso comune”.

Simbolica anche la scelta della struttura del DepArt “luogo comunale destinato ai giovani per l’incontro e lo sviluppo dell’autonomia personale e giovanile”.

A suo interno, dunque, “Facciamo finta che…” il progetto che lavorando sulla finzione metterà in scena episodi della vita quotidiana per rendere l’integrazione una realtà e non solo un’idea.

Simone Caffarini: