X

Confessarsi è ricevere l’abbraccio del Padre misericordioso

Da Zenit di Luca Marcolivio

Portiamo la nostra vita in “vasi di creta” (2Cor 4,7), siamo sottomessi “alla tentazione, alla sofferenza, alla morte e, a causa del peccato, possiamo persino perdere la nuova vita”. Proprio per questo, il Signore ci offre i “sacramenti di guarigione”, ovvero la Riconciliazione e l’Unzione degli infermi. Lo ha ricordato stamattina papa Francesco, nel corso dell’Udienza Generale in piazza San Pietro.
Confessarsi significa innanzitutto guarire “l’anima” e “il cuore”, dopo che abbiamo commesso qualcosa “che non sta bene”, ha spiegato il Papa.
Il Sacramento della Penitenza e della Riconciliazione, ha aggiunto, “scaturisce direttamente dal mistero pasquale”, in particolare dal soffio dello Spirito Santo che Gesù riversa sui discepoli, chiusi nel cenacolo, dopo la Resurrezione (cfr Gv 20,21-23).

Il perdono dei peccati, quindi, non è un “frutto dei nostri sforzi, ma è un regalo, un dono dello Spirito Santo, che ci ricolma del lavacro di misericordia e di grazia che sgorga incessantemente dal cuore spalancato del Cristo crocifisso e risorto”.
In secondo luogo, ci ricorda che “solo se ci lasciamo riconciliare nel Signore Gesù col Padre e con i fratelli possiamo essere veramente nella pace”.
C’è chi tende a dire: “Io mi confesso soltanto con Dio”. Tuttavia i peccati di ognuno “sono anche contro i fratelli, contro la Chiesa e per questo è necessario chiedere perdono alla Chiesa e ai fratelli, nella persona del sacerdote”, ha puntualizzato il Papa.
Un ostacolo all’accostamento del fedele al sacramento, è spesso la “vergogna”, ha riconosciuto il Pontefice. Eppure “vergognarsi è salutare”, perché “ci fa più umili”, pertanto, ha esortato, “non abbiate paura della Confessione”.

Quando un fedele ha ricevuto questo sacramento “esce libero, grande, bello, perdonato, bianco, felice”. Francesco ha quindi domandato: “quando è stata l’ultima volta che ti sei confessato o ti sei confessata? Ognuno pensi. Due giorni, due settimane, due anni, vent’anni, quarant’anni?”.
Anche se è passato molto tempo, non va perso “un giorno di più”. “Vai avanti, che il sacerdote sarà buono. È Gesù, lì, e Gesù è più buono dei preti, e Gesù ti riceve. Ti riceve con tanto amore. Sii coraggioso, e avanti alla Confessione”, ha detto quindi il Santo Padre.

Il Sacramento della Riconciliazione è paragonabile a un “abbraccio caloroso […] dell’infinita misericordia del Padre”. A questo punto papa Francesco ha rievocato la parabola del Figliol Prodigo e di come questi fosse tornato alla casa paterna colmo di senso di colpa e di “vergogna”
“E la sorpresa è stata che quando ha incominciato a parlare e a chiedere perdono, il Padre non l’ha lasciato parlare: l’ha abbracciato, l’ha baciato e ha fatto festa. Ma, io vi dico: ogni volta che noi ci confessiamo, Dio ci abbraccia”, ha poi concluso il Papa.

Redazione: