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Il fronte del “no” all’educazione modello gender

Quale sarà l’impatto della teoria del “gender” e dell’iniziativa del Dipartimento per le pari opportunità del Governo italiano, tramite l’Unar (Ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali, www.unar.it), chiamata “Strategia nazionale per combattere le discriminazioni basate sull’orientamento sessuale e sull’identità di genere” a livello scolastico, sociale, culturale? Essa prevede alcune azioni mirate a diffondere nelle scuole, negli ambienti di lavoro, a livello delle istituzioni sanitarie, sportive, nei mass media ecc. alcune “regole” antidiscriminatorie nei confronti di gay, lesbiche, bisessuali, transgender (Lgbt), basate sulla teoria del “gender”. Il Sir lo ha chiesto ad alcuni esponenti di associazioni di ispirazione cristiana:Fabrizio Azzolini, presidente dell’Age (Associazione italiana genitori); Roberto Gontero, presidente dell’Agesc (Associazione genitori scuole cattoliche); Francesco Belletti, presidente del Forum delle associazioni familiari; Claudio Marcellino del Faes, Associazione famiglia e scuola.
Azzolini (Age), cosa ne pensate di questa “strategia” governativa?
“Quando combattere l’omofobia diventa rieducazione di Stato alla teoria del gender, noi genitori non ci stiamo e faremo sentire forte la nostra voce per tutelare i nostri figli. In gioco c’è la responsabilità educativa delle famiglie verso i figli, la libertà di pensiero, di espressione come cittadini, la società che vogliamo lasciare alle nuove generazioni. Non abbiamo nulla contro le persone omosessuali, nessuno mette in discussione i loro diritti, condanniamo l’omofobia in modo netto, siamo contro chiunque discrimini una persona per ciò che fa, pensa o soffre. Ma è inaccettabile questa invasione della cultura gender, questa imposizione di un pensiero unico che squalifica il diritto di chiunque la pensi diversamente, di chiunque avverta che c’è un limite. Un’imposizione che avviene in modo subdolo ma che nei fatti diviene un diktat autoritario con conseguenze su tutta la società. L’idea che non ci sia differenza di natura tra uomo e donna è una distorsione culturale”.
Gontero (Agesc), perché avanzate delle riserve?
“Perché se da un lato l’intenzione è giusta in quanto vuole educare i giovani al rispetto di persone con tendenze diverse, quali l’omosessualità, dall’altro viene attuata da organizzazioni esclusivamente omosessuali o lgbt. La nostra perplessità deriva anche dal fatto che, pur operando da diversi anni col Ministero tra l’altro su temi quali bullismo, discriminazioni ecc., su questo argomento non siamo stati minimamente consultati. Inoltre ci chiediamo che senso abbia parlare ai ragazzi a partire dal proprio particolare orientamento, mentre su temi così delicati ci vorrebbe obiettività e ampiezza di giudizio. Mi pare che dietro questa ‘strategia’ ci sia, più o meno larvatamente, il tentativo di inserire una ideologia gender nell’educazione dei ragazzi. Difatti i 10 milioni di euro previsti saranno destinati solo a un certo tipo di associazioni. Il che la dice lunga”.
Belletti (Forum), qual è il parere dell’associazionismo familiare di ispirazione cristiana?
“Da parte nostra, come forum che raduna associazioni e movimenti che si occupano di famiglia, abbiamo assunto un atteggiamento molto attento a tutto ciò che riguarda l’omofobia perché vediamo dei pericoli piuttosto seri in tema di libertà di pensiero, di opinione e di manifestazione dei propri valori di riferimento ad ogni livello, compreso quello scolastico. I nostri dubbi risalgono ai tempi del ministro Fornero: varò alla chetichella la ‘strategia nazionale’ contro le discriminazioni sessuali, con l’adozione di un piano pluriennale dettato dalle associazioni gay, lesbiche ecc., senza alcun dibattito pubblico e senza un confronto con altre realtà associative. Penso non sia accettabile un regresso delle realtà associative pro-famiglia, sia di ispirazione cristiana sia laiche, per dare spazio soltanto ad associazioni lgbt. Si intravvede il rischio di voler imporre un ‘pensiero unico’ che non è nelle tradizioni del nostro Paese a partire da quella cattolica, e nemmeno nella sua carta fondamentale”.
Marcellino (Faes), perché siete critici?
“Siamo molto critici sulla strategia e la sua attuazione nelle scuole, prevista dal decreto 104, in quanto si prevede l’educazione ‘all’affettività’ sullo stile del documento che fa da base per la strategia stessa. L’educazione all’affettività e quindi anche alla sua manifestazione sessuale è una materia propria della famiglia, come riconoscono i principali trattati internazionali. Deve essere fatta in ambiente di intimità famigliare, secondo i valori e i principi che la famiglia ritiene di offrire ai propri figli. Se ciò non avviene, si realizza di fatto una espropriazione da parte dello Stato di uno dei principali diritti e doveri della famiglia nei confronti dei figli. Da questo punto di vista trovo interessante l’atto di diffida al Governo proposto dai ‘Giuristi per la vita’ circa la realizzazione concreta di questa strategia”.
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