Nelle stesse ore, due “dirette”. Due modi diametralmente opposti di considerare il dono più prezioso che ciascuno di noi ha ricevuto. Da una parte, la ricerca dell’audience a tutti i costi. Dall’altra, il rispetto per la dignità della vita che va difesa e tutelata sempre e comunque, dall’inizio al suo termine naturale, perché non ci appartiene e non può essere monopolizzata da nessuno. “Mamma, se dovesse accadere a me non fare come la mamma di Max”, l’appello pubblico lanciato da Alda D’Eusanio durante la trasmissione di RaiUNo “La vita in diretta” a commento della storia di Max Tresoldi, rimasto in vita dopo un coma lungo dieci anni. Quando finalmente si è svegliato, ha scoperto di aver perso alcune funzioni vitali di base, come quella di camminare correttamente e di parlare. Noemi è una bimba di 16 mesi. Quando ha incontrato Papa Francesco sorrideva, come ha confidato lui stesso ai fedeli riuniti in piazza. È affetta da atrofia muscolare spinale (Sma), e i genitori lottano e pregano incessantemente per lei. “Noi non la conosciamo, ma è una bambina battezzata, è una di noi”, l’appello di Papa Francesco: “Facciamo un atto di amore per lei: chiediamo al Signore che la aiuti in questo momento e le dia la salute”.
La risposta della Rai, oggi, è una “trasmissione riparatrice”. Quella della folla radunata attorno al suo pastore è stata ieri una preghiera silenziosa, seguita da una “Ave Maria”. Perché la carità per un cristiano, come aveva ricordato poco prima Papa Francesco nella catechesi dell’udienza, non è “carità spicciola”: è qualcosa di ben più profondo, è condivisione delle gioie e dei dolori altrui. Spesso, invece – è sempre il Papa a parlare – noi cristiani siamo aridi, freddi, distaccati. Anche egoisti e cinici, possiamo aggiungere alla lista sulla scorta della “pagina” di televisione – non è la prima e purtroppo non sarà l’ultima – a cui abbiamo assistito. Tutta un’altra “diretta”, quella della famiglia di Max. “Voglio dire a quella signora che io non ho riportato in vita mio figlio, mio figlio è sempre stato in vita. E la sua vita è bella così come è”. Quando impareremo a rispondere come questa mamma?