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Baby prostitute a 14 e 15 anni. Perché’?

Non solo a Roma, ma anche a Milano e in Abruzzo, si sta sollevando un “coperchio” su una squallida e drammatica realta’ adolescenziale: poco piu’ che bambine si prostituiscono con uomini dell’eta’ dei loro padri. Ma che cosa sta succedendo?
Le ragazzine di Roma hanno candidamente detto al giudice che lo facevano per soldi, per comprarsi la cocaina, capi di abbigliamenti firmati e per far vedere ai loro coetanei che erano ricche, più di quanto le loro famiglie potessero permettersi.
Una madre sapeva e taceva, in fondo soddisfatta che la figlia, quando ritornava a casa sfinita la mattina, aveva il portafoglio gonfio di carte da 100.
L’altra madre, probabilmente, faceva finta di non vedere e di non sapere, in quanto fa più comodo pensare che il proprio figlio sia ok e non ci sia stato un fallimento educativo da parte della famiglia e soprattutto di se stessi, come genitore, piuttosto che affrontare la realtà.
Le “ragazze doccia” milanesi che avevano sottoscritto un listino e un prezzario di prestazioni veloci da consumare nei bagni delle scuole?

In Abruzzo molte ragazzine offrivano prestazioni in cambio di “regali”, foto nude e quant’altro le potesse far guadagnare.
Che bella questa nostra societa’. Che belle queste nostre famiglie in cui si venera il denaro.
E la tivu’? Propone tronisti, veline e il concetto e’ chiaro: se ti vendi, ottieni e guadagni. L’importante è il potere, l’importante e’ l’avere.
Il fine giustifica il mezzo. Davvero grande questo insegnamento. Del resto, quando un padre lascia sua moglie (cioe’ la madre dei suoi figli) perché sta invecchiando e si mette con una ragazza piu’ giovane e bella, oppure quando la madre si separa dal marito e si “fidanza” con un uomo, magari sposato e con figli a sua volta, quand’anche e perché no? Tutto e’ permesso.
Fosse anche un uomo giovane della stessa età dei propri figli?
Che c’è di male? Il male non esiste.
Con questo alibi tutto è concesso e le famiglie, la società, tutto va a rotoli.
“Dai frutti riconoscerete l’albero” diceva Gesù.
Ed e’ vero, Dio solo sa quanto sia terribilmente vero. Tragicamente vero. Che cosa dire?
Lungi di facili moralismi, non diciamo niente.
Ma siamo certi di non avere la soluzione in tasca, tuttavia abbiamo una certezza: quella che se ciò accade, è anche un po’ per colpa nostra. Perchè spesso facciamo una spallucciata e ci giriamo dall’altra parte.
Ma il cristiano non si salva per conto suo, al riparo nella sua casa.
Il cristiano si salva se salva gli altri.
E allora, che cosa facciamo noi per trasformare una società così drammaticamente decadente?
Ecco, con questa domanda chiudiamo, ponendocela noi per primi.
“Tuo figlio non ascolterà le tue parole – diceva la Beata Madre Teresa di Calcutta – ma imparerà dal tuo esempio, giorno per giorno”.

Susanna Faviani: Giornalista pubblicista dal '98 , ha scritto sul Corriere Adriatico per 10 anni, su l'Osservatore Romano , organo di stampa della Santa Sede per 5 anni e dal 2008 ad oggi scrive su L'Avvenire, quotidiano della CEI. E' Docente di Arte nella scuola secondaria di primo grado di Grottammare.