Giov(v)ani all'arrembaggio Giov(v)ani all'arrembaggio

Di Michela Ceccarelli & Martina Tommasi dal nostro settimanale

RIPATRANSONE – All’alba di venerdì 6 settembre 2013, noi ragazzi del Gruppo Giov(v)ani della Parrocchia Madonna di Fatima, ci siamo ritrovati per partire alla volta di Piedilama di Arquata del Tronto per il nostro Campo Scuola Estivo. Il campo sarebbe durato 3 giorni e ci siamo caricati di qualsiasi bagaglio ma soprattutto di cibo, dolci (grazie a Renata, Rosanna, Laura e Gessica) e dell’immancabile squisita lasagna della nostra mamma – chioccia Giovanna! Il viaggio non è andato proprio liscio perché l’auto del nostro amico Remigio si è fermata e aveva deciso di non ripartire (addio mitica AX!)!

Questo ha ritardato un pochino la nostra tabella di marcia ma dopo esser arrivati tutti ci siamo divisi in quattro gruppi (“Beer – Banti”, “New Generation”, “Gli Strozzapreti”, “I Penso Positivo”) per assegnare i turni di pulizia, cucina e preparazione delle preghiere giornaliere.
Giacché eravamo tutti riuniti i nostri educatori ci hanno presentato il programma delle attività, dei giochi ed il tema del campo che sarebbe stato “La Superbia” (avendo trattato i 7 vizi capitali durante i nostri incontri settimanali nell’ultimo anno). Sin da subito ci hanno proposto 2 giochi: il primo era quello dell’amico invisibile (ognuno di noi, dopo aver estratto il nome di un ragazzo del campo, diventava il suo amico invisibile, impegnandosi a “vegliare” su di lui in modo anonimo per i seguenti 3 giorni) e il secondo consisteva nella rappresentazione a gruppi di un vizio capitale tramite una scenetta, canzone, poesia, disegno o qualsiasi forma d’arte.

La sera ci siamo riuniti nel nostro luogo di preghiera, dove Giovanna ci ha letto la lettera che Massimo e Alexandra, non avendo potuto partecipare, ci hanno scritto e dove ognuno di noi con in mano una candela poteva fare una preghiera esternando i pensieri del suo cuore.
Soprattutto in questo momento particolare, alle luci delle candele, abbiamo sentito vicino a noi il nostro amico Luca, la cui assenza non è passata inosservata durante tutto il campo. Luca sarai sempre con noi!

Ring! Ring! Era la sveglia del mattino seguente che ci esortava a lasciare il letto per affrontare la scalata del Monte Vettore! A darci man forte si è unito a noi anche Emidio Grisostomi insieme a sua figlia Sara, e in meno di tre ore avevamo conquistato la vetta! Dopo la discesa, nonostante la stanchezza, una rapida visita a Castelluccio non potevamo non farla!

Il mattino seguente abbiamo finito di trattare il tema della Superbia capendo che il superbo è una persona innamorata della proprio superiorità, che pretende sempre un riconoscimento. Questo vizio si differenzia dall’amore per se stessi e dall’autostima, che infatti non sono considerati peccati perché amare e stimare se stessi non impedisce di amare anche gli altri. La superbia, invece, è una malattia che ci impedisce di vedere chi abbiamo di fronte come qualcuno di ammirabile e ci fa chiudere in noi stessi. Dopo queste riflessioni, abbiamo fatto un momento di “deserto”: una possibilità per guardare dentro di noi e fare considerazioni sul campo e sul gruppo.

Il pomeriggio è trascorso velocemente tra la rappresentazione dei vizi capitali e la Santa Messa che il nostro Don Luis ha celebrato nella chiesetta di Piedilama.

Questo campo oltre a permetterci di stare insieme, è stato un’occasione per fermarci a riflettere… Quest’anno purtroppo un brutto evento ci ha toccato da vicino: dover salutare in nostro amico Luca ci ha spinto a riflettere sul valore della vita.

Alla nostra età crediamo di essere immortali… Pensiamo che la morte non possa portarci via e che abbiamo da vivere ancora molti anni. Quel terribile giorno ci ha aperto gli occhi facendoci capire che non è così, che ogni giorno dovremmo dare il meglio di noi, cercando di non cadere nella trappola dei vizi.

Infatti la vita é come un fiume che nasce da una sorgente in cima alla montagna e scorre fino ad arrivare a sprofondare in una cascata. Si può solo partecipare, si nuota senza poter realmente controllare il flusso dell’acqua e non si può andare contro l’intrinseca natura che ci appartiene.

La vita é anche un dono, e come tale noi dovremmo imparare ad apprezzarlo, rispettarlo e amarlo senza dimenticare che nascere e morire sono da sempre eventi naturali. Sono gli eventi senza i quali la vita, così come la conosciamo, non esisterebbe. Sono eventi logici, ovvi, normali ma non più visti come naturali e che ogni volta ci stravolgono in maniera negativa l’esistenza.

Ringraziamenti particolari ai nostri educatori, i nostri punti – luce: Loris e Giovanna, Valentino e Renata, Maestra Laura, Federico e Francesca, Padre Luis e a tutti coloro che hanno contribuito a rendere questo campo memorabile.

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