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La rubrica di Susanna: “Lampedusa terra di accoglienza e di dolore”

La tragedia che si è svolta recentemente a Lampedusa deve aprire una riflessione non tanto sulla situazione in se’, quanto sul perché, alla ricerca delle cause del “fenomeno migranti”. Solo un servizio televisivo, molto velecemente, al telegiornale, tra i tanti, ha mostrato il tenore di vita di Eritrea e Somalia, senza soffermarsi più di tanto. Sarebbe invece necessario capire bene come si vive, conoscere i luoghi, lo stile di vita della popolazione, le problematiche socio-politiche di tanti paesi africani, conoscere le motivazioni spesso inutili – delle guerre civili, capire da dove provengono le armi che alimentano tanti barbari conflitti. Conoscere è la prima base per comprendere. Se sapessimo che tanti conflitti sono alimentati da multinazionali che producono armi, perlopiù occidentali- allora giudicheremmo con meno acredine il fenomeno della “fuga” dall’Africa, perché sotto-sotto, la colpa è proprio nostra. Se sapessimo che in molti Paesi, come appunto Eritrea e Somalia è quasi impossibile vivere per l’estrema povertà e che ad es.un figlio può “sparire” da casa senza più tornare così, nel nulla, ingoiato da qualche reclutamento forzato oppure rapito per venderne gli organi o qualcos’altro di orrendo, allora proveremmo pietà per queste persone che tentano il tutto e per tutto, rischiando la vita e spesso lasciandola, proprio per garantire o provare almeno ad avere una speranza di vita in un altro Paese, guarderemmo allora la situazione con occhi diversi. Invece troppo spesso nei negozi, per le strade e non vergogniamoci, anche dalle nostre parti, si sente : “Bhè ma chi gliel’ha detto di venire qua? Potevano restarsene a casa loro”  oppure: “Ma se abbiamo bisogno anche noi, che vengono a fare? Ci levano il lavoro e il poco che abbiamo” e altre amenità veramente di infimo livello. Di fronte ai drammi di Lampedusa non possiamo che inchinarci e piangere, come ci ha ricordato Papa Francesco, ma anche darci da fare, se non altro per promuovere una cultura migliore, che non sia solo dettata dagli interessi e dal guadagno, ma una volta tanto, dall’etica.  Una cultura nuova che ci affratelli, che ci spinga a tendere la mano, ad accogliere, a condividere. Sembra questa una cosa banale e scontata, già mille volte sentita, ma non è così, perché è ancora lungi dall’essere concepita da molti, troppi. Allora in silenzio, preghiamo affinchè di fronte alle migrazioni e ai morti di Lampedusa, la Vergine ci illumini e ci renda più buoni di cuore.

Susanna Faviani: Giornalista pubblicista dal '98 , ha scritto sul Corriere Adriatico per 10 anni, su l'Osservatore Romano , organo di stampa della Santa Sede per 5 anni e dal 2008 ad oggi scrive su L'Avvenire, quotidiano della CEI. E' Docente di Arte nella scuola secondaria di primo grado di Grottammare.