gianpiero-d-alia-ansa-teleoto-672-351[1]ROMA – Alla fine della presentazione del libro “Cyberteologia” di Antonio Spadaro, abbiamo intervistato il Ministro per la Pubblica Amministrazione e la Semplificazione Giampiero D’Alia, che insieme ad altri onorevoli ha organizzato l’evento. Il Ministro, classe 1966, è nato a Messina. È stato nel passato membro di varie commissioni parlamentari e da quest’anno presiede il ministero di Corso Vittorio Emanuele II.

Abbiamo appena parlato di cyber teologia. Lei, da uomo politico, pensa che la Chiesa riuscirà a raccogliere la sfida che viene dal mondo di internet? Riuscirà la Chiesa a entrare nel cuore delle persone anche attraverso questo luogo?
Secondo me sì! La sfida c’è e la Chiesa l’ha saputa raccogliere. Credo che anche questa iniziativa di oggi testimoni come scienza, tecnologia e fede siano intimamente connesse.

Il clima politico in queste ultime settimane è particolarmente arroventato. I mezzi di informazione non fanno altro che mostrarci le aspre polemiche. Vorremmo provare a dare ai nostri lettori qualche notizia positiva: qual è la cosa più importante che il suo ministero sta portando avanti da quando lo presiede?
Stiamo lavorando a rendere più trasparente le pubbliche amministrazioni, anche attraverso l’accesso civico, uno strumento di partecipazione diretta dei cittadini alla vita delle istituzioni, di controllo sociale dell’efficienza delle attività, delle amministrazioni e questo credo che sia la sfida anche per il futuro del nostro Paese.

Noi italiani abbiamo bisogno di un Ministro per la Semplificazione. Che cosa è che culturalmente ci fa essere cosi contorti?
Noi abbiamo troppo pubbliche amministrazioni, troppi centri di costo, troppi conflitti di competenze e tutto questo va semplificato. In parte lo possiamo fare con la legge, in parte lo dobbiamo fare cambiando in profondità il nostro sistema istituzionale, evitando che comuni, province, regioni e stato facciano contemporaneamente cose fra di loro in conflitto, non consentendo ai cittadini e alle imprese di poter dialogare col settore pubblico in termini di efficienze, così come richiesto anche dal momento che viviamo.

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