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La sanità pubblica rischia il collasso

PROVINCIA – Nel corso della conferenza stampa indetta dalle rappresentanze sindacali operanti nella nostra Area Vasta i sindacati hanno presentato gli ultimi sviluppi della situazione in materia sanitaria, a fronte dei gravi tagli che interessano il settore pubblico a livello regionale.

“Adottare misure di riorganizzazione di fronte alle minori risorse disponibili era indispensabile” spiega Giorgio Cipollini, responsabile CISL, “ma di fronte a scelte organizzative che minacciano allo stesso modo dipendenti e utenti della nostra sanità, noi sindacati non possiamo permetterci il lusso di rimanere silenti. Per questo abbiamo deciso di alzare il tiro, adottando iniziative che vedranno, come punto di partenza, il confronto diretto con l’intera conferenza dei sindaci, i quali, presi dalle pur importanti problematiche del loro territorio, non hanno finora prestato sufficiente attenzione a quella della sanità.”

La situazione presentata dai sindacati appare preoccupante in quanto la Regione, piuttosto che conformarsi ad un progetto complessivo, starebbe operando attraverso una serie di provvedimenti-tampone presi senza una visione coerente. “Quello che chiediamo”, ha affermato Cipollini, “è prima di tutto un piano, in quanto senza di esso si rischia di aggravare una situazione già difficile.”

Preoccupante è anche lo stato dell’occupazione nel settore: il 30 Settembre sono in scadenza 49 contratti, che dovevano essere sostituiti da 7 unità per 3 mesi, poi portate a 20 per un mese e mezzo attraverso trattativa sindacale. “Ad ogni scadenza del genere il numero dei precari risulta più basso e la direzione se ne fa un vanto”, affermano i sindacati, “ma in realtà i nostri reparti soffrono sempre più la mancanza di organico. È chiaro che non si può evitare la riorganizzazione, ma vorremmo che il processo fosse equo e che i sacrifici che chiede siano equamente ripartiti. In questo modo il sistema rischia di implodere da un giorno all’altro. Come si può proseguire senza personale nei reparti?”

A questi problemi si aggiunge la mancanza di posti letto (attualmente il tre per mille della popolazione) e la difficile gestione delle liste d’attesa. Ma quello che è inaccettabile è soprattutto un apparente decentramento dei servizi verso la sanità privata, sulla quale si è spostato il 50% della diagnostica totale.

“Una grandissima difficoltà che si incontra”, racconta Roberto Fioravanti della RSU, “è il dover far riferimento a quattro soggetti diversi: oggi parliamo con 2 direttori sanitari e 2 dirigenti infermieristici, che ci rispondono ognuno nella propria lingua.” Una direzione in stato di transizione, ritengono i sindacati, non dovrebbe prendere decisioni che rischiano di creare disagi per il futuro. “Abbiamo già interrotto una volta le trattative con la direzione, lo scorso Marzo, poi riprese in seguito alla presentazione di un progetto che, sebbene non condividessimo a pieno, ci era sembrato un buon punto di partenza per una riorganizzazione seria del settore. Oggi, a soli tre mesi dalla presentazione di quel progetto, tutti gli accordi sono stati disattesi. Avevamo precisi accordi contrattuali che la direzione non ha rispettato, tra cui un accordo sulla mobilità, per il part-time e uno che prevedeva l’assunzione di 30 infermieri.”

“Se poi vogliamo riportare ogni problema a una questione puramente economica, come fare i conti con la convenzione da poco conclusa dalla regione Marche con un centro privato di radioterapia per un valore di 250 mila euro? Ci sembra di assistere a un tentativo di smantellare la sanità pubblica.” affermano i sindacati “Per questo d’ora in poi la nostra attività sindacale vedrà un crescendo, senza trascurare ogni mezzo atto a portare la situazione davanti agli occhi di chi può fare qualcosa e dell’opinione pubblica.”

Simone Caffarini: