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Talk show in affanno Tutti contro tutti aspettando lo share

L’inizio della nuova stagione televisiva è stato caratterizzato dal crollo degli ascolti dei talk show e da una inedita rivolta contro il genere. Due settimane di fuoco contrassegnate da giudizi al calor bianco e da numeri deludenti. “Questo Paese morirà sommerso dai talk show sulla politica e anche in punto di morte farà a gara a chi alzerà di più la voce”, ha scritto lo scorso 11 settembre su Twitter il giornalista Raffaele Barberio, direttore e fondatore di uno dei più documentati siti web sul mondo della comunicazione, “Key4Biz”. La sera del 9 settembre avevano riaperto la stagione alcuni programmi tv di punta della comunicazione politica, da “Matrix” a “Porta a Porta”, con qualche novità come la “Gabbia” di Paragone. L’esordio non è stato brillante. Ascolti bassi, indici di share imbarazzanti. “Urlate pure nei #talkshow, tanto vince il commissario #Montalbano”, ha twittato Marco Alfieri. Anche il direttore generale della Rai, Luigi Gubitosi, ha dovuto ammettere la difficoltà del format. Intervistato da Giovanni Valentini su “La Repubblica”, ha detto: “È un format che si sta certamente logorando. Capisco la stanchezza dei telespettatori. I talk-show riflettono una politica che divide e a loro volta alimentano le divisioni. È un circolo vizioso, in cui imperversa un linguaggio sempre più distruttivo”.

Il giudizio molto severo di Marco Deriu. Ne aveva parlato Marco Deriu sul Sir lo scorso 16 settembre in un commento molto duro. “Ne risulta uno spettacolo insopportabile, che si ripete con poche variazioni, sera per sera, da una rete all’altra, che non serve a capire meglio l’attualità ma che riesce ad attirare l’attenzione proponendo il peggio. Non è questa la televisione che preferiamo”, aveva scritto Deriu.

Giovanni Minoli: ha perso la politica e ha vinto la tv. Giovanni Minoli, in una conversazione con Massimiliano Lenzi, su “Il tempo”, ha detto: “Il punto è che nello scontro tra la politica e la televisione ha perso la politica e vinto la tv. Sa perché ha vinto? Perché ha trasformato i politici in delle soubrette, delle macchiette. La televisione ha distrutto la politica, la sua credibilità, lo ha fatto con i talk show dove i politici fanno a cazzotti per andare. Per titillare la loro vanità. E io sono pure in grado di dirle qual è il punto più basso raggiunto dalla politica. È stato quando Gianfranco Fini e Pierluigi Bersani sono andati a leggere le 10 domandine nel programma di Fabio Fazio, ‘Vieni via con me’. In quel momento si sono trasformati in vallette del conduttore”. Secondo Minoli, il genere ormai è morto. “Come sta il talk show? Io sono quello che li ha ammazzati per primo”, ha detto con una risata.

Santoro: un genere eterno. Mentana: sempre le stesse facce. Secondo Michele Santoro, che tornerà con il suo “Servizio Pubblico” su La7,il 26 settembre, “I talk show sono un genere eterno”. Ad Aldo Cazzullo, del “Corriere della Sera”, ha detto: “Che i talk show siano morti lo si sente dire spesso. È una stupidaggine assoluta”. Ma Enrico Mentana, che convive con Santoro nello stretto palinsesto de La7, non è d’accordo. Su “Il Tempo” ha detto: “I talk? Sempre le stesse facce, per gli ospiti servono almeno sei mesi di stop e un ricambio come per la pesca nell’Adriatico. Oggi molti editori si rivolgono ai talk perché costano meno nelle produzioni. Poi ci sono anche le contaminazioni di genere. Vanno insieme casi umani, tecnici, politici, persone comuni. E vedendo i politici là in mezzo, non si capisce più chi siano i politici e i casi umani. È il rischio melassa è in agguato”.

Aldo Grasso: un livello penoso. Il critico televisivo del “Corriere della Sera”, a proposito del nuovo talk show di Paragone, “La gabbia” (La7), ha tuonato: “A far televisione così sono capaci tutti. Metti due che si sbranano, giusto per vedere l’effetto che fa, e se i due sono Marco Travaglio e Daniela Santanché la rissa, lo scambio di insulti, le peggiori volgarità sono assicurati. Mai visto un livello così penoso di discussione”.

Troppe promesse non mantenute. Per Massimiliano Lenzi, de “Il Tempo”, c’è una spiegazione alla crisi del genere. “Oggi siamo alla nausea. Son passati venti anni e nessuno, di centro, di destra, di sinistra, tecnico o chi vi pare, ha dato seguito con fatti alle parole. I politici hanno stufato”. A difendere i talk show, ovviamente, rimane Maurizio Costanzo, il primo a fare un programma di questo tipo in Italia. “Il talk show è il genere televisivo che non finisce mai e che c’è in tutte le televisioni del mondo. Il talk show è elementare”, ha detto la scorsa settimana. Sarà ma intanto gli indici di ascolto calano. Calano.

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