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Perché tanta violenza sulle donne?

ITALIA – I recenti fatti di cronaca suscitano orrore e sconcerto: ma perché in questo tempo, tanta violenza sulle donne?
Non c’è una spiegazione definita e certa, ma solo il pallido tentativo di dare una risposta, analizzando i mutamenti della società. Lo scatenarsi della rabbia di un uomo contro una donna, spesso moglie, compagna, fidanzata, ossia legata in modo affettivo è senz’altro un indizio. Alcuni uomini  fanno fatica ad accettare che la donna sia una persona a se’ stante, con le sue capacità decisionali autonome, che può anche ricominciare una nuova pagina della sua vita, reinventandosi ex novo, anche se finisce una storia. Quella capacità di ricorrere a cento risorse per “riscriversi” da capo nella propria esistenza. Non c’è più il padre-padrone, a cui bisognava in passato inchinarsi con soggezione, subendo matrimoni combinati o imposti come avveniva fino al secolo XIX e in alcuni casi, anche XX scorsi. Oggi la donna non si accontenta più di fare figli e di allevarli in silenzio, non sopporta più i tradimenti. Le donne, specie italiane, sono affrancate, anche troppo. Scelgono e decidono autonomamente, studiano, a volte minacciano, sono più forti degli uomini, che appaiono , fragili, emotivi. Forse qualche individuo particolarmente debole ed insicuro questo non lo accetta, non lo capisce, sente sgretolarsi tutto quel mondo al quale era stato abituato fin da bambino.  Con questo non vogliamo accusare tutti gli uomini, sarebbe riduttivo. Ce ne sono di moltissimi, sono la maggioranza, che sono compagni attenti e intelligenti, sensibili, collaborano a casa e fuori casa con “l’azienda” famiglia, capiscono che oggi anche la moglie lavora, riporta lo stipendio e torna stanca e hanno imparato a volte a tirarsi su le maniche della camicia e a fare i piatti, qualche volta .

Perché non c’è un contratto che la moglie firmi quando si sposa, in cui ci sia scritto che è la donna che debba occuparsi delle faccende di casa, ossia lavare, stirare, cucire, pulire, cucinare, aiutare i figli nei compiti, andare ai ricevimenti degli insegnanti, fare la spesa e in più, logicamente, lavorare, perché deve assolutamente portare lo stipendio a casa, sennò non si campa. Tutto viene fatto -beninteso – per amore e si può fare solo con e per amore, guai a quell’uomo, arretrato retaggio educativo di secoli fa, che pretende questo e quello dalla sua compagna. Ci si deve aiutare insieme.

Gli episodi di violenza recenti esprimono un desiderio, una paura, un’ansia di autoaffermazione da parte di alcuni uomini fragili, in cui la prevaricazione sul fisico costituzionalmente più “debole”, ossia quello della donna, rivela la propria paura di crollare, di sparire, di affondare per sempre. Così la soppressione dell’altra, diventa sponda alla quale aggrapparsi per non sprofondare, per non morire. Certamente siamo di fonte al mutamento di un abitus sociale, un cambiamento di ruoli epocale nel rapporto uomo-donna, c’è il ripristino drammatico di quel rapporto vittima-carnefice così frequente in passato.  Ad ogni buon conto ogni generalizzazione è da evitare: da sempre sono esistiti uomini buoni o rispettosi , solo che al giorno d’oggi la violenza sulle donne sta prendendo il sopravvento e ne sentiamo spesso parlare, quindi qualcosa ci sta sfuggendo . Se in alcuni stili di vita legati a religioni e contesti ambientali misogini particolari, la violenza o la prevaricazione, purtroppo sono la prassi, più grave è che la violenza accada e faccia vittime in donne “affrancate”, alla “pari” con gli uomini nella nostra società civile moderna. Forse l’affrancamento è arrivato troppo in fretta e l’uomo non ha fatto in tempo ad abituarsi, forse semplicemente certe cose accadevano sia ieri che oggi, solo che se ne parla più oggi che ieri. Senz’altro  il tutto è da attribuirsi anche alla mancanza di fede in molte persone, senza più freni inibitori etici, all’uomo che ritiene di poter fare a meno di Dio e del suo giudizio. La violenza ad ogni buon conto è da evitare sempre, non è mai da giustificare, è sempre da condannare fermamente e il silenzio non può essere complice di una donna maltrattata.
Invitiamo dunque, a parlare, a denunciare, a non sentirsi sole, rivolgendosi al Centro Antiviolenza sulle Donne di San Benedetto del Tronto, in V.le dello Sport n. 14, presso i locali del consultorio familiare messi a disposizione dall’Area Vasta Asur n.5. Ecco gli orari: lunedì e martedì al mattino dalle 10 alle 12, il pomeriggio dalle 16.30 alle 18.30; giovedì e venerdì pomeriggio dalle 16.30 alle 18.30; Venerdì e sabato mattino su appuntamento con orario da concordare.
Si ricorda che è possibile rivolgersi al numero verde 800 02 13 14: risponde l’operatrice durante l’orario di apertura del Centro, sempre attiva la segreteria telefonica. No alla violenza, sempre.

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Susanna Faviani: Giornalista pubblicista dal '98 , ha scritto sul Corriere Adriatico per 10 anni, su l'Osservatore Romano , organo di stampa della Santa Sede per 5 anni e dal 2008 ad oggi scrive su L'Avvenire, quotidiano della CEI. E' Docente di Arte nella scuola secondaria di primo grado di Grottammare.