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A tu per tu con Don Dino Pirri

Di Gianni Borsa

Un volto noto della tv come Daria Bignardi spiega che ha “cominciato a seguirlo su Twitter attratta dal linguaggio diretto e imprevedibile con cui scriveva di ogni argomento, dalla religione alla televisione”.
Don Dino Pirri, sacerdote della diocesi di San Benedetto del Tronto – Ripatransone – Montalto, dove è stato parroco e della quale dirige l’Ufficio catechistico, è assistente nazionale dell’Azione cattolica ragazzi.
Sarà forse per la sua presenza educativa tra i più piccoli dell’associazione laicale che ha cercato di sviluppare nuove capacità comunicative. Ma è su Twitter che don Pirri si trova a suo agio, e lo conferma con il volume “Cinguettatelo sui tetti” (edizioni Ave), lettura e commento, 140 caratteri per volta, del vangelo di Marco. Un giornalista navigato come Beppe Severgnini ne ha parlato come del “primo Twitterlibro efficace che leggo. San Marco, sono sicuro, approva”.

Don Pirri, come è possibile leggere e comprendere gli insegnamenti di Gesù con il linguaggio essenziale, diciamo pure minimale, di un tweet?
“In realtà il Vangelo è essenziale. Siamo noi che tendiamo a diluirlo con le nostre idee e i nostri alibi”.

Una risposta da social network… Eppure lei scrive: “Abbiamo ridotto la fede a un take away, mordi e fuggi, invece abbiamo bisogno di tempo, silenzio, quiete interiore”. Per costruire una relazione con Dio bisogna quindi, come insegnava Gesù, “fermarsi in disparte…”?
“Le parrocchie somigliano sempre più ad agenzie di servizi. E le persone, credenti o non, hanno imparato a intenderle così: attività, preghiere, animazione, incontri, sacramenti, solidarietà, catechesi. Il ‘cosa mi dai?’ spesso sostituisce il ‘come stai?’. Forse è necessario fermarci. E guardarci negli occhi, imparando l’arte dell’ascolto reciproco e del dialogo”.

Nel suo ultimo libro dice che “il Vangelo non è mai fuori luogo e inopportuno. Neppure su Twitter”: come dire che ogni ambito dell’esistenza umana offre opportunità per la missione evangelizzatrice?
“Veramente lo dice san Paolo, che ho solo parafrasato. La Parola di Dio, che è Gesù, abbraccia tutti e tutta la creazione. Non esiste più il sacro e il profano da quando il Verbo è venuto ad abitare in mezzo a noi. Provocatoriamente mi verrebbe un tweet: ‘il problema dell’evangelizzazione sono gli evangelizzatori’. Noi, non gli altri”.

Un suo tweet: “La libertà è condizione essenziale per accogliere il Vangelo”. Cioè?
“Il Vangelo non è una legge o una dottrina, ma è la persona viva di Gesù, che ci rivela il cuore di misericordia del Padre. Non lo si impara e non lo si esegue, come fosse un manuale. Lo si accoglie e lo si segue, come in una relazione di amicizia, nella libertà. Non per paura o per dovere o per abitudine. Dentro questa relazione viva, poi s’impara a riconoscere il bene e il male e si fanno delle scelte”.

“La prima cosa che ho capito di Gesù: è colui che guarisce da ogni male. Sazi e sani non hanno bisogno di lui”. Lei sta in mezzo a ragazzi, giovani, genitori: la fede interroga le loro coscienze?
“La fede interroga tutti, attraverso la credibilità dei credenti. Molti non credenti, oppure non frequentatori di sacrestie, cercano l’incontro col vangelo, ne rimangono sorpresi, si interrogano profondamente, quando incontrano discepoli di Gesù felici e accoglienti. La fede è oggi una domanda attuale e provocante”.

“Luogo possibile della relazione personale con Gesù oggi è la Chiesa. La comunità dei credenti, con i suoi limiti, è custode della sua presenza”. Le persone che incontra amano la Chiesa? Bussano alla sua porta?
“Le persone che incontro sono disposte a condividere qualche tratto di strada. Spesso desiderano fermarsi, ricominciare a vivere la fede. La domanda che mi pongo in questi giorni, in cui molti ‘laici’ mi invitano a parlare del vangelo, è la seguente: noi, le nostre comunità cristiane, siamo disposti ad aprirci e capaci di offrire degli itinerari adeguati, attraverso un dialogo tra adulti? Insomma la ‘questione evangelica’ non è ‘se bussano’, ma ‘se noi li andiamo a cercare’. Gesù non ha aspettato a Nazareth i suoi discepoli”.

Marco scrive che Gesù, “partito di là, andò nella regione di Tiro”. E Pirri cinguetta: “Nei territori pagani, dei lontani”. Papa Francesco, appena salito al soglio pontificio, ha parlato dei “lontani”. Ma chi sono realmente? I lontani, oggi, anziché a Tiro abitano il web?
“Non esistono i lontani da Gesù, proprio perché egli li raggiunge in ogni luogo. Esistono, invece, i lontani da noi. Se vogliamo pescare bisogna andare là dove sono i pesci. Se vogliamo comunicare la bella notizia, dobbiamo assumere il linguaggio di questo tempo. Ricordando anche di assumere in noi la forma, di questa bella notizia, che è il Vangelo”.

Di recente anche l’agenzia Sir è approdata su Twitter. Ha qualche consiglio?
“Non scambiare mai Twitter per un pulpito. In realtà si tratta di una piazza, in cui si dicono cose e si ascoltano persone. Realmente”.

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