DIOCESI – Pubblichiamo le parole del Vescovo Gervasio Gestori “Il vangelo appena proclamato ci presentava Gesù in preghiera per i suoi discepoli: “Alzati gli occhi al cielo, così pregò: “Padre,…quelli che per la loro parola crederanno in me…tutti siano una cosa sola…perché il mondo creda che tu mi hai mandato”. Il Signore prima di abbandonare questo mondo prega per noi, per quanti avrebbero creduto in lui, per coloro che sarebbero diventati suoi discepoli.

Nella storia della comunità cristiana questa preghiera del Signore non è mai stata vana, ma ha sempre trovato in ogni tempo ed in ogni luogo credenti autentici, che avrebbero saputo accogliere il mandato evangelico della carità e si sarebbero affidati fiduciosamente a Dio, testimoniando la bellezza dell’essere amici di Gesù.

Spesso non dobbiamo andare lontano o molto indietro nel tempo per trovare figure esemplari di persone, che si sono fidate pienamente e gioiosamente della parola del Vangelo. Basta avere occhi limpidi e ricchi di fede per vedere.
Questa sera vogliamo fare memoria di una persona nostra, di un credente sambenedettese, di un sacerdote esemplare, di un benefattore della nostra comunità: Don Francesco Vittorio Massetti, a 25 anni dalla morte.

Mi è parsa necessaria questa celebrazione nella chiesa di S. Benedetto Martire ed ho giudicato doveroso oggi il ricordo di questo sacerdote, che ha cercato di realizzare la preghiera del Signore. L’oblio avrebbe pesato sulla coscienza come una mancanza di amore verso di lui e come una grave trascuratezza verso la nostra comunità cristiana.

Don Massetti morì a Brescia il 16 maggio 1988 ed i funerali si celebrarono a S. Benedetto, sua città natale, in questa chiesa. Nell’omelia il mio Predecessore S.E. Mons. Chiaretti disse: “La comunità cristiana e civile di S. Benedetto del Tronto onora a buon diritto questo venerando sacerdote e lo annovera tra i suoi figli più prestigiosi e veramente benemeriti”.

Sono passati 25 anni dalla morte e non possiamo trascurare questa ricorrenza senza una giusta memoria. Chi l’aveva conosciuto a fondo, come il prof. Giuseppe Filippini, scriveva anni fa: “È passato troppo poco tempo dalla morte di Don Massetti (il don Vittorio dei Sambenedettesi, il Franz di Pier Giorgio, il don Franz dell’Università Cattolica e…seguenti) perché se ne possa parlare con l’obiettività ed il distacco, che richiederebbero la sua personalità e la significativa travagliata ricchezza della sua vicenda…Quel mattino del 16 maggio 1988…per l’ultima volta, implorò Jasecristi mi! consegnandogli l’anima, che tante volte Ti ha offeso, ma abbandonato mai!” (testimonianza inedita dattiloscritta).

Sono trascorsi diversi anni e la figura di Don Massetti può essere serenamente riconsiderata, almeno per evitare che cada nel dimenticatoio, pur restando per qualche aspetto ancora problematica e bisognosa di qualche chiarificazione, per la lunghezza della sua vita e per la variegata ricchezza della sua esperienza apostolica e spirituale .

Era nato il 17 ottobre 1900, il padre gestiva una cantina all’angolo tra via Secondo Moretti e via Bezzecca, aveva frequentato le scuole Normali e poi a Fermo l’Istituto Montani. Nel 1920 si iscrisse al Politecnico di Torino, dove conobbe il beato Pier Giorgio Frassati, legandosi in stretta amicizia con lui, un’amicizia ricca di fede e di opere di carità. Laureatosi ingegnere fu assunto alla FIAT in un posto di eminente responsabilità, che però ben presto liberamente lasciò per seguire la via del sacerdozio, cui si sentiva fortemente chiamato.

Divenne prete nel 1933 e per qualche anno insegnò nel Seminario Regionale di Fano. Potè allora conoscere e farsi conoscere da tante personalità ecclesiastiche del suo tempo, sia di Milano, di Firenze e di Roma, e fu ampiamente stimato per la sua intelligenza e per il suo zelo pastorale.

Arrivò poi il momento decisivo per la sua vita. Era il Natale 1940, quando di ritorno da Milano, alla stazione di S. Benedetto, incontra una bambina che chiedeva l’elemosina. La prese in casa sua e da lì nacque quella che sarebbe diventata la Casa Famiglia S. Gemma, l’Istituto ben presto entrato nel cuore dei sambenedettesi.

Don Vittorio allora si abbandonò totalmente nelle mani della divina Provvidenza per vivere con generosità il precetto della carità cristiana.

Accolse con disarmante semplicità il mandato dell’amore, offrendosi alle braccia buone e misericordiose del Padre celeste. L’infanzia abbandonata divenne il campo del suo servizio di amore e del suo impegno educativo, seguendo l’esempio ed il comando del Signore: “Lasciate che i bambini vengano a me!”.

Intanto con lungimirante intuizione volle dare vita ad una forma di convivenza evangelica chiaramente profetica, quella dei “Cenacoli sacerdotali”, meritevole tentativo di vita comunitaria tra sacerdoti, in collaborazione con alcuni laici. L’iniziativa però aveva il limite di anticipare una esperienza certamente preziosa, ma i tempi non erano ancora maturi per il nostro contesto ecclesiastico e cittadino.

Sorsero allora delle incomprensioni, che causarono non poche sofferenze, tuttavia sempre seguite da encomiabili atti di una ubbidienza, illuminata da forte e sincera spiritualità evangelica.

La testimonianza della carità di Don Vittorio è stata esemplare, il suo amore per la Chiesa resta indiscutibile. L’eredità spirituale rimane alta e meravigliosa e chiede di venire custodita e rinnovata nella concretezza delle opere con la dovuta fedeltà ai principi che l’hanno generata e resa feconda di bene per molti anni. La nostra Città non ha dimenticato questa storia, che considera giustamente sua.

In questa occasione vogliamo rivivere nella preghiera, mediante la forma altissima dell’Eucaristia, la memoria di questo nostro sacerdote ed insieme desideriamo rilanciare la sua persona, facendo conoscere il valore attuale della sua opera e additando come esemplare la sua figura di autentico ministro della Chiesa e di generoso ed intraprendente concittadino, “Premio Truentum”, attento al bene delle persone più bisognose.

In attesa di una adeguata commemorazione, la nostra Diocesi intende onorare questo suo figlio e raccomandarlo alla bontà del Signore con la nostra umile preghiera, ricca di suffragio e di gratitudine sincera.

E lo Spirito Santo susciti ancora tra noi credenti esemplari e ministri ferventi, per testimoniare la bellezza e la forza dell’amore del Signore.

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