image L’arte può essere considerata a giusto titolo il quinto vangelo. Essa infatti annuncia le verità della fede, non con le lettere come i quattro vangeli canonici, ma attraverso la bellezza dei colori, delle forme e delle proporzioni. Fra gli estensori di questo quinto vangelo possiamo sicuramente annoverare Raffaello Sanzio. Egli, ad esempio, nella Madonna Sistina è riuscito a condensare in così poco spazio temi centrali della teologia cattolica quali la Rivelazione, la mediazione e il rapporto fra materia e spirito.

La Rivelazione

Il cristianesimo, al pari dell’ebraismo e dell’islam, è una religione rivelata nella quale è Dio a prendere l’iniziativa di farsi conoscere all’uomo e di ri-velarsi a lui, letteralmente “togliere il velo” per mostrare la sua identità e la sua volontà. Raffaello traduce questo tema in immagini con l’apertura di un sipario verde che ci mostra il cielo, da sempre considerato la sede di Dio.

Si noti che il sipario non è completamente aperto e continua nascondere una parte di cielo: il Dio cristiano è il Deus revelatus et absconditus, il Dio che si fa conoscere e che tuttavia rimane avvolto nel suo mistero, è allo stesso tempo vicino e lontano, è il “Padre nostro (=vicinanza) che sei nei cieli (=distanza)”.

La mediazione

Il tema della mediazione è trattato in maniera plastica e in modo molto interessante se si tengono presenti alcuni dati cronologici. La Madonna Sistina infatti è un’opera dipinta fra il 1513 e il 1514, ovvero pochi anni prima dell’inizio della rivoluzione protestante, che sarebbe scaturita nel 1517 con l’affissione delle 95 tesi di Lutero sul portone della cattedrale di Wittenberg. Raffaello morì nel 1520, l’anno in cui Lutero scrisse tre opuscoli con i quali ruppe definitivamente con la Chiesa cattolica.

Alla luce di ciò, è evidente che fra il dipinto di Raffaello e la rivoluzione protestante non ci possa essere nessun tipo di collegamento, eppure la Madonna Sistina sembra offrire in anticipo delle risposte a quelle che saranno le concezioni luterane sulla Chiesa e sulla salvezza.

Nella visione protestante l’uomo è irrimediabilmente corrotto a causa del peccato originale. Pertanto egli è incapace di salvarsi da solo, figuriamoci se possa intercedere per la salvezza di altri! La salvezza è offerta esclusivamente da Gesù Cristo, il quale, essendo di origine divina e senza macchia di peccato, è l’unico mediatore fra Dio e gli uomini (cfr. 1 Tm 2,5).

Qui invece Raffaello sembra esporre in immagini quella che è la visione cattolica: Gesù, principale mediatore fra Dio e gli uomini, è offerto ai fedeli-spettatori da altri mediatori che in qualche modo cooperano all’opera di salvezza: sua madre, una santa e da un papa.

Raffaello ha dipinto Maria fra noi che ammiriamo il quadro e un cielo gremito di teste di angeli che stanno a rappresentare, come già detto, il divino. In questo modo Raffaello ci propone Maria come mediatrice fra gli uomini e Dio. In lei ammiriamo anche il destino dell’umanità redenta e glorificata, simboleggiata dal suo abito: la tunica rossa, segno della sua umanità, è avvolta da un manto blu, che indica la sua assunzione in cielo, luogo in cui il peccato e la morte sono definitivamente sconfitti.

Un ulteriore ruolo di mediazione è svolto dai santi. Questa azione di intercessione è rappresentata da Santa Barbara, riconoscibile dall’attributo iconografico presente alle sue spalle, ovvero la torre. La Santa, inginocchiata alla sinistra della Madonna, rivolge il suo sguardo compassionevole verso l’umanità peccatrice.

Anche la Chiesa svolge una mediazione fra Dio e gli uomini. Questa sua funzione è rappresentata da Papa Sisto che possiamo vedere, anch’egli inginocchiato, alla destra di Maria. Il Pontefice rivolge lo sguardo verso verso Maria e Gesù, mentre con la mano mostra loro gli uomini.

La mano di Papa Sisto, a ben vedere, richiama una gestualità liturgica: possiamo scorgere in essa un atto di consacrazione eucaristica per mezzo della quale la Chiesa rende sempre presente Cristo in mezzo agli uomini.

L’intera composizione ci rimanda al grande paradosso del cristianesimo ovvero che il divino si comunica per mezzo dell’umanità: il Dio-Bambino entra nel mondo per mezzo della madre Maria e continua ad essere presente e operante nei Santi e nella sua Chiesa. Non a caso il colore del panno che avvolge il Bambino Divino è lo stesso del velo della Madonna, del piviale di Papa Sisto e di parte della veste di Santa Barbara.

Il rapporto fra materia e spirito

L’ultimo tema teologico affrontato è quello del rapporto fra materia e spirito. La salvezza viene offerta da Dio per mezzo del suo Figlio che si incarna e questo provoca l’invidia dei due angeli rappresentati nella parte bassa del dipinto, “indispettiti” dal fatto che un uomo e non loro, creature spirituali più simili a Dio, salvi l’umanità peccatrice. Che la carne sia il cardine della salvezza (Tertulliano) è bene espresso dalla maggiore presenza di creature carnali rispetto a quelle spirituali, le quali, significativamente, sono poste nella parte più bassa dell’opera.

Entra a far parte della Community de L'Ancora (clicca qui) attraverso la quale potrai ricevere le notizie più importanti ed essere aggiornati, in tempo reale, sui prossimi appuntamenti che ti aspettano in Diocesi.

0 commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *