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Allarme pensiero: gli studenti sanno sempre meno ragionare in modo strutturato, argomentato e critico?

MILANO – All’Università Cattolica di Milano si è tenuta una giornata di studio dal titolo “Allarme pensiero: gli studenti sanno sempre meno ragionare in modo strutturato, argomentato e critico?”. A promuoverla è il Servizio di psicologia dell’apprendimento e dell’educazione in età evolutiva dell’ateneo e la Fondazione Pubblicità Progresso. Davvero i giovani di oggi non sono più capaci di ragionare in maniera critica? É questa la domanda attorno a cui proveranno a ragionare esperti di diversi settori. “Con questo incontro non vogliamo proporre delle risposte a questo interrogativo, ma favorire un dibattito che riesca ad andare oltre i luoghi comuni, spesso negativi riguardo ai giovani e alla loro capacità di pensiero”, spiega Alessandro Antonietti, responsabile del Servizio e promotore dell’incontro. Michele Luppi per il Sir lo ha intervistato.

Quali sono gli indicatori di questa incapacità dei giovani di oggi di ragionare in maniera complessa?
“Sono soprattutto gli insegnanti e i docenti a lamentare in ambito scolastico una maggior incapacità di ragionamento da parte delle nuove generazioni rispetto a quelle di alcuni anni fa. Una situazione confermata dagli adulti che sono a contatto con i giovani in ambito sportivo o in attività extrascolastiche, ma soprattutto da alcuni studi condotti negli ultimi anni. Ci sono ricerche che dimostrano come vi sia stato un cambiamento in atto nella testa dei ragazzi e nel loro modo di ragionare. Questo passo viene comunemente considerato come un aspetto negativo e un indicatore di un problema rilevante a livello sociale, ma personalmente non credo che questo cambiamento debba necessariamente essere visto negativamente”.

In che senso?
“Di fronte a questo tipo di studi o considerazioni si tende ad arrivare a conclusioni fatalistiche, e a credere che l’unico modo di uscire da questa situazione è tornare al passato: mi viene in mente la scuola di una volta con le insegnanti che facevano imparare le poesie a memoria. Credo che procedere in questo modo, eliminando la tecnologia e gli strumenti che caratterizzano la vita dei giovani, sarebbe impossibile. La società è cambiata a tal punto da richiedere nuove strade, magari imparando a scoprire cosa di positivo c’è nella realtà di oggi”.

A cosa può essere dovuto questo cambiamento così profondo nel modo di ragionare dei giovani di oggi?
“L’elemento principale è senza dubbio lo sviluppo della tecnologia, anche se possono esistere altri aspetti da considerare. La società di oggi è rapida, i tempi di elaborazione sono molto ridotti e questo spesso costringe ad avere un approccio più superficiale. Non bisogna poi dimenticare che, rispetto al passato, oggi l’istruzione è molto meno elitaria e questo porta necessariamente ad un livellamento medio della qualità di ragionamento dei ragazzi”.

L’incapacità di ragionare in maniera complessa va di pari passo con la minor capacità di ascolto?
“In generale oggi si è stimolati ad avere molti contatti, lasciando meno spazio a relazioni interpersonali più profonde. In passato si avevano meno rapporti, ma tendenzialmente più prolungati nel tempo. Questo può avere ricadute anche sul modo di ragionare”.

Quali passi concreti si possono fare per non perdere questa dimensione tipicamente umana del pensiero e del ragionamento, anche complesso, senza necessariamente voler riproporre modelli del passato?
“Dobbiamo individuare quali potenzialità ci sono nelle nuove forme di pensiero e nelle nuove tecnologie, aiutando i giovani a diventare consapevoli delle nuove potenzialità che hanno a disposizione. Per fare questo è necessario che gli adulti impegnati in campo educativo siano disponibili al cambiamento e alla creatività. Se in passato si tendeva ad apprendere modelli di ragionamento basandosi su pochi testi che venivano studiati in maniera approfondita – penso alla formazione classica – oggi si può stimolare il ragionamento partendo dal confronto di una molteplicità di testi e fonti differenti, magari mento autorevoli, ma in grado di aiutare il giovane a maturare uno sguardo critico”.

Quale contributo vuole dare in questo dibattito la giornata di oggi?
“Non vogliamo dare risposte, ma limitarci a riflettere su questi temi andando oltre gli slogan e i luoghi comuni. Riconoscere, insomma, come si possa guardare al problema da una prospettiva differente, non necessariamente negativa”.

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