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Il magistrato Giuseppe Ayala a San Benedetto del Tronto

SAN BENEDETTO DEL TRONTO- Mercoledì 29 agosto, alle 21,30, presso il Circolo Nautico Sambenedettese, Giuseppe Ayala magistrato di punta nelle indagini e nei maxi processi di mafia presenterà il suo nuovo libro “Troppe coincidenze” pubblicato nel ventesimo anniversario della Stragi di Capaci e Via d’Amelio che analizza le origini e le conseguenze.

Ayala ha dedicato la sua vita alla lotta alla criminalità e in questo testo racconta come si sta evolvendo la mafia in Italia lontano dai riflettori, il suo peso nel sistema economico attuale, il radicamento territoriale, i rapporti con la politica; spiega anche perché la mafia non è più solo un’emergenza meridionale ma un fantasma che si espande in tutto il Paese.

L’evento inserito nella rassegna gli “Incontri con l’autore” promossi dall’Amministrazione comunale, è come sempre organizzato dalla libreria “La Bibliofila”. Il magistrato sarà presentato dall’avvocato Roberta Alessandrini e da Mimmo Minuto. In caso di maltempo, l’appuntamento si svolgerà nella “sala Smeraldo” dell’Hotel Calabresi.

L’AUTORE

Giuseppe Ayala, negli anni Ottanta, ha fatto parte per tutta la sua durata del pool antimafia della procura di Palermo. Venne eletto alla Camera dei Deputati nel 1992, poco prima dell’omicidio di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, diventando deputato nelle file del Partito Repubblicano Italiano. In seguito a Tangentopoli, che lo vide partecipare attivamente, ed alla crisi del PRI, Ayala passò ad Alleanza Democratica, confermando il seggio alla Camera dei deputati nel 1994. È stato deputato e senatore per quattro legislature e sottosegretario alla Giustizia dal 1996 al 2000. Con Mondadori ha pubblicato, con il giornalista Felice Cavallaro, La guerra dei giusti (1993) e il bestseller Chi ha paura muore ogni giorno (2008).

IL LIBRO

“Ho vissuto negli ultimi trent’anni una striscia di tempo che mi sembra ancora appartenere alla cronaca. Alludo ai giorni in cui gli eventi della politica si intrecciarono con quelli criminali, sino al punto da marchiare la gran parte dei percorsi che hanno segnato il destino del paese.” Le stragi di Capaci e via d’Amelio del 1992, oltre a strappare a Giuseppe Ayala due colleghi e amici, apparvero a molti come un punto di svolta non solo nella storia della mafia, ma anche in quella dell’Italia intera. Sul fronte della giustizia lo Stato reagì con l’introduzione del 41 bis, il regime carcerario speciale per i mafiosi. Contemporaneamente il sistema politico, sotto i colpi di Tangentopoli, fu investito da una forte spinta popolare che determinò la fine della Prima Repubblica. L’Italia “sembrava volersi cancellare per riscriversi da cima a fondo con un linguaggio nuovo, ripulito da ogni nefandezza”. La grande occasione di un rinnovamento politico e istituzionale era a portata di mano. Nel 1993 esplosero le bombe di Roma, Firenze e Milano, lasciando sul campo morti, misteri e nuove inquietanti domande. Fu solo di Cosa Nostra la responsabilità delle stragi del 1992 e del 1993? Perché la mafia decise di rinunciare all’attacco allo Stato? Quale ruolo hanno avuto le istituzioni nella lunga “pax mafiosa ” che dura, ormai, da vent’anni? Per rispondere a questi interrogativi, Giuseppe Ayala ripercorre i suoi anni in Parlamento a partire dal 1992, ricostruisce le troppe coincidenze che hanno caratterizzato le relazioni tra mafia, “poteri occulti” e politica, disegnando un quadro opaco che coinvolge criminalità mafiosa e pezzi deviati dello Stato. Da Capaci a via Palestro, da Tangentopoli alla Seconda Repubblica, dalla cattura di Bernardo Provenzano alle infiltrazioni della mafia al Nord, passando per le mancate riforme della giustizia, Ayala riflette su una stagione che si estende sino agli anni più recenti e ci svela che Cosa Nostra, anche se ha rinunciato al tritolo, non è morta. Anzi, lontano dai riflettori, ha ritrovato il suo habitat naturale mimetizzandosi in un’area grigia protetta da silenzi e omissioni. 

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