Di Nicola Rosetti

LONDRA – Si apre venerdì 27 luglio a Londra la ventisettesima edizione delle Olimpiadi. Durante l’ultimo Angelus di domenica scorsa, Benedetto XVI ha rivolto il suo pensiero a questo evento internazionale affermando: “Le Olimpiadi sono il più grande evento sportivo mondiale, a cui partecipano atleti di moltissime nazioni, e come tale riveste anche un forte valore simbolico. Per questo la Chiesa Cattolica guarda ad esse con particolare simpatia e  attenzione. Preghiamo affinché, secondo la volontà di Dio, i Giochi di Londra siano una vera esperienza di fraternità tra i popoli della Terra”.

Non è la prima volta che un pontefice volge la sua attenzione al mondo dello sport, anzi possiamo affermare che la simpatia dei papi verso questa esaltante attività umana è di lungo corso. Stando a quanto afferma Antonella Stetilano nel suo recente libro “Pio X le Olimpiadi e lo Sport”, possiamo vedere in Papa Sarto il primo “pontefice olimpico”. Documenti alla mano, l’autrice dimostra come Pio X sostenne vigorosamente le Olimpiadi vedendo in esse una concreta esperienza di impegno, di miglioramento e di rispetto per l’avversario attigua alla logica evangelica. 

Un altro momento di incontro fra un pontefice e il mondo dello sport si ebbe l’8 novembre 1975 quando Paolo VI ricevette in Vaticano gli atleti in occasione del Pellegrinaggio giubilare degli sportivi. Il Papa si rivolse agli sportivi con parole volte a far sentire la sua vicinanza di pastore al mondo dello sport: “Non vi sembri cosa estranea al nostro apostolico ufficio, che apre davanti a noi il panorama della Chiesa intera e con questo quello altresì del mondo contemporaneo, se soffermiamo alquanto il nostro interesse sulle vostre attività. Lo facciamo con consapevolezza, e con l’animo pieno di benevolenza” . Il Papa spiegò che la chiesa guarda con attenzione i “suoi figli, che con il loro esempio sanno dare ai coetanei un esaltante spettacolo di giovinezza forte, disciplinata, ardimentosa. La padronanza di sé, il culto dell’onore e della lealtà, l’addestramento al coraggio fisico e morale mediante una regola di vita volontariamente accettata sono valori umani che il Cristianesimo ha sempre riconosciuto come suoi”. 

È ancora vivo in molti il ricordo dei due giubilei degli sportivi, organizzati sotto il pontificato di Giovanni Paolo II, quello del 1984 e quello del 2000. Durante quest’ultimo il Papa, prendendo spunto dalla prima lettera ai Corinti , affermò: “l’Apostolo delle genti, il quale per portare il messaggio di Cristo a tutti i popoli ha attinto concetti, immagini, terminologie, modi espressivi, dati filosofici e letterari non solo della tradizione giudaica, ma anche della cultura ellenica, non ha esitato a includere lo sport fra i valori umani, che gli servivano come punti di appoggio e di riferimento per il dialogo con gli uomini del suo tempo. Ha riconosciuto, pertanto, la fondamentale validità dello sport, considerato non soltanto come termine di paragone per illustrare un superiore ideale etico e ascetico, ma anche nella sua intrinseca realtà di coefficiente per la formazione dell’uomo e di una componente della sua cultura e della sua civiltà”

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