SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Prosegue il nostro viaggio all’interno delle corsie ospedaliere per incontrare i primari di alcuni reparti dell’Ospedale Civile Madonna del Soccorso della nostra città. Oggi ospitiamo il Dott. Carlo Marinucci, Primario di Radiologia. Dopo aver ottenuto la Laurea in Medicina e Chirurgia presso l’Università degli Studi di Bologna nel 1978, ha conseguito il Diploma di Specialità in Radiologia presso Università degli Studi di Modena. Ha poi proseguito la sua formazione seguendo ed acquisendo stages di perfezionamento in Radiologia Interventistica, TAC, Neuroradiologia ed RM. Prima docente della Scuola per Tecnico Sanitario di Radiologia Medica e della Scuola per Infermieri Professionali fino al 1996, poi professore “a contratto” del modulo didattico in Radioprotezione nel corso di laurea in Infermieristica fino al 2012, è stato anche Presidente del Consiglio Direttivo del Gruppo Regionale SIRM (Società Italiana di Radiologia Medica). Relatore a numerosi convegni e raduni, da 21 anni è Primario di Reparto e dal 2017 è Direttore della Radiologia Clinica di Area Vasta 5 che comprende la sede di San Benedetto del Tronto e quella di Ascoli Piceno.

Com’è la situazione attuale nel suo reparto?
L’Unità Operativa di Radiologia a San Benedetto è costituita da 51 unità: 14 Medici di cui attualmente 2 sono assenti per maternità, 25 Tecnici di radiologia, 8 infermieristici, 8 operatori sanitari e 6 amministrativi. La Radiologia effettua esami diagnostici sia per ricoverati che per pazienti ambulatoriali. In periodo pre-Covid effettuava circa 150.000 esami all’anno con una dotazione di apparecchiature che comprende: 2 Risonanze Magnetiche, 2 TAC, 3 ecografi, una sezione senologica e apparecchi di Radiologia Tradizionale. Il Reparto è dislocato al piano terra ed ha anche una sezione di Radiologia d’Urgenza adiacente al Pronto Soccorso, provvista di TAC , apparecchio radiologico ed ecografo.

Come è cambiata la vita in reparto da quando è iniziata l’emergenza coronavirus?
I turni di lavoro sono di 6 ore, dalle 8:00 alle 20:00, ed è attiva una Guardia Radiologica per la notte e per i giorni festivi che comprende un Medico Radiologo e 2 Tecnici. Normalmente si usano dispositivi di protezione sia per i pazienti che per il personale in quanto si utilizzano radiazioni ionizzanti che possono essere dannose. Nell’attuale periodo Covid si indossano le consuete mascherine, il personale direttamente a contatto con i pazienti positivi o sospetti deve utilizzare i dispositivi di protezione individuale, quindi tute, guanti, mascherine, copricapi e visiere; inoltre, se necessario, i locali vengono sanificati dopo l’esecuzione degli esami. Sono stati attuati distanziamenti e ridistribuzione delle prenotazioni per evitare assembramenti nelle sale di aspetto, pertanto le attività e le loro programmazioni hanno subito dei cambiamenti.
Devo ringraziare e riconoscere il mio apprezzamento a tutta l’equipe radiologica di SBT per come ha affrontato la prima ondata della pandemia da marzo del 2020, in cui l’ospedale di SBT è stato dedicato al Covid: sono stati tutti encomiabili nella gestione dei pazienti che avevano bisogno di radiografie e TAC, senza sollevare mai alcuna polemica. Durante la pandemia alcune unità sono risultate positive ma asintomatiche, un medico ha avuto sintomatologia da Covid ed è stato curato a domicilio.

Il numero dei pazienti è invariato rispetto al periodo precedente alla pandemia? Come sono le liste di attesa nel vostro reparto?
A seguito delle precauzioni attuate il numero degli esami eseguiti nell’ultimo anno si è dimezzato. Durante la prima ondata dell’epidemia, per disposizione regionale, sono stati eseguiti solo esami per ricoverati, esami da PS, urgenze esterne ed esami ambulatoriali non dilazionabili per il tipo di patologia (ad es. pazienti oncologici). L’aspetto positivo nell’attuale periodo di epidemia paradossalmente le liste di attesa non sono eccessivamente lunghe, in quanto riusciamo a soddisfare le richieste inviando i pazienti anche nelle strutture private e gestendo le prenotazioni secondo criteri di urgenza differibile.

C’è qualche paziente di questi mesi che le è rimasto nel cuore più di altri? Perché?
Purtroppo in questo periodo tutti noi abbiamo dovuto effettuare esami a persone conosciute o ad amici che poi non ce l’hanno fatta. Un episodio simpatico, però, che posso raccontare riguarda un sacerdote che durante le feste di Natale è venuto a fare una Risonanza Magnetica. Il sacerdote mi ha riferito, che soffrendo di claustrofobia, era preoccupato perché sarebbe dovuto rimanere nel tunnel dell’apparecchio. Durante l’esame però, a dispetto delle previsioni, è rimasto molto calmo. Una volta conclusa l’indagine, mi sono complimentato e lui mi ha raccontato che è riuscito a rimanere tranquillo pensando a come fare il presepe nella sua parrocchia nei giorni successivi.

Cosa si sente di dire a chi ancora è scettico in merito all’esistenza del Covid?
Chi è scettico dovrebbe assistere al lavoro che eseguono continuamente i sanitari per assistere i pazienti infetti, in particolare nel reparto di Rianimazione dove vengono effettuati turni estenuanti, e dovrebbe vedere la sofferenza dei pazienti in insufficienza respiratoria con la cosiddetta “fame d’aria”. I pazienti positivi che hanno bisogno dell’ospedale, dal Pronto Soccorso alla Medicina d’Urgenza e ai Reparti di Degenza sono in continuo aumento ed in questo periodo siamo in difficoltà per mancanza di posti letto e di personale dedicato.

Come ha vissuto la vaccinazione?
Ho vissuto la vaccinazione come un atto necessario per continuare a svolgere la mia attività lavorativa in ospedale. Sono un Medico: pertanto credo nella terapia farmacologica ed i vaccini sono un presidio farmacologico che ha cambiato la storia della medicina eliminando molte gravi malattie infettive. Il vaccino è la vera arma per combattere il Covid.

Nonostante le restrizioni a cui siamo tutti sottoposti e la maggiore fatica quotidiana che la sua professione richiede, c’è qualcosa di positivo che l’esperienza della pandemia le ha lasciato?
Oltre a quanto è stato già citato come la solidarietà, in un lavoro di squadra abbiamo dovuto continuamente aggiornare l’organizzazione ospedaliera con cambiamenti a volte operati nel giro di pochi giorni e questo ha evidenziato la disponibilità di tutto il personale ai vari livelli.

Come è cambiata la sua vita personale da quando è iniziata l’emergenza coronavirus?
L’emergenza ha aumentato i miei tempi di presenza in ospedale, spesso facendo la spola tra i due ospedali di Ascoli Piceno e San Benedetto del Tronto. In particolare, nel primo periodo di lockdown, la mia attività comprendeva anche i fine settimana. Comunque, come in altri periodi di emergenza ad esempio dopo il terremoto, si è evidenziato l’attaccamento al lavoro da parte di tutto il personale ospedaliero.

Che messaggio si sente di dare ai nostri lettori?
Nonostante le difficoltà, la risposta del sistema sanitario è stata più che soddisfacente. Il messaggio importante è quello di rispettare le regole per il proprio bene e quello del prossimo e manifestare solidarietà per chi in questo momento sta soffrendo a causa della pandemia e di tutte le altre patologie che vediamo quotidianamente nella nostra attività.

Entra a far parte della Community de L'Ancora (clicca qui) attraverso la quale potrai ricevere le notizie più importanti ed essere aggiornati, in tempo reale, sui prossimi appuntamenti che ti aspettano in Diocesi.

0 commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *