Silvia Rossetti

L’anno che si apre segna una nuova era per la scuola italiana, siamo nel pieno di una rivoluzione.
I protocolli di sicurezza sanitaria balzano necessariamente in cima a tutte le priorità. Cambiano gli ambienti, i setting delle aule e anche il modo di fare didattica. Di fatto tutte le scuole, sulla scia dell’esperienza dei mesi trascorsi, stanno preventivando l’insegnamento a distanza: quelle che appartengono al primo ciclo soltanto come soluzione emergenziale (l’età degli alunni, infatti, rende essenziale la presenza in aula); le secondarie di secondo grado e gli atenei, invece, come misura integrativa e complementare alla didattica tradizionale.
Poi c’è la questione “distanziamento”. Sarà complicatissimo muoversi con le nuove coordinate, seguire rigorosamente i percorsi e anche intrattenere nuove dinamiche relazionali. Ma dovremo farlo e impegnarci tutti al massimo per il bene del nostro Paese.
Molte scuole non sono ancora pronte a ripartire: i percorsi non sono pronti, gli arredi non sono arrivati, manca il personale aggiuntivo, i cantieri estivi tesi a ottimizzare gli spazi interni non sono ancora stati del tutto dismessi. Non tutti i ragazzi, quindi, riprenderanno il 14 settembre. Ma entro la fine di questo mese la scuola sarà di nuovo operativa e cercherà di fare del suo meglio per riprendere la sua mission.
Quest’anno dovrebbe partire a pieno regime anche l’insegnamento dell’educazione civica, introdotta dalla Legge 92 del 20 agosto 2019 e le cui linee guida sono state normate con decreto del 22 giugno 2020. I percorsi indicati sono prevalentemente tre: la conoscenza della Costituzione italiana, lo sviluppo sostenibile e la cittadinanza digitale. Si tratta di campi ampi, all’interno dei quali è opportuno inquadrare anche degli interventi tesi a sensibilizzare i giovani cittadini ai propri doveri nella tutela della buona salute della collettività e al conseguente diritto individuale al benessere psicofisico.
Tra l’altro la promozione del benessere “umano” è uno dei goals presenti nell’Agenda europea 2030. Il cambiamento e l’emergenza sanitaria mondiale che stiamo vivendo ci richiede di essere attenti, reattivi, dinamici e innovativi come mai prima d’ora.
La scuola e gli educatori (a tutti i livelli, anche a casa) devono concentrare l’attenzione sulla prevenzione e le buone pratiche: dobbiamo valutare e aggiornare continuamente la nostra conoscenza delle “cause di una cattiva salute”. Occorre riflettere sul concetto di “società a rischio” e sulle modalità con cui possono cambiare la vita e le abitudini delle persone, la digitalizzazione e l’influenza dei socialmedia. E’ necessario lavorare su competenze specifiche per prevedere, valutare e realizzare una prospettiva concreta di equità nella salute.
Educare alla cittadinanza responsabile e attiva, in un momento storico come quello che stiamo vivendo, significa insegnare ai nostri giovani a dare risposte efficaci alle sfide, tentando di trasformarle in opportunità. Orientare i propri comportamenti in base a codici etici e di equità, all’interno di coordinate “valoriali” comuni.
In questa difficile emergenza ha ricoperto un ruolo chiave, e continuerà a ricoprirlo, la tecnologia. Mai come oggi, dunque, è importante integrarla nei contenuti educativi e didattici. Essere cittadini “digitali” responsabili è fondamentale anche per la sopravvivenza nostra e dei nostri cari. La tecnologia ci permette di essere sempre attivi e informati in tempo reale e ci aiuta a trovare delle soluzioni “sostenibili”.
Avremo a che fare ancora, come ci è capitato nei mesi scorsi, con l’imponderabile, ma buona parte del cammino sarà frutto della nostra riflessione responsabile e dovrà condurre non solo alla prevenzione della pandemia, ma a una vera e propria riformulazione dello scenario sociale e dei nostri obiettivi futuri.

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