Di Nerina Galiè

MONTEMONACO – I Musei Sistini del Piceno sono inseriti nel cuore dei Comuni per cui le opere in essi custoditi sono state realizzate. Attribuite a nomi che hanno fatto grande la storia dell’arte italiana o di botteghe dove si servivano i devoti. La forza del loro legame con il territorio è ancora tangibile.
Ed a Montemonaco in particolare il terremoto del 2016 ha fornito l’occasione per rinsaldarlo, «scuotendo gli animi insieme alla terra», ha detto Paola Di Girolami, direttrice dei Musei che fanno capo alla diocesi di San Benedetto del Tronto, durante il resoconto delle attività estive dell’intera rete museale. In tutto 12.304 presenze per l’estate 2019, di cui 448 a Montemonaco. Di più del numero degli abitanti. Il 24 agosto 2016, ancor di più il 30 ottobre, poi la nevicata del gennaio successivo hanno rovinato tanti edifici e tutte le chiese. Ma non le stanze che ospitano il Museo di Arte Sacra. Gli operatori, direttrice in testa, non hanno esitato in quei momenti drammatici a correre sul posto per tentare salvare il salvabile. Ed ecco che il Museo, già ricco di manufatti, è diventato un deposito, un luogo sicuro dove conservare dipinti, statue e quant’altro di prezioso e caro alla popolazione poteva essere sottratto alle macerie. Perfino le campane, tornate a suonare poco dopo in un campanile d’acciaio costruito appositamente e dotato anche di tastiera alla base. Due anni di presenza costante per recuperare, ristrutturare e ricollocarle nelle chiese di origine. La chiesa di San Benedetto Abate, restituita al culto da pochi mesi con dentro tutto quanto c’era prima del sisma, ne è la prova. I soldi sono arrivati da molti, tra cui il Consolato di Polonia per le Marche, le associazioni “Arte pro Arte” e della “Sala delle Asse” che opera a Milano e Lecce.
«Un impegno gravoso – ha riconosciuto il sindaco Francesca Grilli – di cui l’organizzazione museale si è fatta carico per preservare opere d’arte che, oltre al valore insito, rappresentano il nostro passato, l’identità della comunità intera, valorizzandola anche dal punto di vista turistico».

Forte di questa convinzione la Grilli e la sua Giunta hanno fatto una scelta. Quella di rinunciare all’indennità di sisma, spettante agli amministratori del cratere, e devolverne una parte al Museo di Arte Sacra. Nello specifico, 3 mila euro. Che saranno utilizzati per terminare il restauro delle lastre di Vallegrascia, manufatti di estremo valore, forse attribuibili al IX secolo. Furono scoperte per caso negli anni ‘30 durante i lavori all’interno della chiesa di S. Lorenzo in Vallegrascia. Probabilmente in origine le lastre fungevano da plutei, delimitando l’area presbiteriale dal restante corpo della chiesa. Sono due, in pietra arenaria, dal peso di una tonnellata ciascuna e rappresentano scene dell’Antico Testamento insieme a motivi decorativi presenti nell’arte longobarda. Il terremoto ha colto le preziose lastre all’interno della chiesa andata distrutta, il 30 ottobre con il crollo dell’abside. Ora sono in salvo e tra breve, con il gesto degli amministratori del piccolo Comune montano, saranno riportate al loro antico splendore, grazie ad una capillare opera dei Vigili del Fuoco. La prima fase, della messa in sicurezza dell’edificio, è stata portata avanti dagli uomini della Caserma di Ascoli coordinati dal comandante Mauro Malizia. Nel secondo, delicatissimo momento, sono intervenuti i colleghi della Caserma di Caserta, comandati da Angelo Di Benedetto, che hanno incassato, estratto le pietre e condotte fino al museo di Arte Sacra della loro terra di origine.

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