M.Michela Nicolais

“Riconoscere, interpretare, scegliere”. Sono i tre verbi attorno a cui si articola l’Instrumentum laboris del Sinodo sui giovani, in programma dal 2 al 28 ottobre su “I giovani, la fede e il discernimento vocazionale”. “Prendersi cura dei giovani non è facoltativo”, il punto di partenza per accompagnare “tutti i giovani, nessuno escluso”, tramite un “discernimento” finalizzato ad offrire “strumenti pastorali per cammini vivibili da proporre ai giovani di oggi”. “Orientamenti e suggerimenti non preconfezionati” – si precisa nell’introduzione – per “aprire e non chiudere processi” e offrire una bussola concreta, in una “cultura dell’indecisione” e dello scarto, che “considera impossibile o addirittura insensata una scelta per la vita”.

“La famiglia continua a rappresentare un riferimento privilegiato nel processo di sviluppo integrale della persona”,

si legge nell’Instrumentum laboris. Tra i tratti tipici del nostro tempo c’è però “una sorta di rovesciamento nel rapporto tra le generazioni“, in cui sono gli adulti a prendere i giovani come riferimento per il proprio stile di vita. Tra le proposte: riflettere sulla vocazione dei “single”, visto l’aumento della loro presenza nella Chiesa e nel mondo.

“Le prospettive di integrazione sempre più spinta tra corpo e macchina, tra circuiti neuronali ed elettronici, che trovano nel cyborg la loro icona, favoriscono un approccio tecnocratico” alla corporeità, si legge nel testo.

“Le donatrici di ovuli e le madri surrogate sono preferibilmente giovani”, l’esempio citato. “Contraccezione, aborto, omosessualità, convivenza, matrimonio” sono fonte di dibattito tra i giovani, così come “argomenti controversi come l’omosessualità e le tematiche del gender”.

“L’utilizzo di droghe, alcool e altre sostanze che alterano gli stati di coscienza, così come altre vecchie e nuove dipendenze, rendono schiavi molti giovani e minacciano la loro vita”, il monito del testo. “Trovare le modalità perché il Sinodo coinvolga e dia speranza anche ai giovani detenuti”, una delle proposte.

“Avere un lavoro stabile è fondamentale”.

Dall’Instrumentum laboris emerge una forte preoccupazione per l’aumento dei “Neet”, i giovani che non studiano e non lavorano. “Il lavoro è il mezzo necessario, anche se non sufficiente, per realizzare il proprio progetto di vita, come avere una famiglia e dei figli”, rivendicano le nuove generazioni. “Sono molti i Paesi in cui la disoccupazione giovanileraggiunge livelli che non è esagerato definire drammatici”, e moltissime sono le situazioni “in cui le persone, giovani compresi, sono costrette dalla necessità ad accettare un lavoro che non rispetta la loro dignità: è il caso del lavoro nero e informale – spesso sinonimo di sfruttamento –, della tratta di persone e delle tante forme di lavoro forzato e di schiavitù che interessano milioni di persone nel mondo”. Senza contare il progresso tecnologico, che “minaccia di rivelarsi nemico del lavoro e dei lavoratori”, come dimostra “l’avvento dell’ intelligenza artificiale e di nuove tecnologie come la robotica e l’automazione”.

La mancanza di “una leadership affidabile, a diversi livelli e in ambito tanto civile quanto ecclesiale”: è la denuncia dei giovani, secondo i quali “una fragilità particolarmente evidente è generata dal diffondersi della corruzione, piaga che intacca nei fondamenti molte società”.

“Per non essere disorientati” nel mondo della “post verità”, i giovani hanno bisogno di essere “accompagnati” nel mondo digitale. Sono loro, infatti, le prime vittime delle “fake news”e dell’uso superficiale dei media digitali, che li espone al rischio di isolamento, anche estremo – come nel caso della sindrome giapponese hikikomori – e di forme di dipendenza”.

La pornografia, gli abusi in rete sui minori, il cyberbullismo e i videogiochi alimentano “uno stile relazionale improntato alla violenza”.

Da valorizzare, invece, la musica e i grandi eventi musicali, ma anche lo sport in chiave educativa e pastorale.

“Tra i migranti, un’alta percentuale è costituita da giovani”.

È uno dei dati citati dall’Instrumentum laboris, che si sofferma sulla questione dei minori non accompagnati, molti dei quali rischiano di finire vittime della tratta di esseri umani e alcuni spariscono letteralmente nel nulla. “Non c’è ancora un consenso vincolante sull’accoglienza di migranti e rifugiati, o sulle cause dei fenomeni migratori”, il grido d’allarme: per questo è urgente “attivare percorsi a tutela giuridica della loro dignità e capacità di azione e al tempo stesso promuovere cammini di integrazione nella società in cui arrivano”. Senza contare i tanti giovani che continuano a vivere in condizioni di guerra o di instabilità politica, alcuni dei quali “vengono arruolati a forza o con la manipolazione in gruppi paramilitari o in bande armate, mentre alcune giovani donne vengono rapite e abusate”.

“Il razzismo, a diversi livelli, colpisce i giovani in varie parti del mondo”.

Nel testo, si citano in maniera specifica le forme di discriminazione che colpiscono le giovani donne, anche in ambito ecclesiale:

“Un problema diffuso nella società è che alle donne non vengono ancora riconosciute pari opportunità. Ciò vale anche nella Chiesa”. 

In alcuni Paesi, il suicidio è la prima causa di morte nella fascia di età compresa tra i 15 e i 44 anni. Molto diffusi tra i giovani, infine, anche tra i giovanissimi, abusi e dipendenze di vario genere, così come di comportamenti devianti  come il bullismo, la violenza, gli abusi sessuali.

Una Chiesa “meno istituzionale e più relazionale”.

È quella che chiedono i giovani. Di qui la necessità di “uno stile di dialogo interno ed esterno alla Chiesa”. Da parte sua, la comunità ecclesiale si impegna all’”accompagnamento” di “tutti i giovani, nessuno escluso”, che non è mai “un copione già scritto”.

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