Tensione in Paraguay a quattro giorni dalle elezioni presidenziali, nelle quali ha vinto Mario Abdo Benítez del Partido Colorado. Il candidato sconfitto, il liberale Efraín Alegre, che ha guidato un’ampia coalizione comprendente anche la sinistra dell’ex presidente Fernando Lugo, non ha ancora riconosciuto la vittoria del suo avversario e i suoi sostenitori ieri sono scesi in piazza. L’opposizione ha denunciato numerose anomalie e irregolarità nello scrutinio, che ha visto Abdo Benítez superare il 46% e superare Alegre di quasi 4 punti percentuali, pari a circa 100mila voti. La Missione di osservazione dell’Unione europea ha segnalato che le elezioni si sono svolte “in un contesto di debolezza istituzionale”. La capo missione, l’eurodeputata liberale Renate Weber, ha parlato di “mancanza di fiducia nelle strutture politiche e inerzia giudiziaria”. Tra i commenti del dopo-voto, da segnalare quello del quasi novantenne padre gesuita Francisco de Paula Oliva, più noto come pa’i Oliva, molto conosciuto in Paraguay per il suo lungo impegno a favore dei poveri e bisognosi. La politica, rispetto al popolo del Paraguay, è come le zecche, “che succhiano il sangue dell’essere vivente che prendono. Trasportando l’immagine a livello politico, le zecche estraggono tutta la linfa del popolo paraguagio”. Questo il giudizio sulla politica del Paraguay di padre Oliva. Una delle critiche riguarda le liste bloccate, “ricordo della dittatura”, un modo per garantire corporazioni e interessi vecchi, senza lasciare spazio a possibili novità. “Le mafie non permettono la creazione di un’autentica democrazia”, denuncia il religioso. Il gesuita, attraverso il suo profilo Facebook, chiede quattro cose al prossimo governo: “Non vogliamo che aumenti il debito con l’estero attraverso i fondi sovrani. Con il presidente Cartes si è triplicato”. Ancora, “non vogliamo neppure un esproprio in più di campesinos o indigeni. Per la Costituzione, tutti i paraguagi hanno diritto alla terra”. Inoltre, “vogliamo lo smantellamento nei dipartimenti del Nord della Ftc”, la polizia speciale, a causa della sua “condotta prepotente e piena di abusi”, così come denunciato di recente dai vescovi delle regioni settentrionali. Infine, “non vogliamo il servizio militare obbligatorio per i nostri giovani”. “La voce del gesuita spagnolo p. Oliva è molto autorevole e ascoltata nella Chiesa di base del Paraguay, perché ha sempre dimostrato il suo impegno missionario a favore della giustizia e dei poveri”, commenta Cristiano Morsolin, esperto di Diritti umani in America Latina. Alla sua età ogni giorno si sveglia alle 5, prega per un’ora e alle 6 scrive un messaggio quotidiano di Facebook, molto seguito, prima di andare a celebrare la messa nei Bagnados, le baraccopoli della periferia di Asunción”.

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