Migliaia di persone sono detenute arbitrariamente e sottoposte a “torture, abusi e altre violazioni dei diritti umani” nelle carceri gestite dai gruppi armati in Libia, “inclusi quelli affiliati allo Stato”, quindi al governo attuale. Lo denuncia un rapporto delle Nazioni Unite pubblicato e realizzato insieme all’Unmil, la missione Onu in Libia. “Uomini, donne e bambini in tutta la Libia sono detenuti arbitrariamente e privati delle loro libertà sulla base dei loro legami tribali o familiari o per le affiliazioni politiche”, denuncia l’ufficio per i diritti umani Onu: “Le vittime hanno poco o nessun accesso a rimedi o riparazioni giudiziarie, mentre i membri dei gruppi armati operano nella più totale impunità”. “Il rapporto mette a nudo non solo i terribili abusi vissuti dai libici privati della loro libertà, ma anche l’orrore e l’arbitrarietà di queste detenzioni, sia per le vittime sia per i familiari”, ha dichiarato l’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani Zeid Ra’ad Al Hussein. “Queste violazioni e abusi devono cessare – ha affermato – e i responsabili di questi crimini devono essere perseguiti”. Da quando, nel 2014, sono esplose nuove ostilità in Libia, i gruppi armati di ogni fazione hanno arrestato “sospetti oppositori, critici, attivisti, medici, giornalisti e politici”. “È comune anche la pratica dello scambio di prigionieri o la richiesta di riscatto”. Ci sono persone detenute arbitrariamente dal conflitto armato del 2011, “molte senza accusa, processo o sentenza da oltre sei anni”. Le persone detenute ufficialmente nelle prigioni gestite dal Ministero della Giustizia, sono 6.500 (ottobre 2017), ma “non ci sono dati disponibili sulle strutture controllate dal Ministero dell’Interno e della Difesa, né da quelle gestite direttamente dai gruppi armati”. Si tratta di strutture “note per torture endemiche e altre violazioni o abusi dei diritti umani”, afferma il rapporto. Tra queste, il centro di detenzione della base aerea di Mitiga a Tripoli, con “circa 2.600 uomini, donne e bambini, la maggior parte senza accesso alle autorità giudiziarie” e la prigione di Kuweifiya, “dove si pensa siano rinchiuse 1.800 persone”.  Tante anche le accuse di persone morte durante la detenzione: “I corpi di centinaia di persone catturate dai gruppi armati sono stati ritrovati nelle strade, negli ospedali e nelle discariche, molti con gli arti amputati, con segni di tortura e ferite di arma da fuoco”.

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