DIOCESI – “Francesco Antonio Marcucci nacque a Force il 27 novembre 1717, esattamente tre secoli fa, da nobile famiglia ascolana. Rimasto orfano della madre a 14 anni ebbe però un’attenta educazione attraverso un precettore privato, come era d’uso a quel tempo nelle famiglie benestanti. Viene ordinato sacerdote nel 1741 a 24 anni e già 3 anni dopo dà origine alla Congregazione delle Pie Operaie dell’Immacolata Concezione (le nostre Concezioniste), progetto che coltivava già da alcuni anni, prima ancora di diventare sacerdote”.

Con queste parole ieri, domenica 26 novembre, presso la Cattedrale Madonna della Marina, il Vescovo della diocesi di San Benedetto del Tronto – Ripatransone – Montalto, Mons. Carlo Bresciani ha aperto la sua omelia in occasione dei festeggiamenti per il terzo centenario dalla nascita di Mons. Marcucci.

Vescovo Bresciani: “Nominato e consacrato vescovo della Diocesi di Montalto nel 1770, a 53 anni, dopo 4 anni viene nominato vicegerente della Diocesi di Roma, segno di una grande stima da parte del papa che lo chiamava ad essere uno dei suoi più stretti collaboratori nella sua diocesi romana. In questo ruolo ebbe a ricoprire incarichi molto delicati, ma nello stesso tempo ad accollarsi una mole intensa di lavoro, poiché manteneva il governo della diocesi di Montalto e l’accompagnamento della Congregazione religiosa che aveva fondato.
La salute gli impedì di mantenere la vicegerenza di Roma e la benevolenza del papa gli permise nel 1786 di tornare a reggere solo la Chiesa di Montalto fino alla sua morte che avvenne nel 1798 all’età di 81 anni, assistito amorevolmente dalle sue suore che da allora ospitano la sua tomba nella loro chiesa.
Nel 2010 papa Benedetto XVI ha riconosciuto le sue virtù eroiche e lo ha dichiarato venerabile, primo passo fondamentale perché la Chiesa possa proclamarlo beato nella gloria del Paradiso, nella quale, noi confidiamo, egli sia già.
Questa breve biografia, sia pure nella sua estrema concisione, ci delinea la figura di un uomo, sacerdote e poi vescovo, che ha donato tutta la sua vita alla Chiesa, mettendo al centro soprattutto l’educazione e la formazione. Già prima di essere ordinato presbitero aveva concentrato la sua attenzione a questa fondamentale necessità pensando addirittura alla fondazione di una Congregazione di suore consacrate a questa missione, missione che esse lodevolmente continuano a svolgere, con passione e dedizione, anche nella nostra diocesi, con unanime apprezzamento. È, questo, un segno non debole, della solida spiritualità che il loro fondatore ha saputo infondere in esse e che, a distanza di quasi tre secoli, continua ad alimentare la loro generosità e dedizione a Dio e ai ragazzi che vengono affidati alle loro cure.
Nominato vescovo di Montalto, il Marcucci mise la stessa passione nella formazione del clero di quella diocesi, che, essendo stato trascurato per un po’ di tempo, manifestava necessità di nuovi stimoli spirituali e pastorali. Poiché lui era nato a Force, paese appartenente a quella diocesi, aveva ben presente quella realtà diocesana e già nutriva sincero affetto per essa. Il suo epistolario, il cui secondo volume è stato recentemente edito dall’editrice vaticana, a cura di Madre Maria Paola Gobbi, ne è sicura testimonianza. Pur lontano per la missione che il papa gli aveva affidato a Roma, non trascurava di seguire la sua diocesi con attenzione e puntualità.
Dal suo epistolario, fondamentale per conoscere la personalità, emerge non solo l’uomo di governo (doveva esserlo necessariamente per il ministero cui era stato chiamato), ma anche il letterato e lo storico, e, soprattutto, l’amante di Dio e della Chiesa, pronto a difenderne la causa con ogni mezzo consono, adatto allo scopo. Emerge soprattutto la sua spiritualità fatta di servizio umile e forte alla Chiesa, senza lesinare fatiche, nonostante la salute diventasse sempre più cagionevole e l’età facesse sentire il suo peso.
Trecento anni sono tanti, molte cose sono cambiate nella Chiesa e nel mondo. È cambiata anche la Diocesi di Montalto, inglobata in quella di san Benedetto del Tronto. Le urgenze che segnano questo nostro tempo ci fanno provare tutta la nostra piccolezza e inadeguatezza a dare risposte esaustive, con il rischio che talora faccia capolino lo scoraggiamento e la tentazione di rinunciare.
Credo, però, che mons. Marcucci possa insegnarci ancora la strada fondamentale da percorrere. Non si tratta di inseguire superficialmente il cosiddetto ‘spirito del tempo’, lasciandoci assorbire da una mentalità che assopisce l’amore a Dio e alla Chiesa, addormentati dalle illusioni del benessere materiale che ci è dato di poter godere. Il nostro venerabile vescovo, la cui effige giustamente è rappresentata sull’abside della nostra cattedrale, si impegnò fortemente nella formazione cristiana, a partire dai ragazzi e dai giovani. Essa ha bisogno di persone e di strutture; ha bisogno di amore e di dedizione: egli coltivò le une e le altre e si preoccupò di quella che oggi chiameremmo ‘formazione integrale’: cioè umana e cristiana. Questo è il vero senso e valore di una scuola cattolica che mantiene un ruolo non superato e di tutto rilievo nella società civile e nella Chiesa. Attraverso la formazione si preoccupò di dare ai ragazzi quel pane e quell’acqua spirituali che combattono la vera povertà e senza dei quali non avrebbero mai potuto sviluppare quelle doti che Dio aveva dato loro.
L’educatore Marcucci non trascurò quelle che vengono indicate come discipline umane quali, ad esempio, la letteratura classica, la storia, l’arte, ma sapeva bene che tutto trova il suo compimento solo in Gesù e che senza di lui si è sempre poveri. Con le scuole si preoccupò di elevare la cultura del popolo; con la predicazione del Vangelo volle dare il giusto orientamento al sapere, che non è mai completo se non è orientato ad un vero amore di Dio e del prossimo. Fu proprio questo amore che mosse sempre la sua vita ispirando le sue opere.
La Chiesa ha riconosciuto le sue virtù eroiche: significa che ha riconosciuto che egli ha vissuto in verità e fino in fondo la sua imitazione di Gesù, da vero cristiano e pastore della Chiesa. Possiamo, quindi, questa sera, venerare in lui l’uomo fedele e giusto che il Signore ha chiamato a far parte della sua eredità.

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