PORTO D’ASCOLI – Un racconto da leggere tutto d’un fiato. Una storia scritta con parole semplici ma efficaci, che coinvolge il lettore dalla prima all’ultima pagina. Una fiaba per tutti, che anela all’amore e al perdono. È tutto questo “Un cane e un tiglio”, il fantasioso lavoro letterario di Don Pio Costanzo, parroco della Chiesa di Cristo Re.

La passione per la scrittura, nonché la grande creatività che contraddistingue la sua persona, lo ha condotto a regalare una pillola di saggezza ai suoi parrocchiani e non, per stimolarli lungo il cammino della riflessione. Le vicende narrate sono frutto della sua sconfinata immaginazione, ma hanno il desiderio di indurre il lettore ad interrogarsi su alcuni grandi princìpi del Cristianesimo. Don Pio vuole veicolare messaggi di sapore universale e sottolineare, con semplicità, valori che sono parte dell’essere uomini, nel rispetto dei doni che la natura ci ha offerto e che dobbiamo salvaguardare tutti insieme.

La storia è incentrata sul rapporto tra i due protagonisti, un amorevole cagnolino, Tobit, e un Tiglio, un vetusto albero secolare, a cui degli uomini hanno tagliato le radici per costruire una strada ma che, grazie ad un misterioso barbone ramingo che tutte le notti soleva rifugiarsi in un antro del suo tronco, conoscerà la forza del perdono. Il rapporto tra cagnolino e tiglio parla di amore, di solidarietà e di abnegazione, in un contesto di devozione per la natura e per l’ambiente.

Come Don Pio assevera nella prefazione del libro: “Caro lettore, conosci il linguaggio degli animali e delle piante? Sei proprio convinto che non parlino? Anch’essi, come tutti noi, desiderano parlare di sé e delle proprie vicende. Basta prestare un po’ di attenzione e mettersi in ascolto. Evidentemente è importante conoscere la loro lingua”.

E ancora: “Perché escludere che anche gli animali e le piante si rivolgano a noi uomini per insegnarci ad amare? E perché escludere che Gesù possa scendere tra noi per farci capire che, a questo mondo, conta soltanto la misericordia? Ricordati che, a questo mondo, tre cose non sono frutto della fantasia: il rispetto della natura, la capacità d’amare e la forza del perdono. Non sono fantasiose. Sono fantastiche”, conclude.

E affida al cagnolino Tobit l’espressione della morale della favola: “L’amore non si interrompe mai, neppure di fronte all’odio e alla vendetta”.

Fonte ilquotidiano.it

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