Poveri, disoccupati, con famiglie divise dal conflitto, affetti da “disordini post traumatici da stress”, in gran parte abusati e torturati: è questa la fotografia dei giovani di Siria che emerge dal Dossier della Caritas italiana intitolato “Come fiori tra le macerie. Giovani e ragazzi che restano”. Il documento, presentato oggi a Roma, contiene, oltre a dati e testimonianze con un focus su “quel che resta della Siria”, o meglio “chi resta in Siria”, anche uno studio realizzato (tra gennaio e febbraio 2017) da Caritas Siria e Caritas Italiana, in collaborazione con Avsi, Engim, Vis e il Patriarcato Armeno, intervistando un campione di 132 giovani operatori impegnati a loro volta con giovani: insegnanti, animatori, educatori, catechisti. Ne emerge un campione rappresentativo di circa 3.000 giovani, appartenenti a diverse religioni e contesti, ma che non contempla quelli che sono in zone difficilmente raggiungibili perché sotto il controllo dei ribelli o sotto assedio, o con alte densità di conflitto. Una fetta importante di popolazione che, spiega la Caritas, “probabilmente avrebbe manifestato bisogni materiali più gravi”. La stragrande maggioranza degli intervistati, il 91,3%, dichiara che i giovani vivono in povertà, in famiglie con seri problemi economici. Il contesto in cui vivono i giovani parla di un 41,7% degli intervistati che dichiara di vivere in zone pacificate, o senza un esplicito conflitto in corso; tuttavia la stragrande maggioranza afferma di vivere in luoghi con un’alta presenza di sfollati (il 68,2%), mentre il 61,4% ritiene di essere in pericolo, o per l’alto rischio di attacchi terroristici (37,1%) o perché c’è ancora un residuale conflitto armato in corso (24,2%). Il 34,1% dichiara di vivere in una zona che ha riportato ingenti distruzioni e danni materiali a causa del conflitto. Il 74,8% degli intervistati dichiara che i giovani denunciano seri problemi di alloggio (sfollati, case senza servizi essenziali). Una conseguenza, questa, determinata dalla povertà che trova nella mancanza di lavoro una delle cause principali: ben l’84,5% degli intervistati dichiara che i giovani vivono in famiglie con forti problemi di disoccupazione.

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