000_Nic6462494pdi Daniele Rocchi

Un colpo al cuore dei cristiani di Terra Santa ma non solo: la chiesa della Moltiplicazione dei pani e dei pesci, a Tabga, sulla riva nord-occidentale del lago di Tiberiade (Israele), è stata incendiata alle prime ore del 18 giugno riportando gravi danni materiali. Secondo quanto riferito dal Patriarcato latino di Gerusalemme, i vigili del fuoco sono accorsi sul posto intorno alle tre e trenta. Quando sono riusciti a domare il rogo, le fiamme avevano già causato seri danni al chiostro del santuario, che è uno dei luoghi cari ai gruppi di pellegrini cristiani che si recano in Terra Santa. Due persone che si trovavano nell’attiguo monastero – un anziano monaco e una giovane volontaria – sono state affidate alle cure dei medici per un’intossicazione causata dall’inalazione dei fumi dell’incendio. Il danno è stimabile in milioni di sheqel (valuta israeliana). Fratel Nikodemus Schnabel, uno dei monaci tedeschi dell’abbazia della Dormizione a Gerusalemme, proprietaria del santuario, ha affermato che “l’atrio della chiesa, e tutta l’ala sud degli uffici e del ‘divano’ vale a dire l’ampio soggiorno in cui nelle dimore mediorientali si ricevono gli ospiti, sono stati danneggiati. Le fiamme si sono propagate anche al tetto”. La chiesa è molto recente. Essa risale agli anni ‘70 del secolo scorso e sorge sui resti di un’antica chiesa bizantina.
Incendio doloso. Sui muri sono stati trovati dei graffiti in ebraico. Le scritte, tracciate con uno spray rosso, sono tratte da una preghiera recitata tre volte al giorno dagli ebrei praticanti, e sono la richiesta a Dio affinché annienti gli idoli e i pagani. Il che farebbe pensare che l’incendio sia stato volutamente appiccato. La comunità cristiana di Terra Santa si è detta “costernata” dopo il violento attacco alla chiesa che pure era stata già colpita nell’aprile 2014 da atti di vandalismo: due croci e un altare erano stati presi di mira dal lancio e pietre e rovesciati da una banda di ragazzi tra i 13 e i 15 anni vestiti come gli ultraortodossi. Gli stessi avevano poi oltraggiato con sputi, sassate e insulti una delle ospiti della foresteria. Un mese dopo, il 26 maggio, un piccolo rogo era stato acceso nella basilica della Dormizione a Gerusalemme, sul monte Sion, a due passi dal Cenacolo. Il fatto era avvenuto poche ore dopo il ritorno a Roma di Papa Francesco, che proprio al Cenacolo aveva concluso il suo pellegrinaggio in Terra Santa.
Ferma condanna. Quanto avvenuto il 18 giugno, si legge sul sito del Patriarcato latino di Gerusalemme, “non favorisce la pace tra i popoli di tutte le religioni. E in più, scoraggia i pellegrini e i turisti a venire in Terra Santa”. Dura la condanna degli Ordinari cattolici di Terra Santa (Aocts): “Un atto violento perpetrato da gente senza scrupoli e intollerante che danneggia l’immagine della Terra Santa, offendendo i cristiani di questo Paese e la Chiesa cattolica nel suo insieme, e che danneggia l’idea di uno Stato che si definisce democratico, tollerante e sicuro”. Fatti del genere, aggiungono i presuli “minano seriamente la coesistenza delle comunità religiose nel Paese: ebrei, cristiani e musulmani insieme devono lottare contro tali manifestazioni di violenza e di estremismo. L’educazione della gioventù nelle scuole religiose deve essere a favore della tolleranza e della convivenza”. Dal mondo politico e dalle chiese cristiane, è giunta immediata la richiesta per un’inchiesta rapida per individuare e punire gli autori di questo gesto. L’Ambasciata d’Israele presso la Santa Sede ha deplorato “queste azioni che sono in totale contrasto con i valori e le tradizioni di Israele che è una democrazia che garantisce piena libertà religiosa a tutti i credenti. Questo atto spregevole non rappresenta in alcun modo lo Stato di Israele ed i suoi valori”. Condanna anche dalla viceministro degli Esteri, Tzipi Hotovely. Dopo il fatto la Polizia israeliana ha fermato, e poi rilasciato, 16 giovani coloni israeliani. Dieci di loro sono di Yitzhar, insediamento noto per essere una roccaforte di estremisti, i cui abitanti già in passato si sono resi protagonisti di fatti analoghi.
“Il prezzo da pagare”. Dal 2009 si calcola che siano stati 43 gli attacchi contro chiese, monasteri e moschee in Israele, in Cisgiordania e a Gerusalemme Est. Le modalità sembrano essere sempre le stesse, con scritte sui muri e la sigla, che appare da circa tre anni, “il prezzo da pagare” (price tag) dietro la quale si celano militanti oltranzisti di gruppi vicini al movimento dei coloni. Gli episodi vengono denunciati e condannati dalle autorità religiose cristiane e da organismi come il Consiglio delle istituzioni religiose di Terra Santa, coordinamento formato da religiosi ebrei, cristiani e musulmani. A far ben sperare padre Schnabel è il fatto che “dopo l’attentato sono venuti tanti ebrei, tanti musulmani e tanti cristiani, tanti drusi. Possiamo dire che c’è una società civile che condanna questi comportamenti e queste violenze contro luoghi sacri”.

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