Don Stefano

CIVITELLA DEL TRONTO – Conosciamo più da vicino don Stefano Iacono a cui il Vescovo Carlo ha dato l’incarico di seguire, come padre spirituale, i giocatori della squadra Sambenedettese.

Cosa sognavi da bambino?
Devo essere sincero! Non ricordo di aver avuto sogni da bambino, infatti non ho avuto tanto tempo per poter sognare, perché già da bambino sono stato provato dalla morte improvvisa di mia sorella, che era molto più grande di me ed era come una mamma, in effetti per un ragazzino di 10 anni elaborare un lutto così grande non è stato facile.

Come è nata la tua vocazione?
Nella mia vita si è realizzata profeticamente la parola di Gesù che dice:”Chiamo gli ultimi per confondere i primi”. Infatti, io penso che la mia vocazione sia, innanzitutto, frutto della preghiera di tante “vecchiette” che nel passato ed ancora oggi, pregano il Santo Rosario per la conversione del mondo. Il buon Dio si è manifestato nella mia vita, nel momento in cui ero sicuramente più lontano da Lui. Avevo tutto, lavoro, ragazza, indipendenza economica … e la Samb, ma difatti non avevo niente perché fondamentalmente avevo una tristezza e una sete di Vera Felicità che non riuscivo a trovare in niente e in nessuna situazione terrena. In poche parole ho vissuto nella mia vita il “moto” di Sant’Agostino “il mio cuore è inquieto finché non riposa in Te” .

Due sono stati gli eventi importanti che, piano piano, mi hanno portato a decidermi totalmente per Gesù nella Sua Santa Chiesa. Il primo grande segno si manifestò nel 1993 con una catechesi di un sacerdote che “per caso” (… ma il caso non esiste!) prendendo in mano una croce a stilo, proclamò con forza che Gesù ci amava fino al punto di dare tutto se stesso, fino all’ultima goccia di sangue per noi: in quel momento ho sentito forte quella frase per me! Tornai dopo quelle parole, che spiritualmente “spaccarono” la pietra che avevo al posto del cuore, per la prima volta con una gioia interiore che non avevo mai provato!
Il secondo segno grande mi successe tramite una trasmissione televisiva mentre stavo vedendo un miracolo, ripreso da una telecamera, di una statua di gesso che raffigurava la Madonna che lacrimava sangue: in quella visione ho sentito interiormente l’amore materno di Maria che mi chiamava tutto per sé! Poi tutto il resto lo ha compiuto la Grazia di Dio!

La tua storia pastorale?
Premetto nel dire che ho avuto la grazia di essere ordinato sacerdote nell’anno del Grande Giubileo del 2000. Ho iniziato questa meravigliosa avventura con il Signore come vice-parroco a Cupra Marittima, poi dopo circa un anno sono stato trasferito per pochissimo tempo, sempre come vice-parroco, a Montalto.

Subito dopo, ho continuato la mia pastorale sacerdotale per circa un anno e mezzo nell’ospedale Gemelli di Roma; tra entrate ed uscite in reparto oncologico ho sperimentato anche nella malattia l’Amore di un Dio che mi chiamava ad offrire la mia vita anche da ammalato.
In quel periodo, ancora di più, il Signore mi ha fatto comprendere che la vita non va sprecata in banalità e in superficialità, ma va vissuta pienamente con il Signore e nel Signore!
Passato il tempo della malattia, il Vescovo Gervasio mi chiamò nel 2003 a mettermi a servizio, come Parroco della parrocchia di San Pietro in Colpagano, nel comune di Civitella del Tronto e da circa sei anni sono anche Parroco nella frazione Civitellese di Villa Lempa.

Come è nata la tua “vocazione” alla Samb?
Come ho accennato in una domanda precedente prima di incontrare nella mia vita Gesù, uno dei motivi portanti della mia vita era la Samb, a quell’epoca disputavamo la serie B.
La settimana cominciava bene se la mia squadra del cuore vinceva, altrimenti iniziava una tristissima settimana.
La domenica per me era solo “consacrata” con la partita dei rossoblu, sia che giocasse in casa sia che giocasse in trasferta.
Poi dopo essere divenuto sacerdote, per conoscenza di alcuni dirigenti che si sono susseguiti nel tempo, sono stato incaricato, nei vari anni, di portare il Signore a tanti ragazzi che giocavano a calcio a San Benedetto e, con il tempo, ho avuto anche la gioia di poter celebrare sacramenti a molti di loro.

Come hai accolto la richiesta di riprendere l’incarico dal Vescovo Carlo?
Con grande gioia ed entusiasmo, soprattutto perché con il mandato ufficiale del Pastore ci sarà sicuramente una grazia maggiore.

Come vorresti portare avanti questo servizio?
Sicuramente mi metterò all’ascolto delle ispirazioni che lo Spirito Santo ogni momento mi susciterà, cercando di mettere a servizio di questi ragazzi e giovani la mia vita e le meraviglie che Dio a fatto con un povero peccatore come me.

Come hanno preso o come pensi che prenderanno, i tuoi parrocchiani, questo tuo servizio alla Samb?
A livello calcistico sicuramente no! Qui sono tifosi, nella maggioranza dei casi, di “fede” ascolana.
Pastoralmente, però, sicuramente pregheranno anche per questo servizio, affinché porti frutti di santità e vera conversione nei ragazzi e giovani che incontrerò in questa nuova missione.

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