MerkelLa maestrina Angela, teutonica, con l’austera giacca di grisaglia e la cotonatura dei capelli, ribadisce la lezione e poi ammonisce: “Ognuno deve fare i compiti a casa. Sennò fioccano i 4 e le note sul registro”.
In mezzo alla classe, nel banco vicino alla finestra che lo porta spesso a distrarsi, si alza la mano di François. L’alunno parigino, con la fama da secchione e che abita nei quartieri alti, proclama il suo credo di libertà: “Circostanze eccezionali mi impediscono di mantenere gli impegni scolastici. Farò il mio dovere, ma l’anno prossimo, anzi nel 2017”.
Poco dietro sonnecchia Pierre, anch’egli dall’accento francofono, incaricato di fare il capoclasse: dovrebbe controllare i compiti altrui, ma lui non li fa quasi mai…
La classe terza A del liceo europeo di Bruxelles va così. Le regole ci sono, ma per alcuni sono elastiche, per altri rigidissime. C’è chi dice che per essere promossi bisogna studiare tutti i giorni, portando avanti il programma ministeriale. Altri sostengono che si fa quel che si può. Altri ancora sono attendisti – come l’immigrato toscano Matteo – e stanno a vedere come procedono le cose: pur sapendo che gli esami si avvicinano, aspettano ad aprire il libro di “Storia e prassi delle riforme”, sperando nella clemenza della commissione esaminatrice.
Su tutti vigila il preside, José Manuel, prossimo alla pensione, il quale presto lascerà il posto al collega Jean-Claude. Che già si mette le mani nei capelli…

PS – Questa storiella è stata previamente letta da Merkel, Hollande, Moscovici, Renzi, Barroso e Juncker. Nessuno l’ha gradita.

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