M. M. Nicolais

“Pregare fa meglio di una scatola di ansiolitici”. Parola diPorzia Quagliarella, psicologa e teologa, tra i relatori del nono corso su “Esorcismo e preghiera di liberazione”, svoltosi in questi giorni all’Ateneo Regina Apostolorum di Roma e all’Istituto Veritatis Splendor di Bologna. “Dobbiamo pensare alla risata di Satana, quando scegliamo cosa dobbiamo fare della nostra vita”, esorta l’esperta, invitando a prendere sul serio la presenza del diavolo e rivelando: “Io prego per i miei pazienti, loro non lo sanno”.

Qual è la differenza tra una persona malata e una “posseduta”? E come è possibile riconoscerla?

“È una distinzione netta e molto forte. Non ci fa piacere intrattenerci sul diavolo, ma il diavolo esiste, diceva san Giovanni Crisostomo nelle sue omelie. Parlare del diavolo non ci fa piacere, ma molte volte, nel toccare il male, inevitabilmente alcune anime si rendono conto che forse è utile intraprendere un percorso. Oggi, invece, ci troviamo ancora a dover subire l’ironia di coloro che pensano che parlare di diavolo sia fuori moda, o sia roba da Medioevo. Paolo VI, in un’udienza del 1972, diceva che chi rifiuta il male e Satana non ha letto le Sacre Scritture”.

Quali sono gli effetti sociali del satanismo?
“Ci sono stati molti cambiamenti dall’epoca dei processi di Luigi XVI, quando si verificarono le prime messe nere con la profanazione di ostie, suscitando uno scalpore enorme. Oggi anche il satanismo ha uno scopo di mercato, commerciale, legato a beni materiali: dall’uso indiscriminato del sesso, anche disgustoso, al lascito di denari, alla manipolazione di poteri. C’è un marketing anche nel satanismo. Se pensiamo alla classificazione di Bauman, la società ‘solida’ era una società ordinata, caratterizzata da valori forti che andavano rispettati e che tra gli aspetti di negatività presentava la lentezza con cui si operavano i cambiamenti. Dall’inizio del ventesimo secolo fino ad oggi, invece, la società ‘liquida’ in cui siamo immersi mette continuamente in gioco quei valori: la categoria del tempo è più importante di quella dello spazio, e il tempo fugge, è fluido, sciolto. Non c’è più un ordine costituito che ci protegge e garantisce valori forti, le persone sono quasi sballottate dalle onde in situazioni sempre nuove. Tutti questi fenomeni possono essere concause del maligno, che opera con seduzioni sottili: trasforma i bisogni superflui in desideri, e questi bisogni diventano compulsioni, in personalità estremamente fragili”.

Chi sono le prime vittime?
“Chi ne ha risentito per prima è stata la famiglia. I ragazzi di oggi, sempre più fragili, spesso anche a causa di genitori troppo buoni, che non sviluppano nei propri figli la capacità di tollerare il senso di frustrazione, sono attratti dai gruppi satanici. È un gioco perverso: se ho paura di qualcosa, o l’affronto elaborandola, cercando di capire di che cosa ho paura, oppure posso schierarmi dalla parte del più forte perché così non ho più paura e divento io il più forte. Il satanismo entra anche dalla tv: Pokemon vuol dire piccolo diavolo, ci sono cartoni animati che inneggiano alla violenza, all’uccisione, allo stupro, e questo crea traumi nei bambini. Se a tutto ciò si aggiunge la perdita della fede religiosa, abbiamo una frammentazione dell’identità. C’è poi quel tipo di fondamentalismo che porta a distruggere l’altro, che non ne rispetta la diversità. Infine, l’utilizzo del bisogno primario del sesso: se l’eros viene staccato dalla filìa, diventa strumentalizzazione dell’altro, e l’uomo stesso diventa merce che si può comprare e vendere”.

Come se ne esce?

“Il demonio non può mai possedere completamente una persona: tutti noi siamo comunque figli di Dio. C’è una parte sana di ciascuno di noi su cui possiamo impostare un lavoro. Ogni giorno veniamo messi alla prova: la nostra è un’identità frammentata, multipla, modulare, e Satana ne approfitta con il suo gioco sottile e perverso. Santa Teresa d’Avila parlava di un ‘giardino segreto’ dove incontrava il Signore. Nell’assenza di un luogo spirituale, oggi domina il non luogo, l’arido, il deserto: pian piano si inaridisce la vita spirituale e si riesce ad ascoltare solo la voce dei propri sensi. Non ci sono più legami affettivi, una comunità a cui riferirsi: il vuoto crea una crisi della fraternità, e anche le nostre comunità a volte diventano teatro delle nostre immaturità. Non c’è più un legame tra identità, luogo, comunità e cultura: vaghiamo senza legami, senza memoria e senza riferimenti, siamo costretti a reinventarci ogni giorno una memoria nuova. Ed è qui che la fragilità dell’umano emerge, in questo disancoramento. Il demonio, diceva sempre Paolo VI, insidia l’equilibrio morale dell’uomo”.

Quali sono le strutture psichiche del male?
“San Giovanni Paolo II affermava che il misterium iniquitatis non può essere compreso senza il riferimento al mistero pasquale, al mistero della redenzione. L’uomo non riesce a comprendere le coordinate totali del male, non riesce a capire come il male possa sedurre la volontà. Il progetto di Satana è di distruggere l’uomo: attraverso la psiche umana, che conosce benissimo, insinua nella mente pensieri ed emozioni negative. Quando c’è un influsso malefico, l’uomo può cedere se non si aggrappa a Dio. Ognuno di noi ha le sue zone d’ombra: è necessario un processo di integrazione della personalità, bisogna far leva su se stessi, conoscersi, far venire alla luce le propria fragilità e portarle alla luce di Cristo. Le fragilità vanno affrontate, integrate, facendo sì che la luce inglobi l’ombra, vincendo il male con il bene, come diceva san Paolo”.

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