San Benedetto del Tronto Li 29 Novembre 2012.

Al Presidente della Regione Marche Dott. Giammario Spacca

Egregio Presidente,

le note vicende della struttura ospedaliera di San Benedetto del Tronto, mi inducono, nella qualità di cittadino e presidente del Comitato di quartiere di Porto D’Ascoli Centro, a rappresentarle una situazione non più sostenibile sotto il profilo organizzativo ed assistenziale.

Giornalmente pervengono alla mia attenzione decine di telefonate di cittadini di questa Comunità che lamentano disagi e inefficienze sui servizi posti in essere alla cittadinanza dalla Locale Struttura Sanitaria: mancanza di posti letto,carenza di personale medico e paramedico, liste di attesa anche per diversi mesi per la prenotazione di richieste radiografiche e tempi lunghi anche per un intervento chirurgico, insomma una situazione di forte precarietà.

Lei certamente avrà conoscenza della posizione strategica della nostra città, in forza della quale, il Nosocomio riveste una notevole importanza. Numerosi sono i pazienti che affluiscono dai paesi limitrofi che consentono un bilancio attivo sulla mobilità. Tale dinamica e la competenza dei nostri operatori sanitari, hanno sempre posto la locale struttura sanitaria ai vertici della Regione Marche. Tuttavia, a seguito di riforme sanitarie decise dallo Stato, peraltro alcune prodotte dalla Regione Marche della quale Lei è autorevole esponente, mi consente di dire che, da molto tempo, purtroppo non vantiamo più questo primato.

Per una maggiore comprensione degli accadimenti riassumo brevemente i vari passaggi decisionali avvenuti, al fine di poter meglio valutare il passato ed il presente che consentono per il futuro una migliore organizzazione sanitaria.

Negli anni 70, le strutture ospedaliere erano governate dai Comitati di Gestione al cui vertice era posto un presidente con piena autonomia amministrativa e decisionale. Si avvertiva la presenza e la vicinanza degli amministratori al cittadino ed erano funzionanti.

Con la riforma sanitaria, la legge 833 del 23 Dicembre 1978, le competenze passarono alle Regioni. Purtroppo per  molteplici aspetti, a mio parere, iniziò il lento ed inesorabile declino del glorioso Ospedale, un tempo punto di riferimento per i sambenedettesi e non solo. Dunque, per motivi di razionalizzazione della spesa sanitaria, le strutture periferiche di Ripatransone  e Montefiore dell’Aso furono riconvertite in Residenze per anziani, mentre i piccoli ospedali del Nord continuavano ad esistere nella loro piena autonomia gestionale.

Negli anni 80 con Legge Regionale vennero costituite le 24 Asl, in seguito ridotte a 13 e successivamente venne costituita l’Asur ( Azienda Sanitaria Unica Regionale) con accentramento dei poteri decisionali, giuridici e patrimoniali nel Capoluogo Dorico. Con ulteriori atti Regionali furono costituite 5 Aree vaste, una per ogni Provincia; per la struttura sanitaria sambenedettese la sede amministrativa veniva posta in Ascoli Piceno. Ora si parla di diverse ipotesi: ospedale unico, ospedale di vallata, ospedali riuniti di Ascoli e San Benedetto del Tronto.

Tuttavia alla luce di tante disfunzioni e carenze oggettivamente riscontrate, credo che sia giunto il tempo di fare una seria riflessione e di porre in discussione questo modello organizzativo sanitario delle Marche, rivelatosi ormai nel tempo obsoleto, inadeguato e penalizzante per i cittadini, per i dipendenti, per il nostro territorio. Credo anche che sia giunto il tempo in cui la politica nel settore sanitario, in generale, faccia un passo indietro e venga restituito il primato alla competenza e le decisioni agli esperti del settore. Ho scritto questa lettera perché mosso dallo sconforto personale e dall’indignazione dei cittadini, perché da utente spiace dover constatare le disfunzioni e le lamentele dei pazienti e degli operatori che frequentemente appaiono sulla stampa. Spiace dover segnalare che il profondo Sud delle Marche, pur contribuendo come il Nord in termini contributivi, venga ulteriormente penalizzato.

Lei è persona competente, preparata e sensibile al problema, le chiedo di intervenire per superare questo modello organizzativo non più rispondente alle moderne esigenze sanitarie e questo momento di grave confusione e difficoltà, per restituire voce al comparto della sanità e soprattutto di tenere in considerazione massima questo territorio. Sono certo che Ella interverrà nell’interesse esclusivo dei cittadini e principalmente nel Piceno. Con stima e nell’attesa, mi pregio inviarle distinti saluti.

 

Comitato di quartiere Porto D’Ascoli Centro.

Il Presidente

Elio Core

 

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