DIOCESI – Pubblichiamo la lettera aperta del Vicario Generale della diocesi di San Benedetto del Tronto – Ripatransone – Montalto, Don Patrizio Spina, rivolta alle comunità del Piceno e ripresa dalla sua pagina Facebook.

Circa un mese fa, a fine novembre, mi è capitato di accompagnare un giovane cresciuto con me in Parrocchia alla sua ordinazione presbiterale. Quante storie vissute in comunità in quegli anni e mi sono commosso, ho pianto. Ed ho sorriso, contento, perché mi rendo conto di essere più tenero, invecchiando.

Farsi carico delle reciproche fragilità o fatiche, non è sempre stato facile e non sempre tutto andava come era nei nostri piani. Abbiamo imparato a fidarci, di Dio e di chi Lui ci stava mettendo accanto. Ed abbiamo camminato: per questo mi sono commosso.

Grazie a Dio non è l’ultimo giovane che si sta avviando al sacerdozio di cui sono amico e fratello.

Mi pare di scorgere anche qui, dove sono adesso, qualcuno che si sta interrogando a proposito.

Come è la vita da prete?” Intensa, a volte sei in movimento accelerato e a volte in pausa di riflessione. A volte la tua oggettiva fragilità ti fa paura ma sono quelle le situazioni in cui verifichi che la tua vocazione-fragile- è solida.

Non sei solo perché Colui che ti chiama abita lì, nella tua umanità che è mangiatoia.

Penso che sia lo stesso per un Vescovo, che prima di essere Vescovo è prete ed è profondamente uomo. Pertanto fragile ed umano.

Ai giovani che si accompagnano al presbiterato naturalmente non si nascondono le fatiche della pastorale: in parrocchia non sempre tutti sono contenti del tuo operato. Ovviamente quando te ne accorgi, una domanda te la poni e le risposte arrivano.

Non sei stato inviato per piacere ed accontentare tutti ma per portare un messaggio – che non è tuo- a tutti, nessuno escluso. Nemmeno quelli che ti hanno criticato apertamente o alle spalle. Lo stesso messaggio che ti accompagna e ti riscalda sempre il cuore: il Signore non ti lascia mai da solo e vive accanto a te, ovunque tu possa trovarti.

Ci capita di essere alle stelle a volte per le tante gioie che ci vengono regalate e lì trovi il Signore per ringraziarlo. Puoi anche sentirti nel buio dei propri delire infernali, ma anche li ritrovi il Signore che ti è accanto. Il salmo 139 è illuminante a tale proposito

Ringrazio Dio per come abbiamo accolto tempo fa il nostro essere uniti alla Diocesi di Ascoli Piceno nella persona del Vescovo Gianpiero Palmieri.

Non è stato facile all’inizio e ricordo perfettamente il silenzio assordante di quando il Vescovo Carlo ci convocò tutti in Cattedrale per darci questa notizia.

Abbiamo accolto tutto ciò nella verità della nostra storia. E da lì ci siamo messi in cammino, piano piano, creando situazioni di conoscenza e di amicizia. Abbiamo imparato a ridere e a non prenderci troppo sul serio per il fatto di essere sambenedettesi o ascolani.

Abbiamo partecipato ad incontri, ritiri, escursioni. È stata ed è sinceramente una bella storia.

La storia che ci attende credo sia ancora più intrigante ed affascinante…. e faticosa.

Menomale – potrebbero dirmi i giovani che si stanno avvicinando al sacerdozio – perché se ci avesse fatto paura la fatica o il fascino di percorrere nuovi cammini, forse ce ne saremmo stati a casa.

Storia che vivremo con  gli amici delle nostre comunità parrocchiali che camminano con noi.

La fatica del conoscersi e del ricominciare dura un tempo ma poi finisce e cede spazio alla gioia di “inventarsi” cose nuove che si costruiscono molto bene su quelle passate.

Ed è così che leggo il percorso vissuto insieme al Vescovo Gianpiero che sta imparando a conoscerci e a “metterci insieme”. Domani quando sapremo fermarci e riconoscere che anche questa volta il Signore ha aperto una strada per noi sarà bello dirsi: Grazie Signore perché ci hai liberato dalle paure.

Questo lo sapremo raccontare e quando ci verrà chiesto, risponderemo che è stato possibile perché ci siamo fidati. Ci siamo semplicemente fidati, il che suona un po’ sovversivo o rivoluzionario.

Abbiamo continuato a fidarci di Dio che si è fatto presente attraverso la fragile umanità del Vescovo Gianpiero.

Riconoscere la fragile umanità del Vescovo Gianpiero e farne esperienza ci ha permesso e ci permette di apprezzare il suo stile fraterno ed accogliente, dove si cerca di non far rimanere nessuno per strada, da solo.

Naturalmente tutti abbiamo da imparare- e ci mancherebbe pure che pensassimo il contrario.

Naturalmente faremo degli errori: dovremmo fermarci per paura di questi?

Ci aiuteremo a riconoscerli, come stiamo facendo in questi tempi, e fare meglio.

Piaceremo a tutti? Non è questa la domanda giusta, secondo me.

Piaceremo a Dio e sapremo costruire insieme le nostre comunità? Credo di si.

Sarà facile e semplice? Manco per idea e le trappole potranno esserci, come la storia ci ricorda.

Che bello comunque poter ammirare la bellezza della fragilità di Gesù a Natale e saperci riconoscere tutti in quella.

Sarà davvero credo un bel Natale, insieme al Vescovo Gianpiero e a tutte le nostre comunità sparse in terra picena ed abruzzese, perché stiamo tutti lì, davanti alla mangiatoia, gustando la gioia di saperci tutti fratelli, grazie a Lui.

Buon Natale!

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