DIOCESI – “In questo Bambino, Dio ci invita a farci carico della speranza. Ci invita a farci sentinelle per molti che hanno ceduto sotto il peso della desolazione”.
Con queste parole, papa Francesco ci ricordava che il Natale ci chiama a farci vicini agli altri, specialmente ai più bisognosi, vivendo la concretezza dell’amore di Dio che si fa piccolo nella mangiatoia per portarci speranza.
È con questo spirito che in questi giorni di festa vogliamo dare voce a chi spesso voce non ha.
Iniziamo oggi, alla Viglia di Natale, con una lettera che abbiamo ricevuto dai coniugi Patrizia Romagnoli e Massimo Martinelli, genitori di Valeria, una giovane donna di 28 anni con una grave disabilità. Da mesi Valeria vaga alla ricerca di una struttura che possa darle cure adeguate e possa quindi diventare la sua casa.
Pubblichiamo la lettera integrale:
Pregiato Direttore,
siamo due assidui lettori del giornale L’Ancora e, avendo notato la sensibilità con cui spesso vengono affrontati alcuni temi delicati sulla vostra testata, ci siamo decisi a scriverle nella speranza di trovare una soluzione ad un problema per noi molto serio.
Siamo genitori di Sara e Valeria, due figlie meravigliose.
Valeria, in particolare, ha 28 anni ed una grave disabilità intellettiva e comportamentale, che si è palesata fin dalla nascita. Dopo aver trascorso 14 anni in famiglia con grandi sacrifici ma con la gioia di averla sempre con noi, ci siamo resi conto che l’amore non bastava più. Occorrevano cure professionali che solo una struttura attrezzata poteva darle. Purtroppo, infatti, la patologia che la riguarda, non lascia spazio ad un intervento diverso. Perciò, in qualità di amministratori di sostegno di nostra figlia, siamo stati costretti a trovare una struttura che potesse prendersi cura di lei e fornirle i servizi quotidiani di riabilitazione che le sono necessari. Purtroppo nelle Marche c’è penuria di strutture attrezzate e quelle poche esistenti erano già piene. Per questo motivo siamo stati costretti a spostarci oltre il confine regionale. Per ben 12 anni Valeria è stata accolta in una struttura dell’Emilia Romagna ed è stata benissimo.
Poco meno di due anni fa, però, sono iniziati grossi problemi. Si è reso necessario trasferire Valeria in un’altra struttura, questa volta in Toscana, perché in Emilia Romagna c’era necessità di posti letto. Per noi viaggiare da Grottammare fino alla struttura toscana non era semplice né economicamente vantaggioso, ma abbiamo accettato per il bene di nostra figlia. Lì nella struttura Valeria è rimasta fino allo scorso Ottobre, quando, a seguito di una crisi di nostra figlia, all’improvviso gli operatori sanitari della struttura l’hanno fatta ricoverare in ospedale. Dopo pochi giorni di permanenza nell’ospedale, Valeria era pronta per essere dimessa, ma l’amministrazione della struttura sanitaria in cui era ospite, si è rifiutata di riprenderla. Nonostante le nostre chiamate ed i nostri appelli, nonostante non ci fossero altre strutture che potessero ospitarla, hanno lasciato che nostra figlia restasse per due mesi nel reparto di psichiatria della struttura ospedaliera, pur non avendo alcuna patologia di tipo psichiatrico. Questo fatto è molto grave, in quanto, durante la sua lunga degenza, non solo non ha avuto la continuità assistenziale per lei necessaria, ma ha avuto anche un peggioramento delle sue condizioni. Immagini come possa sentirsi una persona qualsiasi, se fosse obbligata a stare chiusa in un reparto di psichiatria, senza avere alcuna malattia di tipo psichiatrico! Purtroppo, però, nonostante ci siamo attivati subito con una estenuante ricerca, non siamo riusciti a trovare una struttura che potesse accogliere Valeria, la quale è rimasta lì per 50 interminabili giorni.
Lo scorso 8 Dicembre, siamo riusciti, seppur a fatica, ad anticipare le vacanze natalizie, così da tirare nostra figlia fuori dal reparto psichiatrico e riportarla a casa. Ora Valeria è con noi, con persone che le vogliono bene, in una casa accogliente e ricca d’amore. Ma può restarci solo per un tempo limitato, perché ha bisogno di cure adeguate e professionali che noi non possiamo darle. Siamo quindi alla ricerca di una struttura che possa accoglierla con altrettanto amore e prendersi cura di lei in maniera idonea alle sue esigenze.
Sui giornali, in tv e spesso anche in consessi privati, si parla frequentemente di inclusione, di attenzione alla disabilità, di farsi prossimi a chi è fragile, ma per quanto ci riguarda, all’atto pratico, in questa circostanza ci siamo ritrovati da soli, bussando a molte porte, senza che mai se ne aprisse una. È come se, per il mondo, la disabilità di nostra figlia fosse diventata una colpa. È come se, per il mondo, nostra figlia stessa fosse diventata una colpa.
Per noi no. Valeria non solo non è una colpa, ma un dono grande che ci ha fatto scoprire all’improvviso di quanta forza possiamo essere capaci e di quanto potente e grande possa essere l’amore per un figlio, capace di superare ogni limite umano e di tirare fuori le forze più recondite che abbiamo dentro. Noi siamo nati insieme a nostra figlia, che, insieme all’altra, è la nostra ragione di vita. Valeria e Sara sono la ragione per la quale e grazie alla quale noi siamo. Immaginate quindi il dolore che ci procura ogni chiamata non risposta, ogni domanda ignorata, ogni porta sbattuta in faccia. Ciò nonostante, non perdiamo la speranza e ci auguriamo che la nostra lettera possa giungere, attraverso il vostro giornale, a più persone possibili, così da poter divulgare il nostro appello ovunque, fino a trovare una struttura attrezzata per nostra figlia. Valeria è una ragazza dolce, con una forza incredibile, che sorride e ci tiene la mano, tranquilla e felice. Non sappiamo fino a quando saremo in grado di proseguire da soli, ma sappiamo con certezza che terremo quella mano stretta alla nostra fino a quel momento, per farle sentire tutto il calore che il mondo, per ora, non le stando.
Con gratitudine,
Patrizia e Massimo
“Ella diede alla luce il suo figlio primogenito;
lo fasciò e lo pose a giacere in una mangiatoia,
perché non c’era posto per loro nell’albergo”
(Lc 2,7)
Gesù, che non trovò posto in albergo e nacque in una mangiatoia, dopo oltre 2000 anni, ci ricorda che nasce ancora oggi in mezzo a noi.
Ci auguriamo che Valeria trovi al più presto il suo “albergo“, nel significato etimologico di questa parola: non una mangiatoia fredda, arrangiata, provvisoria, bensì una dimora fortificata, in cui sentirsi a casa e al sicuro.
Buon Natale a tutti, soprattutto a Valeria e ai suoi familiari!





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