Rivivi la diretta della celebrazione

Il servizio fotografico, a cura di Simone Incicco, è in fondo all’articolo.

DIOCESI – “È un momento bellissimo di preghiera per la nostra comunità diocesana, per le nostre Chiese di Ascoli Piceno e di San Benedetto del Tronto – Ripatransone – Montalto. Il Signore infatti accoglie e unisce a sé due giovani, Francesco e Giovanni. E noi vivremo questa Liturgia ben sapendo che ognuno di noi è chiamato dal Signore ad unirsi a Lui, a formare un solo corpo con Lui e con tutta la Chiesa. E così ha fatto anche con Francesco e Giovanni che ha chiamato a sé per servire la Chiesa”.

Sono queste le parole con cui l’arcivescovo Gianpiero Palmieri ha aperto la Celebrazione Eucaristica da lui presieduta Sabato 22 Novembre 2025, alle ore 18:00, presso la cattedrale Santa Maria Madre di Dio e Sant’Emidio, in Ascoli Piceno, dove è avvenuta l’Ordinazione Presbiterale dei giovani diaconi Francesco Bollettini e Giovanni Rossi.

La Santa Messa è stata concelebrata da tutti i presbiteri delle due Diocesi del Piceno, che hanno occupato le prime file dell’immensa navata centrale e di quella laterale sinistra. Sull’altare, accanto al vescovo, hanno concelebrato il vicario generale della Diocesi di San Benedetto del Tronto – Ripatransone – Montalto, don Patrizio Spina, il cerimoniere della Diocesi di Ascoli Piceno, don Gianmarco Lupini, il rettore del Pontificio Seminario Regionale Marchigiano PIO XI di Ancona, don Claudio Marchetti, e il rettore del Seminario Redemptoris Mater di Macerata ed Ascoli Piceno, don Davide Tisato.

Presenti, tra la folta assemblea, molti amici dei due consacrandi: i fedeli della comunità di San Marcello di Ascoli Piceno e della comunità Sacro Cuore di Gesù di Martinsicuro, parrocchie di origine rispettivamente di Giovanni e Francesco; la Comunità del Cammino Neocatecumenale della parrocchia dei Santi Pietro e Paolo di Ascoli Piceno, in cui è cresciuto Giovanni, e i Gruppi Scout Agesci di Grottammare 3 e Monteprandone 1, frequentati da Francesco fin dalla tenera età; i seminaristi e i formatori del Seminario di Macerata ed Ascoli Piceno e quelli del Seminario di Ancona, in cui i due hanno frequentato gli studi; i seminaristi del Seminario di Roma, dove Francesco sta proseguendo gli studi, e alcuni presbiteri di Malta, dove Giovanni è stato in missione; i fedeli della parrocchia San Filippo Neri di San Benedetto del Tronto e della parrocchia Madonna della Speranza di Grottammare, dove, nell’ordine, Giovanni e Francesco stanno svolgendo il loro Ministero; i fedeli delle parrocchie in cui sono stati da seminaristi, come la parrocchia San Basso di Cupra Marittima e  le parrocchie dell’Unità Pastorale Regina Pacis e Sacro Cuore di Gesù di Centobuchi di Monteprandone.

La presentazione e l’elezione dei candidati

La Celebrazione è entrata nel vivo dopo la Liturgia della Parola, con la presentazione dei due candidati al Presbiterato da parte dei due rettori, come previsto dal rito di Ordinazione.

Don Claudio Marchetti ha presentato Francesco Bollettini con queste parole: “Il sì detto poco fa da Francesco, oltre ad essere un segno di speranza per la Chiesa Truentina e non solo, è la risposta consapevole e libera all’Amore incondizionato del Padre che lo ha rivestito della dignità di figlio, gli ha dato fiducia e, come dice l’Apostolo, lo ha ‘chiamato con una vocazione santa’ a servizio del Regno.
Il Signore ha voluto incontrare Francesco nel pieno della sua adolescenza, seducendolo con la bellezza attraente del Suo Amore e della Sua Misericordia. Ed egli, pur giovanissimo, si è lasciato sorprendere e affascinare da quel Gesù, di cui aveva sentito parlare sin da piccolo, verso il quale, quasi senza spiegarselo, nutriva curiosità e fascino e che pian piano ha suscitato nel suo cuore il desiderio non solo di seguirLo, ma anche di donarGli la vita.
Francesco è ancora molto giovane e desideroso di esperienza, ma ha lavorato con grande impegno negli anni della sua prima formazione. Un tempo non sempre facile e lineare, ma comunque prezioso per crescere nella fiducia verso il Signore, sé stesso e gli altri, e per apprendere nella fatica del cammino che solo l’Amore di Dio può trasfigurarci, facendoci uscire dalle tombe delle nostre paure ed abilitandoci a servirlo nella Chiesa, e che questo prodigio dura tutta la vita per l’azione del Suo Santo Spirito. A partire da ciò, la croce, sua fedele compagna di viaggio, ora per grazia può guardarla e accoglierla come croce gloriosa da cui trarre forza e coraggio – e direi di cui non vergognarsi, avere paura e fuggire.
Con gioia grande e gratitudine profonda, egli ha accolto la chiamata di questa sua Chiesa a consegnare per amore tutta la sua esistenza per l’annuncio del Vangelo, perché tanti fratelli e sorelle possano gustare ancora, come egli stesso ha potuto sperimentare nella sua vita, la tenerezza della Sua Misericordia e la potenza della Sua Forza Liberatrice.
Francesco sa di aver bisogno ancora di cura e accompagnamento e nutre piena fiducia che il popolo a cui sarà inviato prima di tutto possa accoglierlo nella propria quotidianità credente. La sua generosità e la sua ricchezza non mancheranno.
A questa Chiesa, a questo presbiterio e in modo speciale a te, caro Vescovo Gianpiero, affido Francesco e i primi passi del suo ministero.
Per tutto ciò, dalle informazioni positive raccolte presso il popolo di Dio (dalla sua parrocchia di origine del Sacro Cuore di Martinsicuro, dalle parrocchie di San Basso di Cupra Marittima, Sacro Cuore e Regina Pacis di Centobuchi in cui ha svolto il servizio pastorale e da quella della Madonna della Speranza di Grottammare dove ha svolto il Ministero diaconale), e secondo il parere di coloro che con me ne hanno curato la sua formazione, posso attestare che Francesco è degno di essere ordinato presbitero”.

Don Davide Tisato, dopo aver salutato tutte le comunità, le associazioni e i gruppi presenti,  ha invece presentato Giovanni Rossi con queste parole: “Giovanni ha 29 anni, è figlio di Giuseppe che lo guarda dal Cielo (+2024) e di Lorella. Quinto di otto, figli cresce nella fede ricevuta dai suoi genitori e poi entra nel Cammino Neocatecumenale a 13 anni nella parrocchia dei Santi Pietro e Paolo di Ascoli.
A 20 anni entra nel Seminario Diocesano Missionario Redemptoris Mater di Ascoli e la sua formazione si fonda su tre capisaldi: la vita comune del seminario, che lo fa crescere come uomo, la sua Comunità Neocatecumenale, che lo sostiene nella fede, e la missione in Terra Santa, Papua Nuova Guinea e Malta, che caratterizza e conferma il suo spirito missionario.
Per tutto ciò, dalle informazioni positive raccolte presso il popolo cristiano (dalla sua parrocchia di origine di San Marcello di Ascoli Piceno, dove ha svolto anche il suo tirocinio pastorale, dalla parrocchia di San Filippo Neri, dove sta svolgendo il suo Ministero diaconale) e secondo il giudizio di coloro che con me ne hanno curato ed attestato la sua formazione, posso attestare che Giovanni è degno di essere ordinato presbitero”.

Il vescovo Gianpiero ha quindi accolto la richiesta dei due rettori, dicendo: “Con l’aiuto di Dio e di Gesù Cristo nostro Salvatore, noi scegliamo questi nostri fratelli per l’Ordine del Presbiterato“.

L’omelia del vescovo Gianpiero

Dopo l’elezione dei candidati, mons. Palmieri ha aperto la sua omelia, facendosi portavoce della grande gioia dei fedeli delle Diocesi del Piceno nell’accogliere due nuovi e giovani preti: “Carissimi, oggi la nostra Chiesa è davvero in festa! Chiesa di San Benedetto del Tronto – Ripatransone – Montalto e Chiesa di Ascoli Piceno, siamo in festa perché il Signore ci ha fatto dono di due dei suoi amici. Non è bastato al Signore intrecciare con Giovanni e Francesco una bellissima storia di amore e di amicizia, ma ha voluto anche donarceli come presbiteri. Pensate! In questi tempi così strani, segnati da pessimismo ed individualismo, il Signore ci ha regalato due suoi amici, due presbiteri, quindi due servi a tempo pieno a disposizione delle nostre comunità. Escono dalle nostre Chiese, sono figli delle nostre famiglie cristiane e di quella famiglia cristiana che è la nostra comunità e la vogliono servire per tutta la vita. Non è straordinario tutto questo? Non è il segno che Dio non si è stancato di noi?! Non è un dono dall’Alto di cui avere sempre cura? Cura ed infinita tenerezza?”. 

Ha poi aggiunto: “Questi giovani uomini, Francesco e Giovanni, ci donano la loro giovinezza, il loro entusiasmo, la loro voglia di vivere. Si fidano della Chiesa, anzi di più: la amano. Ci amano. Non sono alla ricerca di un posto tranquillo, in cui tirare a campare con mediocrità e tristezza. Sanno benissimo che essere preti oggi, in questo tempo di grandi trasformazioni sociali ed ecclesiali, non è affatto comodo, bensì è molto scomodo, perché spinge a continui cambiamenti. Non tanto geografici, quanto di prospettiva, di prassi, di vita. C’è una forma nuova di Chiesa che sta emergendo e bisogna assecondare lo Spirito Santo che la sta inventando e costruendo piano piano per noi attraverso i nostri faticosi discernimenti e la nostra creatività più audace. C’è un nuovo modo di essere laici e preti, diaconi e vescovo. Un modo che va inventato sul campo e che va illuminato giorno per giorno, lasciando che lo Spirito piano piano faccia cadere resistenze e stereotipi. Tutto questo è scomodo, certo, ma anche meravigliosamente entusiasmante! Ha un sapore buonissimo e l’intensità di quel flato di Vangelo che spesso inaspettatamente illumina e scalda il cuore delle persone.
Qual è la differenza di questi due giovani sacerdoti rispetto a quelli di qualche anno fa? Direi che, prima di tutto, c’è nel cuore di tanti giovani preti, anche nel cuore di Francesco e Giovanni, una grande ricchezza del mondo interiore. In passato poteva esserci ogni tanto un prete più ricco spiritualmente e un altro più ‘praticone’. Oggi no. I giovani, come Francesco e Giovanni, sono tutti molto profondi: tanto più hanno sofferto, tanto più la Grazia ha scavato dentro di loro. Ma questo non soltanto per i nostri sacerdoti, bensì anche per tanti altri nostri giovani. Il loro desiderio di autenticità e di sincerità è radicato nel profondo del loro cuore e non è possibile disattenderlo per loro. Hanno allergia per la superficialità e le frasi fatte. La loro amicizia con il Signore è forte. La loro preghiera verso di Lui è una grande risorsa. Rifiutano – giustamente – di essere ridotti alle cose da fare in parrocchia. Sono invece bravi ad ascoltare, sono empatici a capaci: sanno intuire e capire le sofferenze degli altri. Sanno commuoversi. Sono profondamente umani. E allora sono proprio ciò che ci vuole per essere pastori oggi, in questo nostro tempo. Sono quei pastori che, secondo il cuore di Dio, il Signore ci vuole donare”.

Il vescovo Gianpiero ha quindi concluso la sua omelia, illustrando le caratteristiche del buon pastore: “Il buon pastore non è un mercenario. Il buon pastore chiama ogni pecora per nome. Il buon pastore porta le sue pecore a dissetarsi di acqua fresca, la preghiera, e dà loro da mangiare il buon cibo, la Parola di Dio. Il buon pastore va in cerca di tutti, di ciascuna pecora, anche quando se ne perde una sola. Il buon pastore non mette palizzate, anche se le pecore ogni tanto scappano, non toglie la libertà a nessuno per paura che scappi. Il buon pastore dà la vita per le sue pecore, la dà fino in fondo, la dà con Cristo.
Voi, carissimi Francesco e Giovanni, non agite da soli. Da oggi entrate in un presbiterio costituito da tanti preti che oggi sono qui – quasi tutti – per imporre su di voi le mani e dirvi un giorno: ‘Io c’ero, eh!‘. E così vi accolgono in un presbiterio che si sente un solo corpo. Noi ci sentiamo un solo corpo, non perché non vi siano fatiche nel vivere la comunione o non ci siano tensioni, ma perché tutti siamo accomunati dal fatto che, quando ci siamo alzati da quel pavimento, eravamo intimamente legati a Cristo ed avevamo i lineamenti del buon pastore. E non per merito nostro, ma per dono suo. 
Carissimi Giovanni e Francesco, Dio vi benedica! Questa comunità vi accoglie. Il presbiterio invoca – insieme a tutta la comunità – lo Spirito Santo su di voi. Voi oggi entrate a far parte del presbiterio e, come membra di questa comunità, siete a servizio di tutti. Il Signore benedice la vostra giovinezza e sarà sempre accanto a voi. Sempre!“.

Impegni degli eletti

Terminata l’omelia, gli eletti sono stati invitati da mons. Palmieri ad esprimere, davanti ad presbiterio e alla comunità riunita, la volontà di assumere gli impegni derivanti dal Ministero Ordinato, nel grado di Presbiteri:

  • servire il popolo di Dio;
  • predicare il Vangelo ed insegnare la fede cattolica;
  • celebrare i Misteri di Cristo, specialmente nei Sacramenti dell’Eucaristia e della Riconciliazione;
  • implorare la divina misericordia, dedicandosi assiduamente alla preghiera;
  • essere sempre più uniti a Cristo, consacrando loro stessi a Dio per concorrere, insieme a Lui, alla salvezza di tutti gli uomini;
  • promettere filiale rispetto ed obbedienza al vescovo e ai suoi successori.

I segni dell’Ordinazione Presbiterale

Dopo l’omelia, la Celebrazione ha vissuto il suo momento più atteso: l’Ordinazione Presbiterale di Francesco e Giovanni. L’assemblea ha seguito con attenzione e partecipazione i gesti compiuti dal vescovo, dagli altri presbiteri e dai due candidati, in quanto il loro significato era stato spiegato poco prima da mons. Palmieri durante la sua omelia. Commentando il Vangelo del giorno, infatti, aveva specificato che si tratta di una pericope molto gradita ai giovani Francesco e Giovanni, in quanto “dice molto bene quello che è avvenuto nel loro cuore. Diversamente da ciò che pensano i capi, i soldati e persino uno dei malfattori, Dio non si riconosce perché salva se stesso, scendendo dalla croce. Dio – ci dice Gesù – non è Colui che ci risparmia dallo scendere negli inferi. Al contrario, spesso mi posso ritrovare nel buio più profondo dell’esistenza, o per colpa mia o per colpa di vicende della mia vita. Ma non sono solo. In questo spazio così profondo nell’abisso del mio cuore, c’è il Cristo accanto a me. Negli inferi, il Figlio di Dio,  il Cristo, è sceso e a Lui, anche con un filo di voce, nel buio della tristezza o della disperazione, io posso dire: ‘Ricordati di me!’. E sono salvo.
Ecco qual è allora il volto di Dio! Un volto che innamora e conquista, perché è il volto di Dio-Amore che non disdegna di scendere negli abissi della mia vita e da quelli mi risolleva, con la forza vittoriosa del Suo amore. 
Forte dell’esperienza del Suo amore, conquistati da Lui, ognuno di noi è chiamato a consegnargli tutto se stesso, con un movimento di fiducia totale. Una fiducia anche pazza, se volete. Ma una fiducia totale. È questo che hanno sperimentato Francesco e  Giovanni. E forse in questo rintracciamo anche qualcosa della nostra biografia. Raggiunti da Cristo nei nostri inferi, il Suo amore ci ha reso nuovamente liberi. Rimane tutta la mia miseria. Rimangono i miei difetti, il mio caratteraccio, e mie miserie, i miei peccati per cui provo vergogna. Rimane tutto questo in Giovanni e Francesco. Ma, nello stesso tempo, tutto è cambiato. Il suo amore mi ha liberato dalla preoccupazione nevrotica di salvare a tutti i costi me stesso. E chi non ce l’ha questa tentazione, questa preoccupazione di salvare a tutti i costi la mia immagine e la mia reputazione?!  E il Signore mi colloca al vertice della mia miseria e mi fa sentire profondamente libero, perché amato. Libero e con un grande desiderio di amare, a servizio dei miei fratelli.
A loro, ai fratelli e alle sorelle, carissimi Francesco e Giovanni, mille volte chiederete perdono per i vostri peccati. Ma mille volte dai vostri fratelli e dalle vostre sorelle vi sentirete dire ‘Grazie!’. Se un giorno non parteciperete alle loro feste, non importa. Ma se non scenderete – anche solo per dare un abbraccio – nel profondo dei loro inferi, non sarete capiti. 
Voi, da preti, realizzerete di essere fatti ad immagine e somiglianza di Gesù Risorto ed Uomo Nuovo. La Liturgia vi fa sdraiare a terra – e questo ricorda la morte di Gesù – per poi farvi rialzare e rivestire delle vesti sacerdotali, dopo che avremo invocato lo Spirito su di voi. Questo significa che voi siete chiamati a risorgere con Cristo. Avrete un volto diverso, il volto del Cristo buon pastore. Voi, da questa croce condivisa con Gesù, passate a vita nuova nel Suo Regno. E questo è il paradiso quaggiù”.

La Prosternazione e le Litanie dei Santi

I due eletti si sono prostrati davanti all’altare e, invocando le Litanie dei Santi, tutta l’assemblea ha pregato il Signore per loro.

Imposizione delle mani e preghiera di Ordinazione

Il vescovo ha poi imposto le mani sul capo di ciascun candidato in silenzio, seguito da tutti i sacerdoti presenti. Questo gesto, che risale all’antichità, conferisce lo Spirito Santo per il ministero sacerdotale.

Subito dopo il vescovo ha pronunciato la preghiera di Ordinazione, invocando lo Spirito Santo, affinché conferisse ai candidati il dono e la dignità del sacerdozio, nel grado di Presbiteri.

Vestizione degli abiti sacerdotali

A seguire, ai nuovi presbiteri sono stati fatti indossare i paramenti sacerdotali, simbolo della loro vita nuova e del loro nuovo Ministero, così come la stola e la casula.

Unzione crismale e consegna del pane e del vino

Il vescovo ha poi unto il palmo delle mani dei nuovi sacerdoti con l’olio del Crisma, per simboleggiare la loro consacrazione speciale, e ha pregato il Signore affinché custodisca i due nuovi preti.

Il vescovo ha poi consegnato ai due neopresbiteri una patena con l’ostia e un calice con il vino, simboli del loro nuovo servizio nella Celebrazione Eucaristica, e ha raccomandato loro di vivere pienamente l’Eucaristia sull’altare e nella loro vita: “Renditi conto di ciò che farai, imita ciò che celebrerai, conforma la tua vita al mistero della croce di Cristo Signore“.

Abbraccio di pace

I riti dell’Ordinazione si sono conclusi con l’abbraccio di pace tra il vescovo e i due nuovi presbiteri e, a seguire, l’abbraccio con tutti i preti concelebranti, segno di accoglienza nella fraternità presbiterale delle due Diocesi del Piceno.

La Liturgia Eucaristica con don Francesco e don Giovanni

Dopo l’abbraccio di pace, tutti i fedeli hanno rinnovato le promesse battesimali e la Messa è proseguita come di consueto fino alla Liturgia Eucaristica, quando invece si è reso visibile a tutti il nuovo Ministero che don Francesco Bollettini e don Giovanni Rossi avevano appena ricevuto: i due giovani preti, infatti, si sono portati all’altare per partecipare alla preghiera eucaristica. In particolare durante l’epiclesi, ovvero la preghiera di invocazione dello Spirito Santo con la quale si chiede di trasformare il pane e il vino nel corpo e sangue di Cristo, don Francesco e don Giovanni, per la prima volta, hanno imposto le mani, insieme agli altri presbiteri, per invocare lo Spirito Santo sulle offerte.

La Messa si conclusa in un clima di grande gioia e gratitudine al Signore per il dono di due nuovi preti.

La prima Messa presieduta dai due nuovi preti

Il giorno successivo, Domenica 23 Novembre 2025, i due neo presbiteri hanno presieduto la loro prima Celebrazione Eucaristica.

Don Francesco Bollettini ha celebrato la Messa delle ore 10:00 presso la chiesa Sacro Cuore di Gesù in Martinsicuro, insieme ai fedeli della sua parrocchia d’origine (leggi l’articolo: FOTO A Martinsicuro la prima Messa di Don Francesco Bollettini: un cammino di fede e servizio).

Don Giovanni Rossi ha celebrato la Messa delle ore 18:30 presso la chiesa San Filippo Neri  in San Benedetto del Tronto, insieme ai fedeli della parrocchia nella quale ha svolto il suo Ministero diaconale (leggi l’articolo: FOTO A San Benedetto la prima Messa di Don Giovanni Rossi: “Non conto io, ma Gesù Cristo”).

 

 

              

   

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1 commento

  • Barbara Perrone
    25/11/2025 alle 12:08

    Che meraviglia! Grazie per questo dono bellissimo che sono questi due sacerdoti, giovani in età e soprattutto nel cuore! Interiorità, profondità, autenticità, sincerità, empatia, capacità di ascolto, attenzione, commozione, interesse, cura per ogni persona particolare: davvero i lineamenti del pastore secondo il cuore di Dio! GRAZIE e BUON CAMMINO

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