Amnesty International ha lanciato un appello urgente per la protezione della popolazione civile nella regione sudanese del Kordofan, sottoposta a un crescendo di attacchi da parte dei paramilitari delle Forze di supporto rapido (Rsf). Dopo aver preso il controllo della città di Bara, nel Kordofan settentrionale, le Rsf hanno preso di mira El Obeid, dove il 3 novembre un attacco con un drone ha causato almeno 40 morti durante un funerale. Nel contempo, le Fsr stanno circondando Kadugli, nel Kordofan meridionale. “La comunità internazionale non può continuare a girare le spalle alla popolazione civile del Sudan mentre i gravi pericoli che sta correndo sono del tutto evidenti”, ha dichiarato Agnès Callamard, segretaria generale di Amnesty International.

“È incomprensibile restare a guardare mentre i civili rischiano di essere uccisi dalle Rsf. Gli orribili bagni di sangue e le atrocità delle ultime settimane a El Fasher non devono ripetersi”. Callamard ha chiesto alle Rsf di “porre immediatamente fine agli attacchi contro la popolazione e le infrastrutture civili, garantendo un passaggio sicuro a chi cerca di lasciare El Obeid”. Ha inoltre esortato tutti gli Stati che alimentano il conflitto a cessare ogni forma di sostegno militare. “In particolare – ha aggiunto – gli Emirati Arabi Uniti devono interrompere la fornitura di armi alle Rsf”. Amnesty invita i Paesi e le organizzazioni regionali, tra cui l’Unione africana, l’Autorità intergovernativa per lo sviluppo, l’Organizzazione della cooperazione islamica e la Lega araba, a esercitare pressioni sulle Fsr affinché cessino gli attacchi contro i civili. Il conflitto in Sudan, iniziato nell’aprile 2023, ha provocato decine di migliaia di vittime e circa 12 milioni di sfollati, generando la più grave crisi umanitaria al mondo. Le Rsf, che da maggio assediano El Fasher, avrebbero preso il controllo di gran parte della città lo scorso 26 ottobre. Prima degli ultimi scontri, si stimava che circa 260mila persone fossero intrappolate in città. Amnesty ha più volte denunciato crimini di guerra e attacchi su base etnica commessi dalle Fsr e da milizie alleate contro le comunità masalit e altre minoranze non arabe nel Darfur occidentale. L’organizzazione ha ribadito che il conflitto è aggravato dal continuo afflusso di armi, in violazione dell’embargo vigente per la regione del Darfur.

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