SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Grande festa ieri, Domenica 19 Ottobre 2025, per la comunità di Sant’Antonio di Padova di San Benedetto del Tronto, che ha dato il benvenuto al nuovo parroco padre Andrea Cannuccia e ai due nuovi vicari parrocchiali padre Felix Blaj e padre Carmine Vitali.
La cerimonia di insediamento è avvenuta durante la Messa delle ore 11:30, che è stata presieduta dall’arcivescovo Gianpiero Palmieri ed animata da due cori riuniti: il coro universitario “San Francesco” di Urbino e il coro parrocchiale dei giovani “Perfetta letizia“, diretti dal M° Elena Pagnoni.
Presenti alla Celebrazione Eucaristica numerosi parenti ed amici di padre Andrea Cannuccia, provenienti da Castelfidardo e da altre località delle Marche. Presenti inoltre tanti giovani della FUCI (Federazione Universitaria Cattolica Italiana) e della Casa Universitaria San Damiano, una residenza per studenti ubicata ad Urbino, che il frate ha aperto qualche anno fa utilizzando alcuni locali del convento e riconvertendoli alla nuova destinazione d’uso.
I momenti salienti della Celebrazione: i segni e il loro significato
La solenne celebrazione si è aperta con la lettura, da parte del diacono Walter Gandolfi, della bolla di nomina con cui l’arcivescovo Palmieri ha affidato la comunità di Sant’Antonio a padre Cannuccia.
Poi il vescovo ha invocato lo Spirito Santo su padre Andrea, padre Felix e padre Carmine e ha invitato il nuovo parroco ad aspergere il numeroso popolo di Dio presente. Infine padre Andrea ha incensato l’altare.
Dopo la proclamazione della Parola di Dio, il vescovo Gianpiero ha tenuto la sua omelia, rivolgendosi direttamente a padre Cannuccia: “Abbiamo nel cuore tanto affetto e tanta riconoscenza verso padre Massimo (n.d.r. Massimi) e padre Roberto (n.d.r. Brunelli), ma nello stesso tempo sentiamo che la vita di una comunità cristiana si arricchisce di tutti i padri che la accompagnano. E il cammino con Il Signore è carico di promesse. Carissimo padre Andrea, abbiamo invocato lo Spirito Santo su di te e sui tuoi compagni: padre Felix e padre Carmine. Poi tu hai asperso con l’acqua del fonte battesimale l’altare e noi. Hai incensato l’altare e fra un po’ incenserai anche noi. Questo perché l’altare, nella Liturgia, è simbolo di Gesù, pietra angolare della Chiesa, edificio spirituale di pietre vive, che siamo noi. Per questo tutte le volte che passiamo davanti all’altare ci inchiniamo, perché è Gesù. E tutto quello che dovrai fare è aiutarci a ricordare che l’unico fondamento della comunità cristiana è Gesù, nel quale riceviamo lo Spirito, nel quale siamo battezzati per formare un solo corpo da cui siamo continuamente nutriti, grazie alla Sua Parola di vita e grazie alla Sua Eucaristia. L’unico fondamento dell’edificio spirituale di pietre vive – che siamo noi – è quella pietra vivissima, angolare, che è Gesù Risorto, che è presente in mezzo a noi, a cui tu darai la voce, il volto, le mani, i piedi. Questo non è un privilegio solo dei preti o dei parroci. Questo è il dono impagabile dei battezzati, che nel mondo danno volto, lingua, voce, mani, piedi al Signore Risorto, perché possa raggiungere tutti i popoli. Quando un uomo è battezzato è per formare un solo corpo, con Gesù Risorto e con tutta la Chiesa. Tu, allora, padre Andrea, ce lo devi ricordare continuamente! I gesti che hai fatto – baciare l’altare, aspergerci con l’acqua del Battesimo, incensare l’altare e il crocifisso – sono gesti che esprimono la tua missione, la missione per la quale abbiamo invocato lo Spirito Santo. E oggi la Parola di Dio ci aiuta ancora di più a comprendere quale sia la missione della Chiesa e la tua missione in questa comunità, che ha una storia tanto ricca, tanto viva, e che, insieme a tante altre parrocchie, è davvero un polmone di vita spirituale e di vita di fede per la nostra città”.
La missione di ogni battezzato: realizzare il regno di Dio
Per comprendere meglio quale sia questa missione, mons. Palmieri ha commentato la Parola del giorno, sottolineando come nel Vangelo, quando si presenta una figura femminile, quasi sempre si alluda alla Chiesa. Così è stato anche ieri, per la “vedova lamentosa” protagonista di una pericope del Vangelo di Luca, che rappresenta la Chiesa che attende con tanta nostalgia il ritorno del suo Sposo alla fine dei tempi. Questa donna freme perché non c’è giustizia e riceverà dal giudice umano una giustizia che non è quella di Dio. Ha affermato il vescovo: “Dio non è così, non è come il giudice umano. Dio fa, misteriosamente, ma prontamente e realmente, giustizia. Ma quale giustizia? Non quella che intendiamo noi. La giustizia nella Bibbia è il regno di Dio. Nel mondo, quando l’uomo vive relazioni di pace, di fraternità, di amore, di verità, di giustizia anche nel senso umano, lì c’è il regno di Dio, perché si fa la volontà di Dio. La giustizia quindi si realizza quando l’uomo vive facendo la volontà di Dio. E lì si realizza il regno di Dio. E vi ricordo che Gesù non ha parlato d’altro che del regno di Dio. Anche quando nel Vangelo sembra che stia parlando di altro, in realtà Gesù parla del regno di Dio, perché la preoccupazione di Gesù è la conversione del mondo, è il mondo nuovo, sono i cieli nuovi e la terra nuova di cui Gesù parla continuamente. E a servizio del regno di Dio esiste la Chiesa. A servizio del regno di Dio ha fatto questa piccola comunità. Non importa se sia grande, tanto da riempire una chiesa grande come questa, o se sia piccolissima, come in certi paesi del mondo: sempre a servizio del regno di Dio la Chiesa è creata! E lavora con uomini di ogni lingua, popolo, religione e cultura, perché lì si realizza il regno di Dio. Il regno di Dio è tanto più grande nei confini della Chiesa! Lì dove gli uomini vivono in fraternità, in pace, in amore, lì c’è il regno di Dio. E la Chiesa cerca di sentire questo progetto di Dio, la sua volontà sugli uomini e sul mondo. Questa vedova piange, perché ancora non c’è la giustizia di Dio, ancora non c’è il regno di Dio”.
La missione di padre Andrea: annunciare la Buona Notizia con le parole e con la vita
Ha quindi concluso il vescovo Gianpiero: “Carissimo padre Andrea, tu sei al servizio della fede del popolo di Dio! Tra poco farai la professione di fede e questa fede permetterà a tutti di aprirsi alla Parola. E poi sarai chiamato a spezzare il pane quotidiano, insieme al Padre, nell’Eucaristia. Così, sempre di più, questa comunità diventerà come comunità di fede che annuncia la Parola di Dio perché ha un’ansia profonda: dire a tutti la Buona Notizia dell’amore di Dio. È questa Buona Notizia che va annunciata in tutti i momenti, con le parole e con i comportamenti della vita. Tu sei un figlio di San Francesco e Francesco diceva: ‘Annuncia il Vangelo, quando è necessario, con le parole. Al primo posto la testimonianza della vita’. Un abbraccio a chi è nel dolore e un sussurro: ‘Io non ti lascio solo. Il Signore non ti lascia solo!’. Una Buona Notizia da dare sempre a tutti! Sia sempre così per te, affinché tu possa servire questa comunità, ben consapevole che questo qui è l’impagabile onore di ogni ministro ordinato!“.
Il saluto di padre Andrea alla sua nuova comunità
Queste le prime parole che padre Andrea Cannuccia ha rivolto alla comunità:
“Il mio primo grazie va al vescovo Gianpiero, che fin dai primi colloqui mi ha fatto sentire a casa. Ho sentito davvero la sua paternità e non era scontato. Ringraziamo quindi Dio per questo dono che ci fa del vescovo Gianpiero.
Ringrazio poi il coro universitario “San Francesco” di Urbino e il coro dei giovani della parrocchia di Sant’Antonio di Padova per averci fatto gustare pienamente questa Celebrazione. Infine ringrazio tutti voi per la numerosa presenza.
Il desiderio che mi è balzato nel cuore già da qualche settimana è questo: camminiamo insieme! Camminiamo insieme, noi insieme a Cristo e insieme tra noi con Cristo, corresponsabili del dono della fede. È un dono grande, come ci ha ricordato il vescovo: è la possibilità di vivere qualcosa di più grande, di vivere la vita appieno. Ma non basta che ci amiamo alla maniera degli uomini. Non basta che ci aspettiamo il contraccambio, che amiamo chi ci ama, che salutiamo chi ci saluta, perché la logica del mondo non ci rende felici. Al massimo ci rende giusti, ma non felici. L’Amore che dà significato alla nostra vita è amare più del mondo, è amare di più come Cristo ha amato, fino alla fine. E su quella croce abbiamo la misura dell’amore al quale siamo chiamati.
Dio non è presente solo dove c’è un bravo parroco. Anzitutto Dio è presente dove due o tre sono riuniti nel suo nome. Capite allora che si tratta di un fatto di comunione: è la mia fede in Cristo Gesù che, unita alla tua fede, provoca la presenza stessa del Signore. Questo è il miracolo della comunione, che non accade solo sull’altare, ma accade ogni volta che due o tre sono riuniti nel suo nome.
È così che desidererei crescere insieme, con questo nuovo ministero che il Signore mi sta affidando, insieme a padre Felix, a padre Carmine, ma anche insieme a padre Ze’ (n.d.r. Nazzareno), a padre Mario e a padre Luigi. Questo potrebbe essere il motto: cresciamo insieme con Cristo nella fede, facendoci portatori di questa gioia e di questa speranza che è Cristo Gesù!”.
Il benvenuto della comunità al nuovo parroco
Andrea Caimmi, ministro straordinario della Comunione e candidato al diaconato permanente, a nome del Consiglio Pastorale parrocchiale di cui fa parte, ha letto il saluto di benvenuto che la comunità ha voluto rivolgere al nuovo parroco.
Dopo aver ricordato i nomi dei parroci che si sono succeduti nella comunità, Caimmi ha detto: “Carissimo padre Andrea, tu sei il settimo parroco nella nostra storia e il numero sette – lo sai benissimo – evoca, oltre la pienezza e la perfezione, anche i sette doni dello Spirito Santo, che ti serviranno tutti, ma proprio tutti, per guidare questa bella parrocchia ricca di tante attività, iniziative, gruppi e movimenti.
Avrai un compito impegnativo, non sempre facile, non sempre agevole, ma sicuramente ricco di tante soddisfazioni e, se lo riterrai opportuno, potrai contare su un gran numero di laici che già operano, a vario titolo, in parrocchia.
Proprio prendendo spunto dalla prima lettura di oggi dove Aronne e Cur hanno, da una parte e dall’altra, sostenuto Mosè, così anche noi del Consiglio Pastorale e gran parte dei parrocchiani siamo disposti, sotto la tua guida, nel modo attraverso il quale vorrai avvalertene, a collaborare e a sostenere le tue proposte e iniziative”.
Caimmi ha poi riassunto brevemente le caratteristiche della parrocchia, sottolineando la sua posizione centrale, la sua popolosità e anche il fatto che nel cui territorio hanno sede il Municipio, una Casa di Cura e due RSA.
Infine ha omaggiato padre Andrea di alcune pubblicazioni redatte dall’Archivio Storico Comunale: un cofanetto con dieci quaderni e una guida storica della città. Un dono per conoscere il nuovo contesto in cui padre Cannuccia si è venuto a trovare e per familiarizzare con tutto ciò che esso può offrire.
Gli auguri dei giovani di Urbino
Al termine della Celebrazione Eucaristica, tutti i convenuti si sono fermati presso i locali dell’oratorio per vivere insieme un momento di convivialità. Abbiamo colto l’occasione per incontrare alcuni giovani e farci lasciare un ricordo, un saluto o un augurio a padre Andrea.
Beniamino Lamanna, che ha 27 anni, è originario di Centola (SA) ed è laureando in Chimica e Tecnologie Farmaceutiche, racconta: “Ho conosciuto padre Andrea nel 2016 all’interno del gruppo FUCI di Urbino: è stato un incontro particolare perché avevo dimenticato le chiavi a casa e lui, tramite una chiamata a chi gestiva lo studentato, mi ha dato la possibilità di rientrare! Questo è stato solo il primo di una serie di incontri. La cosa più bella che ho ricevuto da lui è che mi ha mostrato il vero volto del Padre, quello di un Dio che, indipendentemente da chi tu sia, da cosa tu faccia e da dove tu venga, ti vuole bene. Me lo ha mostrato attraverso il Sacramento della Confessione, donandomi sempre una parola di perdono, ma anche in vari momenti della vita quotidiana: anche quando sbagliavo, mi faceva vedere che l’intenzione mia personale da cui l’azione era partita era positiva e che, se anche il modo era sbagliato, comunque partiva da un proposito di bene. Padre Andrea poi è stato per me anche un pezzo di vita, di vita fraterna, perché si è aperto, si è fatto vicino e soprattutto si è messo alla pari: nonostante sia più grande e sia una figura istituzionale, lui si è mostrato semplicemente come Andrea. Questo è il ricordo più bello che ho di lui!”.
Enza Di Donato, che è originaria di Polla (SA), ha 27 anni e dopo aver terminato gli studi Scienze della Formazione Primaria, è diventata maestra, afferma: “Tra i tanti progetti a cui padre Andrea ha dato il suo contributo, c’è sicuramente Casa San Damiano, che è una casa di universitari – attualmente 19 – che hanno come obiettivo quello di vivere come fratelli, avendo come pilastri di riferimento l’accoglienza e la fraternità. Si tratta di un progetto che padre Andrea ha voluto fortemente, perché ha avuto l’intuizione che vivere insieme come fratelli, non andando oltre bensì abitando la fragilità di ciascuno, dia davvero una prospettiva bella di vita. Ed è quello che abbiamo vissuto noi giovani, che abbiamo potuto vivere in questo modo, riconoscendo il dono di Dio che c’è in questo progetto e il dono che sono i frati per noi all’interno della casa. Il percorso universitario è anche un po’ un viaggio dentro se stessi per scoprirsi e in questo percorso viene alla luce ogni lato di sé, sia le ricchezze sia i limiti: con l’aiuto di padre Andrea e di altri frati, abbiamo capito che la fragilità non è una parte da nascondere, ma che anzi, proprio da quello, può partire l’amore verso un fratello, perché è così anche l’amore di Dio, Lui che ci ama senza condizioni, dunque non perché siamo belli o perfetti, ma solo perché siamo davvero creature Sue, figli Suoi”.
Jacopo Franciosa, che è originario di Francavilla Fontana (BR), ha 21 anni e frequenta il 3° anno di Scienze Motorie, dichiara: “Anche io ho avuto la grazia di conoscere padre Andrea tramite la Casa Universitaria San Damiano e da lì poi mi si è aperto un mondo! Ad Urbino, oltre alla Casa, già negli anni precedenti padre Andrea si era adoperato moltissimo nel servizio verso i giovani, soprattutto nell’ambiente della FUCI, e in questi tre anni io ho avuto il piacere di conoscere il gruppo che era intorno a lui e poi di entrare a farne parte. Padre Andrea è sempre stata una persona presente e lo è tuttora, nonostante la distanza. In ogni esperienza ha portato la sua testimonianza, il suo cuore, il suo saper stare in mezzo alla gente, in particolare tra noi giovani, per i quali ha saputo essere, allo stesso tempo, padre, fratello e amico. Ci ha sempre trasmesso serenità e fiducia. Mi porterò nel cuore tutte le chiacchierate, i confronti, anche i disguidi e soprattutto le discussioni fino a notte tarda, tramutate poi in amicizia fraterna. L’augurio che gli faccio è di portare ad altri giovani e meno giovani quello che ha nel suo cuore e di costruire anche qui a San Benedetto qualcosa di bello come quello che ha lasciato a noi ad Urbino”.
Foto di Emanuele Santori e Carletta Di Blasio

































































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