card. Sako a Vienna (Foto patriarcato caldeo)

La grande sofferenza patita dalla comunità cristiana in Iraq negli ultimi due decenni e la sua attuale vulnerabilità sono state al centro di un intervento del patriarca caldeo di Baghdad, card. Louis Raphael Sako, il 24 settembre scorso a Vienna, davanti a una platea di ambasciatori e funzionari governativi, alla presenza dell’ex primo ministro austriaco Wolfgang Schüssel. Il cardinale ha ribadito che “i cristiani sono gli abitanti originari dell’Iraq ma che, a causa dei conflitti settari, della presenza di organizzazioni estremiste come Al-Qaeda e Isis, di milizie e bande criminali, delle discriminazioni sul lavoro, della legge oppressiva sullo stato personale e dell’islamizzazione dei minori, oggi sono diventati un gruppo debole e vulnerabile”. Non meno grave è la presenza di una milizia fondata nel 2014 che “crede erroneamente di rappresentare i cristiani minacciandoli, espropriando le loro proprietà e commettendo abusi, corruzione e frodi elettorali”. Il patriarca ha inoltre denunciato “la mancanza di lavoro e di servizi nella piana di Ninive.

A Mosul attualmente vive una comunità di sole 70 famiglie cristiane, le uniche rimaste dei 50.000 cristiani che vivevano lì”. La popolazione cristiana irachena oggi, circa 500mila persone, si è praticamente dimezzata a causa dell’emigrazione. “Nonostante qualche miglioramento nella sicurezza per i cristiani non c’è una reale stabilità, pertanto non hanno fiducia nel futuro. Ciò di cui i cristiani hanno bisogno”, per Mar Sako, “è una vera protezione garantita dalla Polizia federale e non dalle milizie, riavere indietro le proprietà espropriate e una compensazione economica per quelle perdute. Il ritorno dei cristiani, specie di quelli che sono nei Paesi confinanti, deve essere incoraggiato con incentivi, leggi rispettose dei diritti umani e con uno Stato civile fondato sulla cittadinanza ed uguaglianza e dotato di una Costituzione laica che non si basi sulla legge islamica della Sharia. I cittadini devono essere uguali nei diritti e nei doveri”. “Contiamo sull’aiuto morale e politico della comunità internazionale per rimanere nella nostra terra e testimoniare i nostri valori cristiani e umani”, ha concluso il patriarca caldeo.

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