Si sono conclusi i festeggiamenti per celebrare i 75 anni di attività dell’Avis “Sibillini” di Amandola, un traguardo importante per una realtà nata nel lontano 1950 e che da allora porta avanti con costanza e passione la cultura del dono.

La cerimonia ufficiale

La celebrazione si è aperta presso il nuovo ospedale di Amandola, davanti al monumento dedicato ai donatori di sangue, ideato da Mariacristina Rossi e inaugurato nel 2010 alla presenza del compianto dottor Mario Piani. Lì si sono ritrovati i labari delle sezioni provinciali di Vibo Valentia, Osimo, Montecassiano, del Fermano, della Croce Rossa di Comunanza, dell’Aido di Amandola e i rappresentanti avisini delle Marche, della provincia di Fermo e del nazionale. Presente anche un assessore in rappresentanza del Comune.

La cerimonia, sobria e rispettosa del principio di anonimato, si è conclusa con la deposizione di una corona di alloro al monumento ai donatori. Successivamente la “carovana del dono” si è spostata al Santuario del Beato Antonio per la Santa Messa celebrata da don Amanzio e, infine, all’Auditorium “Vittorio Virgili” di Amandola, gentilmente concesso dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Ascoli Piceno.

Il ricordo e la testimonianza

Nel suo intervento, il presidente Domenico Annibali ha ricordato che «donare sangue significa compiere un gesto altruistico, privo di interesse economico. Ma è anche collaborazione: i momenti di difficoltà si superano con la solidarietà, come dimostrarono gli amici calabresi che, il 24 agosto 2016, misero subito a disposizione la loro autoemoteca per consentirci di continuare a raccogliere sangue dopo il sisma».

Durante la cerimonia sono stati consegnati riconoscimenti alle associazioni sportive locali – bocciofila, pallavolo, calcetto e tennis – che hanno collaborato all’organizzazione degli eventi celebrativi, tra cui i tornei estivi “Trofeo AVIS Sibillini”, che hanno visto grande partecipazione, soprattutto di giovani.

Sport e volontariato, valori condivisi

Il legame tra Avis e sport è stato sottolineato da Franco Rossi: «Lo sport sviluppa valori come lealtà, amicizia, lavoro di squadra e solidarietà. Avis ha nel suo DNA la gratuità, la fraternità e il bene comune. Sono principi che si traducono in azioni concrete per garantire sangue ai pazienti, promuovere stili di vita sani e contribuire a una società più civile e solidale. Proprio come nello sport».

Sabato 13 settembre, presso l’Auditorium “Virgili”, una psicologa, un sociologo e un economista hanno approfondito il tema del volontariato come parte integrante della vita sociale, sottolineando l’importanza della cooperazione, del supporto reciproco e della partecipazione attiva alla comunità.

Il valore del dono

La storia dell’Avis “Sibillini” è stata ricordata anche attraverso la consegna di targhe ai presidenti che si sono succeduti: il dott. Alberto Baratto, figlio del chirurgo Domenico che negli anni ’40 avviò le prime donazioni finalizzate agli interventi chirurgici, il dott. Umberto Rongione, il dott. Franco Rossi e lo stesso Annibali. Un riconoscimento speciale è stato dedicato al dott. Piero Mori, che negli anni Sessanta consolidò la tradizione del dono nei Sibillini, premiato attraverso il dott. Alessandro.

I festeggiamenti erano iniziati già il sabato precedente con il convegno dal titolo “Dono, Fiducia e Valore. L’impronta del volontariato”, introdotto dalla giornalista Nunzia Eleuteri e arricchito dai contributi della psicoterapeuta Antonella Baiocchi, del sociologo Massimiliano Colombi e di altri esperti.

Un messaggio per il futuro

Dal convegno è emersa con forza una riflessione: il volontariato è un generatore di relazioni. In un’epoca segnata da individualismo e “passioni tristi”, esso diventa strumento di fiducia, riconoscimento reciproco e partecipazione sociale.

Con i suoi 75 anni di attività, l’Avis “Sibillini” continua a testimoniare che il dono è un valore senza tempo, capace di unire generazioni, comunità e territori diversi sotto un unico motto: “Goccia dopo goccia, si costruisce la vita”.

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