SANT’EGIDIO ALLA VIBRATA – Costruire ponti di pace è possibile: lo ha dimostrato ancora una volta la comunità di Sant’Egidio Abate, in Sant’Egidio alla Vibrata, dove ieri sera, 4 Settembre 2025, alle ore 21:30, si è tenuta una serata di dialogo cattolico-islamico dal titolo “Sant’Egidio multietnico e multireligioso – Incontriamoci per conoscerci meglio”,
Durante l’appuntamento, giunto ormai alla quinta edizione, sono intervenuti l’imam Mustapha Batzami, guida spirituale della prima comunità musulmana d’Abruzzo e del Centro di cultura islamica di Teramo, e don Luigino Scarponi, parroco della parrocchia di Sant’Egidio Abate e vicepresidente nazionale della UAC (Unione dell’Apostolato Cattolico), i quali hanno letto alcuni brani tratti dal Vangelo e dal Corano riguardanti il tema della misericordia.
Presenti, tra il pubblico, l’arcivescovo Gianpiero Palmieri, vicepresidente della CEI e vescovo delle Diocesi del Piceno, oltre a fedeli cattolici e musulmani, alcuni dei quali anche giovani. Un bel segno di speranza, particolarmente significativo in un momento in cui nel mondo soffiano venti di guerra.
Misericordia: compassione e tenerezza sia per cattolici che per musulmani
Dopo il saluto dell’avvocata Valeria Veramonti, ieri in veste di conduttrice della serata, l’incontro è entrato nel vivo con la spiegazione dell’etimologia della parola “misericordia”. Entrambi i relatori hanno sottolineato come il termine sia sinonimo di “compassione” per entrambe le religioni, qualcosa che ha quindi a che fare con il cuore e con la capacità di entrare in relazione con l’altro. Per i musulmani è sinonimo anche di “tenerezza” e “gentilezza”, per i cattolici di “tenerezza” e “perdono”. Ma non solo: per entrambi, infatti, il termine ha a che fare con il grembo, con le viscere, ed indica quindi un sentimento profondo che lega due persone per ragioni di sangue e di cuore, perciò un amore quasi istintivo e, appunto, “viscerale”.
L’imam Batzami e don Scarponi hanno hanno poi spiegato che la parola “misericordia” è molto usata nei Testi Sacri alle due religioni da loro rappresentate: ben 268 volte nel Corano e circa 145 volte nella nuova traduzione della Bibbia CEI, anche se nelle lingue originali della Scrittura (l’ebraico e il greco) non esiste un’unica parola che corrisponde all’italiano misericordia e ciò comporta una certa varietà di traduzione.
Un punto di incontro: la fede in un Dio misericordioso
È stato sorprendente per molti scoprire che il termine “misericordioso” sia un attributo riferito a Dio per entrambe le religioni. Attraverso la lettura di alcuni brani tratti dal Corano e dalla Bibbia, infatti, l’imam Batzami e don Scarponi hanno proclamato e spiegato alcuni passi in cui si sottolinea il volto misericordioso di Dio.
Ha detto don Scarponi: “Nella Sacra Scrittura, il Signore si rivela a noi come un ‘Dio misericordioso’. È questo il Suo nome, attraverso cui Egli ci rivela, il suo volto e il suo cuore. Egli stesso, come narra il Libro dell’Esodo, rivelandosi a Mosè si autodefinisce così: «Il Signore (יהוה Yahweh), Dio misericordioso e pietoso, lento all’ira e ricco di amore e di fedeltà» (Es 34,6)“.
Lo stesso ha detto l’imam Batzami: “Tra i 99 bei nomi che noi musulmani usiamo per rivolgerci al Signore Allah, vi è ‘il misericordioso’ o – come preferiscono alcuni – ‘il sommamente misericordioso’, per indicare l’infinita divina misericordia divina menzionata anche nel sacro Corano. Dice Allah nella 7° sura, versetto 125: «Ma la mia misericordia abbraccia ogni cosa». Ciò significa che tutte le cose che compongono l’insieme del Creato sono oggetto della Misericordia del Signore”.
Particolarmente significativo e per certi versi commovente è stato anche scoprire come per entrambe le religioni la misericordia sia qualcosa da cercare, desiderare e mettere in pratica ogni giorno nelle relazioni con l’altro: così come Dio è misericordioso con noi, altrettanto siamo chiamati ad essere noi nei confronti di coloro che incrociamo sulla nostra strada.
La speranza comune: una umanità capace di misericordia e pace
Prima di chiudere la serata, allietata dalle note soavi del Maestro Walter Guarnieri, è stata data la parola all’arcivescovo Gianpiero Palmieri, il quale ha detto: “Grazie davvero a l’imam Batzami e a don Luigino per questi brani bellissimi della Bibbia e del Corano che avete letto. E grazie a tutti voi che siete venuti qui stasera. Questo è Dio: il misericordioso. Questa è la rivelazione del volto di Dio. E non altro. È estremamente faticoso e doloroso essere qui, avere il cuore confortato dalle parole ascoltate, avere l’intima convinzione del cuore della misericordia di Dio, che è frutto del dono del Suo Spirito, e poi pensare che ci sono angoli del mondo in cui vengono eliminate vite umane, senza alcuna compassione, senza alcuna misericordia, per di più in nome di Dio. Questo è davvero l’opposto del volto di Dio. Questo davvero non è volontà di Dio. Noi abbiamo questo appuntamento, proprio perché, attraverso la nostra amicizia, possiamo ascoltare gli uni gli le parole delle nostre Scritture Sante e possiamo ancora una volta sperimentare, nel profondo del nostro cuore, la voce sottile e forte di Dio che ci dice: ‘Questo è il mio volto! Io sono il Dio della pace e voglio la pace! Questa è al mia volontà!’. È questo il segno della sopravvivenza del mondo. Un mondo che si lascia andare all’odio e alle guerre non ha futuro. Soltanto un mondo che vive nella pace, invece, può ospitare un’umanità capace di misericordia, di amore e quindi di futuro“.
La serata si è conclusa con un momento molto toccante: tutti insieme, relatori ed uditori, cattolici e musulmani, giovani ed anziani, hanno pregato per la pace attraverso le parole della preghiera attribuita a San Francesco, di cui riportiamo i primi versi, molto significativi e penetranti: “Signore, fa di me uno strumento della tua pace: dove è odio, fa ch’io porti amore; dove è offesa, ch’io porti il perdono; dove è discordia, ch’io porti la fede; dove è l’errore, ch’io porti la Verità; dove è la disperazione, ch’io porti la speranza”.
Al termine dell’incontro c’è stato anche un momento di convivialità fraterna, in cui i convenuti hanno potuto assaggiare specialità culinarie della tradizione italiana ed araba. Un ulteriore segno di rispetto reciproco e di condivisione.
Le dichiarazioni dei partecipanti
Grande la soddisfazione dei partecipanti.
L’imam Mustapha Batzami, durante l’incontro, ha detto: “Questo è il quinto incontro di dialogo e confronto, dove, approfittando del clima festoso di Sant’Egidio, diamo la possibilità alle nostre due comunità di scoprire qualcosa di nuovo delle tante cose che ci accomunano. Data la situazione mondiale nella quale sta versando l’umanità, penso che l’argomento scelto sia opportuno: in effetti la misericordia in alcune parti del pianeta sembra sia scomparsa del tutto”.
Don Luigino Scarponi, a fine incontro, ha dichiarato: “Sono molto contento che l’appuntamento sia riuscito! Credo sia importante dare continuità a questi incontri che rappresentano sentieri di dialogo e confronto per giungere alla meta della pace. Ringrazio il vescovo Palmieri e l’imam Batzami per aver accettato il nostro invito e per essere, insieme, costruttori di pace e di speranza, in un momento in cui nel mondo, di pace e speranza, c’è tanto bisogno”.
Hafsa El Mkhanter, che ha 13 anni e si appresta a frequentare il primo anno dell’Istituto Tecnico Commerciale “Peano” in Nereto, ha affermato: “Qualche parte del Corano, che l’imam ha letto, già la conoscevo, perché noi facciamo anche un corso d’arabo. Invece della Bibbia non conoscevo quello che ha detto il prete, quindi è stata una novità. Mi ha colpito molto il fatto che si siano tante cose in comune”.
Ismail El Omari, che ha 17 anni e studia presso l’Istituto Tecnico di Informatica Fermi- Sacconi – Ceci in Ascoli Piceno, ha detto: “Sono già tre anni che partecipo a questo incontro e mi sembra un bel momento di ritrovo tra le due comunità. Quini sono venuto volentieri anche quest’anno, perché è un evento piacevole in cui si riuniscono diverse persone e ci si scambiano diverse opinioni”.
Marta Di Lorenzo, che ha 20 anni e studia Ingegneria Gestionale presso l’Università degli Studi de L’Aquila, ha dichiarato: “Ho partecipato perché mi ha invitato mio fratello più grande, che ha mandato la locandina anche a noi ragazzi della parrocchia. Sono veramente contenta di aver partecipato perché mi è sembrato un incontro veramente bello! Sono stata in Marocco l’anno scorso e mi è venuta la curiosità di conoscere meglio la cultura islamica. Stasera l’ho fatto e devo dire che mi ha colpito molto che la misericordia sia accostata al concetto di gentilezza. È stato bello scoprire punti in comune, anziché fermarsi alle differenze, come spesso accade”.












LIONELLO FELICIANI
Al fine di contribuire alla ricerca della conoscenza e della verità, vorrei proporre alcune indicazioni dell'allora Cardinal Joseph Ratzinger sulla preghiera multireligiosa e interreligiosa. …..”Tale preghiera multireligiosa non può essere la norma della vita religiosa, ma deve restare solo come un segno in situazioni straordinarie, in cui, per così dire, si leva un comune, grido d'angoscia che dovrebbe riscuotere i cuori degli uomini e al tempo stesso scuotere il cuore di Dio”. …….” L'avvenimento deve svolgersi nel suo complesso in modo tale che la falsa interpretazione relativistica di fede e preghiera non vi trovi alcun appiglio. Questo criterio non riguarda solo chi è cristiano, che non dovrebbe essere indotto in errore, ma, alla stessa stregua, anche chi non è cristiano, il quale non deve avere l'impressione dell'interscambiabilità delle “religioni” e che la professione fondamentale della fede cristiana sia di importanza secondaria e sia dunque surrogabile. Per evitare tale errore bisogna pure che la fede dei cristiani nell'unicità di Dio e in quella di Gesù Cristo, il Redentore di tutti gli uomini, non sia offuscata davanti a chi non è cristiano. La partecipazione alla preghiera interreligiosa non può mettere in discussione il nostro impegno per l'annuncio di Cristo a tutti gli uomini. Se chi non è cristiano potesse o dovesse trarre, dalla partecipazione di un cristiano, una relativizzazione della fede in Gesù Cristo, l'unico Redentore di tutti, allora tale partecipazione non dovrebbe aver luogo. Infatti essa, in questo caso, indicherebbe la direzione errata, orienterebbe all'indietro invece che in avanti nella storia delle vie di Dio”. Tratto dal volume: Joseph Ratzinger “Fede Verità Tolleranza, Il Cristianesimo e le Religioni del mondo”, Ed. Cantagalli, 2003