Ulrika Richardson, la coordinatrice umanitaria delle Nazioni Unite ad Haiti, ha descritto la situazione umanitaria nel Paese come estremamente difficile, affermando di “non riuscire più a trovare le parole adeguate, per descrivere la situazione”.

In una conferenza stampa che si è svolta Martedì 12 Agosto presso la sede delle Nazioni Unite a New York, Richardson ha dichiarato che 1,3 milioni di persone sono attualmente sfollate a causa della violenza delle bande che affligge la capitale e che la metà degli sfollati sono bambini. Ha, poi, riferito che dall’inizio dell’anno 3.000 persone sono morte in incidenti legati alle bande e che quasi due milioni di persone vivono in condizioni di emergenza alimentare.

La funzionaria Onu ha raccontato storie di donne che sono state brutalmente violentate e di altre persone che hanno dovuto abbandonare i propri familiari anziani o con disabilità, mentre fuggivano dalle bande.

Ha anche sottolineato il deterioramento dei servizi di base e la significativa malnutrizione che affligge i bambini, che rischiano di essere reclutati da bande armate. Ha sottolineato che molte scuole hanno chiuso e solo il 36% degli ospedali della capitale è pienamente funzionante.

Richardson ha espresso, quindi, “profonda frustrazione” per la mancanza di una risposta internazionale adeguata alla gravità della crisi, sottolineando che il piano di risposta umanitaria da 900 milioni di dollari è stato finanziato solo al 9%, il livello di finanziamento più basso al mondo.

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