Il 29 giugno il Parlamento spagnolo ha approvato una proposta di legge che riconosce ai cittadini la possibilità di cambiare il proprio genere a livello legale senza necessità di presentare referti medici. Secondo l’Esecutivo iberico, questa norma garantisce alle persone Lgbtq+ il diritto all’autodeterminazione assoluta dell’identità di genere. In Italia, con l’art. 1 del Ddl Zan, a questo si tende: non più essere determinati dal dato di realtà, ma da quello di percezione della realtà. È così forte e ormai vincente il dato di desiderio, preferenza, percezione che addirittura la sigla utilizzata è talmente lunga da dovere essere abbreviata con un “+”: se infatti ci sono ben 52 (per ora) percezioni della propria identità sessuale, a lesbo, gay, bisex, trans e queer necessariamente bisogna aggiungere almeno il “+” per dare un minimo di dignità anche alle altre innominate ( e forse innominabili, come l’affezione verso i bambini, che è pur sempre una preferenza sessuale, sebbene ignobile e scandalosa…per ora).
Quel che si vuol fare in Italia, con gli art. 1 del Ddl Zan che ne parla esplicitamente, con il 4, oltre al relativo indottrinamento fin dall’infanzia previsto dall’art. 7, è proprio questo: credere fermamente di vincere la sfida antropologica rendendo assoluta e indiscutibile la percezione del singolo ed esigendo che a tale percezione di diritto corrisponda una norma giuridica che la sancisca. È l’apoteosi dell’individualismo, edonismo, egocentrismo, libertarismo. Farsi dio a sé stessi. Laicamente poi è quanto di più lontano ci sia dalla nostra Costituzione; e infatti tutti i costituzionalismi, anche quelli meno conservatori, così la definiscono, anticostituzionale: perché come si può assurgere a norma di legge una percezione? Eppure questo è stato fatto in Spagna il 29 giugno, e dal 13 luglio, si vuole fare in Italia. Sembra un film sul futuro distopico e invece è oggi: desidero dunque sono, dunque esigo. Inutile dire, perché tanto non ci crede nessuno, che l’omofobia e la transfobia sono solo una foglia di fico, una pennellata di falsa commozione verso i miseri e i derelitti che di fatto nemmeno lo sono: sul Giornale di Brescia, in prima pagina si informava che sono ben 500 – cinquecento! – le pratiche per violenza sulle donne aperte in Tribunale a Brescia, nella sola Brescia!
Più ci sono le gang minorili che ci dovrebbero preoccupare mentre siamo a zero (zero!) per le cause inerenti violenza su persone Lgbtq+ a Brescia. Però di Ddl contro la violenza sulle donne (è appena morta Saman…l’ennesima vittima) non se ne parla nel mondo intero, non solo in quello islamico. Lo strapotere dei radical chic miliardari che troneggiano a favore di Lgbtq+ vince in ogni dove, pure nelle pubblicità ai bordi dei campi da calcio degli Europei, poiché le multinazionali vanno a nozze coi desideri. Negli ultimi dieci anni il Parlamento italiano ha legiferato su due sole leggi proprie (il resto, centinaia, erano tutte governative), definite entrambe “scelte di civiltà”: le Unioni civili ( peraltro quasi inutili: in cinque anni meno di 10.000 in tutta Italia). Se passa questa, sarà la terza. In 10 anni, solo tre leggi proprie del Parlamento, il potere legislativo, e tutte nel segno dell’individualismo più che della civiltà; per il resto i nostri parlamentari hanno discusso e approvato solo Leggi dell’Esecutivo.
E quest’ultimo Ddl darà al Giudiziario discrezionalità su percezioni. Da non credere. Ma qualcuno là fuori se ne sta accorgendo? Non sembra. Perciò la causa antropologica verrà certamente persa: contrari al Ddl Zan ormai solo i cattolici praticanti (anche meno del 15% dei battezzati, figuriamoci), i pochi comunisti, laici esponenti e ideologi della sinistra residuale, le femministe, qualcuno dell’Arcigay, senz’altro i giuristi non parlamentari…tutti qui, decisamente pochi.
D’altronde non riesco a far ragionare nemmeno i miei figli su questo, schieratissimi coi Ferragnez, figuriamoci cosa mi posso aspettare.
La società dei followers , e tutti ipolitici che le devono lisciare il pelo per restare in sella, sta ormai con l’ideologia del desiderio: perciò, anche questa volta, fatto salvo il segreto dell’urna, l’esito – purtroppo – pare già scritto.
Mario Sberna, Brescia – Ufficio per la famiglia




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