ASCOLI PICENO – Oggi conosciamo meglio il Gruppo Scout Ascoli Piceno 1, situato nella parrocchia della chiesa dei Santi Pietro e Paolo, attraverso le parole del capogruppo, Mauro Meletti.
Come nasce il Gruppo Scout Ascoli Piceno 1?
Il gruppo Ascoli Piceno 1 nasce come gruppo Asci (Associazione scout cattolici italiani), quindi prima della nascita dell’Agesci, nel 1922; nasciamo con una prima unità, il reparto, che è stata iscritta ai ruoli dell’Asci in data 16 settembre 1922. Abbiamo 103 anni di attività. Successivamente il reparto è stato affiancato da una squadriglia libera appartenente all’Agi (Associazione guide italiane), quindi da una parte femminile. Ovviamente non sono stati 103 anni continuativi di attività perché il gruppo è stato sciolto come realtà associativa con l’avvento del fascismo, per poi riprendere le attività dopo la fine della guerra. Con AGESCI (Associazione guide e scout cattolici italiani) abbiamo festeggiato l’anno scorso i 50 anni.
Il nostro gruppo ha una particolarità: nasce e cresce come realtà cittadina, per cui non è nato e cresciuto in una singola parrocchia, ma, fin dalla sua fondazione, aveva l’idea di coprire il centro città di Ascoli. Avevamo ed abbiamo tuttora una sede storica all’interno di Casa Regina Apostolorum, vicino al Duomo, ed abbiamo sempre mantenuto la sede lì. Attualmente siamo incardinati su due parrocchie: San Giacomo della Marca e Santi Pietro e Paolo. Storicamente avevamo altre due parrocchie, che purtroppo oggi non riusciamo più a servire, ovvero Santa Maria Goretti e San Gregorio Magno, dove c’erano branchi e reparti, mentre il clan era unico e cittadino.
Attualmente abbiamo 6 unità, ovvero due branchi (i gruppi di bambini che vanno dagli 8 ai 12 anni), due reparti (unità per ragazzi dai 12 ai 16 anni) due clan-fuoco (unità per i giovani dai 16 ai 21 anni) ed una comunità capi (gli adulti che fanno volontariato), molto unita e presente, di 35 persone.
C’è stata, in questo gruppo, qualche personalità di spicco? Sia quelle più vicine a te sia quelle che, magari, ti sono state raccontate
Abbiamo una comunità capi di 35 capi con età molto differenti: da quelli di 20 fino a quelli di 60 anni. In base alla mia esperienza, ricordo Francesco Monti, Giancarlo Alboini ed Osvaldo Ceci, che sono stati capi per me molto significativi sia perché mi hanno lasciato molto sia perché hanno servito generazioni di ragazzi. Aggiungo a questo trio Tonino Dominici, che è stato un nostro capogruppo, ma che ora non fa più servizio. Il gruppo ha sicuramente tante persone che non ci sono più, ma sono state importantissime: Peppe Bachetti, Gigi Allegrini, capi che hanno fatto servizio e fatto crescere il nostro gruppo e comunità capi, infondendo uno spirito di servizio che in molti capi, che fanno servizio attualmente, è rimasto. Se tu mi dici la persona più significativa per l’Ascoli Piceno 1 posso risponderti che abbiamo avuto una tradizione di ottimi assistenti ecclesiastici, come don Mario Angelini, sacerdote che ha tenuto sempre in grandissima considerazione la formazione dei capi nella comunità capi e per il servizio al prossimo. Oggi, un clan del nostro gruppo è dedicato a lui. Io ho conosciuto don Mario quando ero molto giovane e ricordo benissimo la sua passione per lo scoutismo. Quello che io leggo in tutti i nomi che ti ho detto, quelli del passato e del presente, è un forte spirito di servizio ed un grande attaccamento alla comunità; hanno tutti speso buona parte della loro vita volontariamente per servire la comunità scout e il prossimo. È l’elemento comunitario ciò che ha contraddistinto il nostro gruppo. Non è semplice vivere in due parrocchie diverse come non è stato semplice, in passato, vivere in un territorio così vasto come la città di Ascoli; tuttavia, ci siamo riusciti perché c’erano sicuramente una legge, una promessa che ci univa ed un forte spirito di comunità e di servizio.
Come vive la parrocchia o, meglio, le parrocchie, il vostro gruppo?
Io ho iniziato il mio servizio scout qui nella parrocchia dei Santi Pietro e Paolo per poi trasferirmi a San Giacomo della Marca. Quando ero maestro dei novizi e poi capo clan, a SS. Pietro e Paolo c’era don Peppe Caponi, che ha lasciato un bellissimo ricordo sia a me personalmente che in questa parrocchia. Lui teneva moltissimo alla collegialità, a lavorare insieme tra gruppi, esperienze in comune tra Scout, Azione Cattolica e Movimento Diocesano. Inoltre, qui a SS. Pietro e Paolo, oltre alle associazioni sopracitate, c’è un importante comunità di neocatecumeni e don Peppe teneva particolarmente che tutti noi lavorassimo in comune per la comunità parrocchiale. Questo, secondo me, è un grande insegnamento ed è qualcosa di cui questa comunità ha beneficiato molto; l’obiettivo era che la realtà parrocchiale non fosse vissuta da ogni realtà associativa in maniera separata, ma che fosse vissuta come un unico corpo che vive, con le sue parti, attorno alla Chiesa. I suoi successori hanno mantenuto questa impostazione. Questo atteggiamento l’ho ritrovato anche a S. Giacomo della Marca, che è una realtà un po’ diversa da SS. Pietro e Paolo: le altre realtà associative sono un po’ più piccole, noi invece abbiamo numeri un po’ più consistenti; nonostante questo lavoriamo molto bene anche lì e don Carlo, il parroco di S. Giacomo della Marca, tiene molto alla vita comunitaria. Nella mia esperienza posso dirti, insomma, che le parrocchie funzionano bene, se ogni realtà associativa porta il proprio carisma al servizio della parrocchia. Se, invece, si vive una realtà associativa disgregata, le cose in parrocchia non funzionano.
Qual è il messaggio educativo che più tenete a mandare ai vostri ragazzi?
Lo scoutismo è un metodo educativo e la finalità educativa più importante è aiutare il ragazzo a crescere attraverso delle esperienze che possono essere significative. Tutto questo è finalizzato al saper fare delle scelte. Questo fine è possibile vederlo soprattutto nella branca dei rover e delle scolte (16-21 anni), dove proponiamo delle attività il cui scopo è quello di far maturare la capacità di scegliere, ed è qui che si concretizza il nostro fine educativo fondamentale: l’uomo e la donna della partenza, ovvero un buon cittadino, un buon cristiano ed una persona pronta a servire capace di distinguere da se ciò che è bene e ciò che non lo è. Questo è quello che proponiamo: offrire un’occasione di crescita ai ragazzi che ci sono stati affidati, proponendo loro un modello di persona, di cittadino, di cristiano adulto.







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