DIOCESI – Lectio delle Sorelle Clarisse del Monastero Santa Speranza di San Benedetto del Tronto.

Ricordiamo anche: L’invito delle Sorelle Clarisse: due incontri per prepararsi al Natale

Come avevamo lasciato Giovanni Battista la scorsa domenica? Nel deserto a lanciare parole pesanti come macigni: «Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino! […] Già la scure è posta alla radice degli alberi; perciò ogni albero che non dà buon frutto viene tagliato e gettato nel fuoco. […] …colui che viene dopo di me […] tiene in mano la pala e pulirà la sua aia e raccoglierà il suo frumento nel granaio, ma brucerà la paglia con un fuoco inestinguibile».

Oggi il Vangelo di Matteo ci presenta un Giovanni che non si capisce più! Un Giovanni che, sentendo parlare di tutto quello che Gesù dice e fa, rimane un po’ perplesso di fronte a quelle che sono le sue convinzioni, le certezze che ha sempre predicato. Forse non ha capito bene, forse è stata tutta una costruzione personale il suo annuncio di un messia vittorioso e giudice sui nemici, che avrebbe affermato con forza il Regno di Dio e il suo potere. Perché, a Giovanni, questo Gesù che è venuto sembra quasi un Messia al contrario, cioè fragile, povero, umile…

Infatti, domanda a Gesù: «Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?».

Guarda Giovanni, gli risponde Gesù, osserva, che cosa vedi? «I ciechi riacquistano la vista, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono purificati, i sordi odono, i morti risuscitano, ai poveri è annunciato il Vangelo».

Giovanni minacciava la vendetta di Dio, Gesù, invece, propone un perdono incondizionato, rimette le colpe, non minaccia né attua vendetta, dice che il fuoco lo vuole accendere, sì, ma a partire dall’amore, non certo dal terrore.

C’è una grande tentazione in cui rischiamo, ogni giorno, di cadere: la tentazione di separare.

Il Battista pensava ad un Messia che avrebbe finalmente fatto giustizia separando il bene dal male, i giusti dagli ingiusti, i buoni dai cattivi. Ma Gesù non separa nulla e nessuno; non mette da parte i peccatori, mangia con loro; non estirpa la zizzania dal campo di grano ma lascia che cresca con il grano; non emargina i lebbrosi, li purifica; non tratta con indifferenza i poveri, i malati ma si fa loro prossimo.

Il Signore che viene non è un Dio di giustizia ma di misericordia; non sta con i primi, ma con gli ultimi. È proprio come dice il salmo, il Signore degli oppressi, degli affamati, dei prigionieri, dell’orfano, della vedova.

Dio ci spiazza sempre, è sempre radicalmente diverso da come ce lo immaginiamo. Anche chi, come Giovanni, vive la radicalità della fede, rischia di costruirsi un Dio a propria immagine e somiglianza.

È la fatica del credere. Un conto è la fede dei libri, un conto è la fede della vita, a confronto con le domande e gli interrogativi della vita. E la fede che si confronta con la vita non può non essere una fede in ricerca: «Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?».

Le nostre domande, i nostri dubbi non debbono perciò essere motivo di scandalo per noi…non lo sono di certo per Dio. La conversione non è smettere di peccare ma smettere di scandalizzarsi di questo Dio: «Beato è colui che non trova in me motivo di scandalo!», dice Gesù nel Vangelo.

Beato, cioè, chi si lascia toccare il cuore, beato chi arriva a credere alle sorprese di Dio.

«Irrobustite le mani fiacche, rendete salde le ginocchia vacillanti. Dite agli smarriti di cuore: «Coraggio, non temete! Ecco il vostro Dio […].Egli viene a salvarvi». Allora si apriranno gli occhi dei ciechi e si schiuderanno gli orecchi dei sordi. Allora lo zoppo salterà come un cervo, griderà di gioia la lingua del muto».

Lo zoppo non solo tornerà a camminare ma saleràa; anche al muto non solo tornerà la voce, ma la voce sarà un grido, un grido di gioia incontenibile. Un Dio che dà la possibilità a tutti, davvero a tutti, di tornare a dare frutti di vita e di vita buona.

Questo, allora, ci chiede l’attesa del Natale: alzare lo sguardo e riconoscere i segni della presenza di Dio, fermarsi a riconoscerli.

«Siate costanti anche voi, – ci chiede il Signore -, rinfrancate i vostri cuori, perché la venuta del Signore è vicina».

 

 

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