(Foto ANSA/SIR)

“Le decisioni assunte dal Consiglio Affari interni sul nuovo Patto europeo su migrazione e asilo sollevano forti perplessità in termini di efficacia reale. Nonostante l’annuncio di procedure accelerate, return hub e trasferimenti verso Paesi terzi considerati ‘sicuri’, resta elevata la probabilità che molte di queste misure risultino inapplicabili, esponendo ulteriormente i migranti a situazioni di incertezza e vulnerabilità”. Lo ha detto Oliviero Forti, responsabile del Servizio accoglienza e integrazione migranti e rifugiati di Caritas Italiana, commentando le recenti decisioni del Consiglio Ue degli Affari interni. In particolare, i ministri dei Ventisette hanno approvato un pacchetto di misure che segna una svolta restrittiva nella gestione della migrazione. La linea scelta è quella del pugno duro: più espulsioni, centri di rimpatrio in Paesi terzi, possibilità di detenzione prolungata e maggiori poteri di perquisizione per le autorità. Le proteste delle organizzazioni umanitarie non si sono fatte attendere, così come il voto contrario di Ungheria, Slovacchia e Polonia; tuttavia, la maggioranza qualificata è stata sufficiente per far avanzare quattro testi legislativi che ora dovranno essere negoziati con il Parlamento europeo. “La giurisprudenza consolidata della Cedu e delle Corti costituzionali degli Stati membri impone, infatti, limiti stringenti su detenzione prolungata, valutazioni individuali dei rischi e trasferimenti verso Paesi terzi – ha spiegato Forti -. È quindi prevedibile che una parte significativa del nuovo impianto normativo venga sospesa o disapplicata dai giudici nazionali ed europei, come dimostrato dalla vicenda Albania, generando un contenzioso massiccio e vanificando gli obiettivi evocati dal Patto”. “L’efficacia del Patto – ha concluso – potrà essere giudicata solo alla prova dei fatti, al netto dei toni trionfalistici che lo stanno accompagnando”.

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