Di Maria Ilaria De Bonis

Il nord-est della Nigeria è pesantemente sotto attacco e l’escalation di violenze contro i civili non si placa. Rapimenti di massa ravvicinati nel tempo a scopo estorsivo; uccisioni e vandalizzazione dei luoghi di culto, e cattura di giovani donne per “destabilizzare, fare cassa e creare nuovi rapporti di forza”. Nel mirino: studenti e studentesse, sacerdoti della Chiesa cattolica ed evangelica, fedeli di ogni credo, anche islamici. Numericamente i cristiani evangelici sono i più colpiti. “La parte centrale del Paese sta diventando insicura”, spiega don Oliver sacerdote nigeriano che preferisce non rivelare del tutto la sua identità per motivi di sicurezza. L’ultimo fatto di cronaca risale al 24 novembre scorso nel Kwara State, al centro nord, dove sono state rapite 11 persone della comunità Isapa, tra cui una donna incinta e un bambino. Pochi giorni prima uomini armati avevano attaccato una chiesa ad Eruku: la Christ Apostolic Church. Nel Kebbi 25 scolari sono stati prima catturati e poi rilasciati. Don Oliver vive in Italia ed è in pena per il “martirio del popolo in Nigeria” che lui attribuisce all’azione dei pastori Fulani islamisti. “In realtà ci sono due Paesi in uno solo”, ci spiega. Il Sud cristiano è un’isola quasi felice, il nord a maggioranza musulmano è un carnaio. “L’ondata di violenza al Nord e sempre più anche nel centro, è frutto a mio avviso delle politiche di islamizzazione del Paese dovute al precedente presidente, Muhammadu Buhari, rimasto al potere per otto anni, fino al 2023”, argomenta don Oliver. I rapimenti di massa sono la cosa più spaventosa: i 265 studenti rapiti il 21 novembre scorso nella diocesi di Kontagora, nel Niger State, non sono ancora tornati a casa. “I nostri cuori sono pesanti al pensiero di tutte le persone ancora in cattività, non le dimentichiamo!”, scrive padre Penhoat missionario della Società Missioni Africane, invitando a pregare per i ragazzi della scuola cattolica privata St. Mary’s. “Sarei molto attento a non chiamarla guerra – spiega ancora don Oliver – perché non è una guerra tra due fronti. È una aggressione unilaterale e i cristiani sono in gran parte le vittime inermi”. Il sacerdote racconta: “ci uccidono di notte mentre dormiamo, ci rapiscono mentre preghiamo”. E le colpe sono anche dei governanti che non agiscono. “Durante il suo mandato Buhari ha cercato in ogni modo di islamizzare la Nigeria – ricorda il sacerdote – anzitutto creando un sistema di insediamenti permanenti per i pastori Fulani, tradizionalmente nomadi. Il sistema è chiamato Ruga per indicare il pascolo diffuso su tutto il territorio”. Secondo il sacerdote la Ruga avrebbe favorito la “penetrazione dei Fulani anche negli Stati dove prima non erano presenti, con l’obiettivo esplicito di attaccare più facilmente le comunità cristiane”. L’attuale presidente Bola Tinubu, da una parte non reagisce come dovrebbe, ma dall’altra ordina armi e aerei da guerra. Anche dalla nostra Leonardo, che venderà elicotteri e velivoli alla Difesa nigeriana. La Sace garantirà un prestito per 450 milioni di euro a favore del Ministero della Difesa nigeriano per sei unità M346. Ma il Paese deve anzitutto “pacificare gli animi e capire le ragioni profonde di tanto odio”. Sokoto, Borno, Kaduna, Kano, Yobe e Kebbi sono gli Stati più colpiti ma il centro si sta radicalizzando. Due gli attacchi recenti, uno dei quali nello Stato di Kogi, al centro-sud. Nella morsa dei terroristi una Chiesa evangelica di nuova creazione, la Cherubim and Seraphim Church: uomini armati meno di una settimana fa hanno fatto irruzione nei locali della parrocchia e hanno rapito il pastore, sua moglie e diversi fedeli. Alla violenza di Boko Haram e suoi affiliati nel nord-est, si sovrappone quella del recente gruppo Lakurawa al nord e dei pastori Fulani. Si va dalle gang criminali armate che attaccano i musulmani stessi, ai gruppi islamisti del nord est con infiltrazioni jihadiste provenienti dal Sahel; a dispute violente per il possesso della terra e movimenti separatisti nel sud-est. La gente se può scappa, altrimenti si affida a Dio. In un raid armato a nord dello Stato di Sokoto sono state rapite una sposa e tutte le sue damigelle. “Costanti conflitti etnici, politici e religiosi per la terra e per modificare il sistema di alleanze” alterano la vita dei nigeriani. Queste le parole del vescovo Wilfred Chikpa Anagbe della diocesi di Makurdi, nello Stato di Benue, nel sud-est. Il dibattito è comunque molto polarizzato: l’ipotesi di vero e proprio “genocidio dei cristiani” è troppo estrema; a questa si contrappone l’ipotesi che la Nigeria sia ostaggio di predatori e gang armate interessate alle risorse minerarie e al potere, a prescindere dall’identità religiosa delle vittime. Obiora Francis Ike, professore di etica alla Godfrey Okoye University la chiama “industria dei rapimenti”. L’ipotesi di islamizzazione del Paese non sempre regge anche perché sono in aumento le vittime di religione islamica. Come spiega Marc-Antoine De Montclos, la “narrazione del genocidio dei cristiani è manipolata” e lo stesso report 2024 dell’Observatory of Religious Freedom in Africa ORFA svela numeri agghiaccianti sui musulmani. “A fronte di 16mila 769 cristiani uccisi negli ultimi quattro anni, su un totale di 30.900 civili ammazzati, ci sono 6mila 235 musulmani e 7mila 722 vittime non identificate”. E tuttavia, numeri a parte, questo bagno di sangue è un indicatore di disumanità che grida giustizia.

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