Di Alessandro Palumbi

ASCOLI PICENO – In data 5 dicembre presso la Bottega del Terzo Settore, in Corso Trento e Trieste, si è tenuto un incontro relativo alla disabilità nel mondo del lavoro. Relatrici di questo evento sono state Maria Calvaresi, della CGIL, che ha avuto il compito di introdurre l’incontro, Ede Talanga, dell’UIL, e Francesca Cartagine, della CGIL, le dottoresse Elena Bianchini e Maura Sommaruga, quest’ultima da remoto, e Maria Teresa Ferretti, della CISL. Presente tra il pubblico il vicesindaco di Ascoli Piceno, Massimiliano Brugni.

Parola al vicesindaco: “Abbattiamo le barriere culturali affinché il nostro territorio sia più inclusivo”, “le famiglie con persone avanti disabilità hanno bisogno soprattutto di concretezza”

L’incontro è aperto dall’intervento del vicesindaco di Ascoli Piceno, Massimiliano Brugni, che porge un ringraziamento a tutti i sindacati che sono sempre attenti a tutte le dinamiche e tematiche sociali e soprattutto perché sono sempre pronti a collaborare ed attivare incontri. Quello che il comune, sottolinea Brugni, si pone come obiettivo è quello di abbattere le barriere culturali che ancora, ad oggi, sono più che presenti in tutta quanta la nostra nazione, al fine di rendere il nostro territorio inclusivo. Vengono poi elencate alcune novità su cui sta lavorando il Comune: sono stati presi 9 appartamenti, posseduti già in precedenza, che sono stati uniti, da qui è nata una nuova struttura dove, da oggi, potranno viverci 10 persone con disabilità. Questo stabile sarà ulteriormente allargato con un altro appartamento che verrà aperto nello stesso piano con il dipartimento salute mentale, dove tre persone con fragilità psichiatriche vivranno tranquillamente la loro vita. Si tratta di un segno importante: la nostra città non si ferma assolutamente ad incontri e convegni, soprattutto perché le famiglie con persone aventi disabilità hanno bisogno, oltre che di parole, di gesti concreti, concretezza che, tramite questi progetti, riusciamo a portare avanti.

Maria Calvaresi: “con la legge 62/24 pretendiamo un cambiamento totale nei confronti delle persone con disabilità”

Prende la parola Maria Calaresi, Segretario generale delle Filctem Cgil di Ascoli Piceno, e si propone di contestualizzare l’incontro di oggi partendo da un articolo della Legge: legge 62 del 2024 che cambia la disabilità in riferimento lavorativo. L’obiettivo è quello di orientarsi nel quadro normativo di riferimento in modo tale da dare risposte in ambito di oppressione sociale e lavorativa delle persone con disabilità che si rivolgono ai sindacati. La legge 62 definisce la disabilità come un’iterazione tra limitazioni individuali e barriere ambientali, introducendo la valutazione di base, il progetto vita individuale e l’accomodamento ragionevole. Tale decreto ha la pretesa di

determinare il cambiamento totale nei confronti delle persone con disabilità.

Ede Talanga: “Riforma della disabilità, presto avremo riscontri anche ad Ascoli”

La seconda relatrice a parlare è Ede Talanga, Segretaria Responsabile Uil pensionati di San Benedetto; il suo intervento è mirato all’argomento riforma della disabilità che, negli ultimi tempi, e che, inoltre, sta prendendo piede in molte province. L’evoluzione di questo sistema di tutela per le persone con disabilità e di non autosufficienza rappresenta uno strumento di riflessione sulle politiche di inclusione sociale, sanità ed assistenza. Nella promessa di Ascoli Piceno nel quadriennio 2021-2024, il numero di prestazioni liquidate per invalidità civile presenta un andamento crescente ed è un numero destinato ad aumentare a causa della transizione demografica in atto e del progressivo invecchiamento della popolazione. Nell’ambito della riforma il riconoscimento della disabilità avviene con un quadro di valutazione più ampio, poiché tiene conto non solo degli aspetti medico-legali, ma anche delle dimensioni sociali e psicologiche della persona. l’innovazione introdotta dal nuovo processo di accertamento affida direttamente all’INPS il ruolo di titolare unico della valutazione di base per tutte le tipologie di disabilità: invalidità civile, sordità, cecità leggere, 104 e legge 68. Si tratta di un ruolo strategico per l’istituto chiamato ad agire come attore del welfare ed a garantire un sistema più equo, uniforme ed accessibile.

La situazione generale appare positiva, ma i dati raccolti durante la fase di sperimentazione in alcune provincie pilota mettono in evidenza alcune criticità: un calo medio consolidato delle richieste nei primi nove mesi pari al 19%, sono emerse forti differenze territoriali le cui cause sono riconducibili a criticità organizzative, a scarsa integrazione con la rete territoriale e disomogeneità nelle risorse professionali disponibili.

Roberta Cartagine: “ Non più invalido civile, ma disabilità”, “il termine disabilità dev’essere la nostra quotidianità”

La parola passa a Roberta Cartagine, direttore della CGIL, il cui intervento è maggiormente tecnico di come la disabilità è vista nella realtà quotidiana. Cambia la terminologia: non si parla più di invalido civile, ma di disabilità ed è importante imparare ad usare questo termine, la parola disabilità dev’essere la quotidianità. Altra novità è la semplificazione sull’ottenimento della 104 prima si andava dal medico per richiederla ed il collocamento era mirato; ora, invece, i medici autorizzati emenderanno un certificato che riguarda la disabilità a 306 gradi. In un’unica domanda sarà possibile presentare l’invalidità, la 104, il collocamento mirato e quelli che sono gli sgravi fiscali e lavorativi. Cosa che non deve rimanere nascosta è che il certificato non completa la procedura, questo perché dietro l’invalidità ci sono le pensioni di invalidità e gli accompagni, soprattutto, per le persone anziane. Dunque, è importante far capire a tutti la necessità della seconda parte perché, altrimenti, la domanda rimarrebbe im attesa. La valutazione verrà poi fatta in base all’INPS che prenderà in mano la situazione e non è detto che non si appoggi all’ASUR perché con i medici di base non è pensabile di arrivare a sopperire a tutte le richieste. Questa nuova forma entrerà in vigore dopo il 1° marzo, chi farà domanda prima dovrà farla secondo il vecchio ordinamento.

Elena Bianchini e Maura Sommaruga: “il disability manager deve favorire l’inclusione”, “non deve portare profitto all’azienda, ma benessere alla persona”.

Dopo Roberta Cartagine intervengono le dottoresse Bianchini e Sommaruga per parlare di una “recente” figura lavorativa, il disability manager. Il compito di questa figura è quello di costruire un progetto singolare, personalizzato e totalmente indipendente. Nella vita di una persona le aree che vanno ad essere coinvolta sono diverse: relazioni, vivere quotidiano e lavoro; per questo il lavoro del disability manager è quello di attuare una serie di interventi che dovranno essere di accompagnamento alla vita delle persone. Entrando nello specifico, il disability manager è una figura professionale che si occupa di gestire, coordinare e favorire l’inclusione delle persone con disabilità all’interno di organizzazioni pubbliche e private. La norma dice che già, in realtà, il disability manager dovrebbe essere in dotazione alla pubblica amministrazione, in particolare nelle aziende con dipendenti superiori al numero di 200. Il disability manager va a valutare quelle che possono essere le caratteristiche della persona: i bisogni, ma anche potenzialità e competenze; si vanno a valutare anche quelle che sono le specificità al fine di capire dove poter far funzionare al massimo una persona. Il disability manager è una figura che nelle Marche è fresca di delibera: il profilo istituzionale è stato approvato il 14 luglio 2025.

Dopo il primo intervento della dottoressa Elena Bianchini, è il turno di Maura Sommaruga, disability manager della provincia di Lecco; in Lombardia, infatti, il ruolo è stato istituzionalizzato da 7 anni. Oltre ad essere disability manager, la Sommaruga è anche consulente e presidente di una cooperativa sociale di tipo B. l’intervento della Sommaruga riguarda soprattutto la sua esperienza professionale, inizia ribadendo che la pubblica amministrazione è obbligata ad avere un disability manager, per cui alcuni uffici, non avendo le competenze adatte, preferiscono rivolgersi ad alcuni professionisti. Per diventare disability manager occorrono un master, un esame abilitativo per entrare nell’albo, anche se un conto è la sola qualifica, un altro è quello di esercitare la professione. Importante, per il disability manager, è lavorare a contatto con altri professionisti come educatori, psicologi e terapisti occupazionali al fine di cercare di collocare la persona in azienda nella posizione più adatta. Il disability manager non deve portare profitto all’azienda o, per lo meno, non solo quello, ma deve soprattutto portare benessere personale a chi viene messo a lavorare.

Maria Teresa Ferretti: “siano promosse cultura e sensibilità per promuovere l’inserimento lavorativo”.

A chiudere l’incontro c’è l’intervento di Maria Teresa Ferretti che verte su un aspetto del disability manager, il disability management. il problema affrontato è quello dell’inserimento lavorativo, l’obiettivo è quello di cominciare ad aumentare la cultura, la sensibilità, partendo da delle realtà in cui, queste due qualità, devono essere presenti. Il modo di agire è quello opposto: non facendo leva sull’inserimento lavorativo, ma sul creare bisogno alle aziende, cosa che può avvenire solo se c’è un lavoro di sinergia, di rete. Per questo è importante focalizzare l’attenzione sul management, il disability management; quando si parla di benessere della persona si deve pensare che ogni persona ha le sue caratteristiche ed un suo inserimento lavorativo. D’altra parte, non è possibile pensare ad una frammentazione di tutto quello che viene proposto, non possiamo pensare come se tutto fosse frammentato, ma si deve cercare di mettere insieme dei luoghi di ricomposizione che possono essere luoghi in cui i bisogni vengono portati ad una sintesi. Ecco, così, che il disability management diventa quel luogo dove possono convivere diversi soggetti.

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