(Foto archivio)

Di Amerigo Vecchiarelli

Sulla collina di Harissa, a 650 metri di altitudine, si erge la bianca statua della Vergine Maria, con le braccia aperte verso il mare e la città di Jounieh, distesa sulla costa sottostante. Il santuario di Nostra Signora del Libano, principale centro mariano del Paese, ha da poco superato i cento anni e continua ad attirare ogni anno una moltitudine di pellegrini provenienti da tutto il mondo.

La collina fu scelta nel 1904, in occasione del cinquantesimo anniversario del dogma dell’Immacolata Concezione. La grande statua, realizzata a Parigi in bronzo e successivamente ricoperta di bianco, giunse in Libano nel 1906 e fu collocata su un piedistallo a spirale che ancora oggi domina la valle. Il santuario venne inaugurato nel 1908 e, da allora, ogni primo maggio apre il mese mariano con la festa dedicata a Nostra Signora del Libano.

Il luogo ha assunto nel tempo un significato profondo per i cristiani libanesi e per le comunità della diaspora, che conservano copie della statua in molte parti del mondo. Nelle vicinanze sorgono luoghi simbolici per la vita ecclesiale del Paese: la sede patriarcale maronita di Bkerké, la nunziatura apostolica, il convento dei Missionari di San Paolo, quello dei francescani, e le sedi dei patriarcati siro-cattolico e armeno-cattolico.

Il santuario è frequentato anche da fedeli musulmani, che nutrono una speciale venerazione per Maria, rendendo Harissa un punto di incontro spirituale per cristiani, musulmani e drusi. Non a caso, il Libano è spesso definito “il Paese di Maria”: il culto mariano è diffuso su tutto il territorio e la maggior parte delle chiese custodisce almeno un altare dedicato alla Madre di Dio. I maroniti, comunità cristiana più numerosa, mantengono una devozione profonda e radicata.

In un Paese dalle radici cristiane antiche ma segnato da conflitti e incertezze, Harissa rappresenta un forte valore simbolico. Sebbene il Libano resti la società più pluralista del Medio Oriente, il senso di vulnerabilità tra i cristiani – stimati oggi attorno al 35-40% della popolazione – è in aumento. In questo contesto, Nostra Signora del Libano diventa per molti un segno di conforto, continuità e speranza.

Nel 1997, durante la sua storica visita, Giovanni Paolo II celebrò la Messa proprio ad Harissa, definendo il Libano “un messaggio di tolleranza e apertura” per il mondo. Quelle parole restano ancora oggi un riferimento prezioso per una terra che, nonostante tutto, continua a cercare nella fede una via per il futuro.

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